La condanna del sangue
- Autore: Maurizio de Giovanni
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2008
Napoli, 1931, quartieri poveri, bassi, miseria, squallore: in questo ambiente degradato si muove il commissario Ricciardi insieme al suo aiutante, Raffaele Maione.
Il commissario si trova ad indagare sulla morte violenta di una vecchia, Carmela Calise, usuraia e cartomante, capace con le sue arti illusorie di tenere legate a sé decine di persone, provenienti dai più diversi ambienti sociali: il pizzaiolo Tonino, il professore di liceo, la dama dell’alta società e il suo sussiegoso marito, grande penalista dal doppio cognome, un attore di teatro che fa i suoi primi passi in una compagnia teatrale che sta raccogliendo buoni successi (un capocomico arrogante e geniale, suo fratello Peppino, la sorella brutta e bravissima attrice)... I De Filippo, Mussolini e il suo regime compaiono nel sottofondo del racconto a dare spessore alla narrazione che scorre via con un gran senso della costruzione della trama.
Il giallo che de Giovanni va dipanando somiglia per certi versi al capolavoro di Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, sia per l’epoca presa in esame, sempre presente nel sottotesto, sia per l’ironia feroce nei confronti dei vizi dell’epoca, sia per la quotidianità minuta raccontata con grande efficacia. Tutti i personaggi (la portinaia Nunzia, la sfregiata Filomena, il poliziotto Raffaele, i ragazzini Gaetano e Rituccia, la ragazza disabile che vede i morti, la signorina di casa che ricama alla finestra, Enrica, la cameriera Teresa che non vuole tornare alla miseria del paese e serve in una ricchissima casa di Santa Lucia) sono descritti con efficacia e precisione, dando risalto ad una storia che nella sua eccezionalità ci disegna una città corrotta, violenta e malata, tutta celata dietro una finta allegria.
Ma la parte più interessante di questo giallo così originale è la figura di Ricciardi, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, verdi come il vetro, incapace di amare, condannato a vedere il fantasma dei morti su cui indaga, a sentirne le ultime parole, a decifrarne le ultime disperate richieste di aiuto.
Maurizio De Giovanni ha pubblicato numerosi romanzi e il suo commissario è un personaggio seriale che non mi sembra abbia ottenuto per ora la notorietà che merita; lo consiglio a chi ama la detective story, ma soprattutto a chi cerca nei romanzi polizieschi un’analisi accurata della società, osservata attraverso una lente che ne mette in risalto gli aspetti più riposti e meno scontati.
La scrittura è rapida ma non manca di una ricerca puntuale dello stile con parecchie concessioni ad un linguaggio colloquiale, quasi dialettale nei dialoghi (”Ah, commissà, questa storia è sfiziosa assai!”), alternato a brani in cui prevale una forma che si sforza di divenire lirica nella descrizione di climi e atmosfere:
“A metà mattina, man mano che il vento da sud rinforzava, arrivò un profumo indistinto, anzi più che un profumo un retrogusto, un sentore. Conteneva fiori di mandorlo e pesco, l’erba nuova, la spuma del mare su scogli lontani”.
Una scoperta davvero piacevole, grazie alle ristampe di Fandango, a prezzo competitivo.
La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi
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