La direttrice d’orchestra di Maria Peters

La scrittrice, produttrice, regista e sceneggiatrice olandese Maria Peters con La direttrice d’orchestra (Longanesi 2021, titolo originale De Dirigent, traduzione di Antonio De Sortis) ripercorre la storia di Antonia Brico (Rotterdam, 26 giugno 1902 – Denver, 3 agosto 1989), pianista statunitense, prima donna a essere riconosciuta a livello internazionale come direttrice d’orchestra.

“Accompagnare il pubblico al proprio posto è il mio lavoro serale. Di giorno faccio la dattilografa in un grande ufficio. Può sembrare assurdo che faccia due lavori, ma ci sono abituata”.

New York, America. 1926. Antonia Brico, ventitré anni, come da ordine della madre, lavorava praticamente tutto il giorno. Lo stesso dicasi per il padre, il quale faceva due turni di seguito. “Quei soldi le servono” ripeteva la madre. Antonia, originaria dei Paesi Bassi, non era ancora naturalizzata, ma in cuor suo stava già vivendo il suo Sogno Americano. Per la ragazza già era un sogno trovarsi nella sala da concerto, dove lavorava come maschera, ad ascoltare la Terza di Beethoven. L’eroica. La giovane donna aveva i brividi soltanto ad ascoltare il suono degli strumenti che si accordavano. Miss Brico non aveva il tempo di andare a casa durante la pausa. Il suo pranzo lo consumava in un ristorantino di Chinatown.
Il momento più bello della giornata era quando Antonia, nel bagno degli uomini, con la bacchetta in mano simulava di dirigere l’orchestra. Alla ragazza, grazie a una falla nell’acustica dell’edificio, la bacchetta danzava su e giù scandendo un quarto mentre la musica investiva ogni fibra del suo corpo.

“È incredibile quanto mi rende felice, è come vivere all’ennesima potenza, un’esplosione di gioia così intensa da non poterne fare a meno”.

Antonia aveva deciso di iscriversi al conservatorio e, per superare l’esame di ammissione, tre volte a settimana prendeva lezioni di musica dal signor Goldsmith. La perseveranza, i sacrifici e il talento avrebbero condotto Antonia a raggiungere traguardi insperati.

Alla fine del volume la scrittrice, alla quale va il merito di aver portato alla luce la storia di Antonia Brico, svela:

“Uno speciale ringraziamento va a Judy Collins, che con il documentario ‘Antonia: A portrait of the woman’ ha rivelato l’anima di Antonia Brico. Fu questo documentario a ispirarmi a fare un film su di lei e a scrivere questo romanzo”.

Una narrazione intensa che vede come protagonista una donna straordinaria, che è riuscita a infrangere il soffitto di cristallo imponendo la sua bravura in un mondo a lei spesso ostile.

“Prima di iniziare un concerto mi isolo dal resto del mondo. Mi rinchiudo come in un guscio. Raduno i pensieri fino a entrare in uno stato di massima concentrazione”.