La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia
- Autore: Massimo Recalcati
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia (Feltrinelli, 2022) di Massimo Recalcati ha il potere di toccare le corde profonde della nostra sensibilità.
Attraverso queste pagine riconosciamo come il nostro animo reagisca con la nostalgia e la melanconia alla perdita inesorabile di chi abbiamo amato.
Pur avendo la sensazione che l’autore ci parli di cose a noi note non possiamo fare a meno di scoprirne i risvolti che ce le fanno apparire improvvisamente nuove.
Il lutto, la nostalgia e la melanconia ci vengono raccontati da Recalcati come emozioni che rivivono nel nostro ricordo con il loro portato di tristezza e rimpianto.
Sartre diceva che la vita di un uomo è un viaggio con un biglietto di sola andata e la morte rappresenta il punto di arrivo, ma la morte fisica non è la sola esperienza che noi possiamo fare della morte.
Se ci guardiamo indietro la nostra vita è un cimitero di morti, di perdite, di ferite, di separazioni, scomparse, abbandoni, ed ecco che l’esperienza del lutto diventa come un cielo cupo che si distende sopra ogni cosa.
Anche la fine di un amore, quando risulta davvero irreversibile, assomiglia alla morte:
L’attesa non è più del Due, ma di uno solo, la fine di un amore coincide con la morte dell’attesa, con la fine di ogni attesa possibile.
La fine di ogni amore coincide con l’esperienza traumatica di non essere più attesi.
Nella morte, la separazione assume le forme reali di una sparizione, di una scomparsa. Sono solo gli altri, coloro che restano, che possono interrogarsi sul mistero della morte. Il lutto è la condizione dolorosa che colpisce chi resta, ma non riguarda solo le morti fisiche di persone alle quali eravamo legati, ma accompagna necessariamente ogni separazione.
Addii, abbandoni, tradimenti a volte si rivelano specie di morti che ci impongono il lutto che è una conseguenza diretta del trauma della perdita.
Quando il lutto non viene elaborato e si cronicizza ecco che parliamo di “melanconia del lutto”, si viene cioè a creare la condizione paradossale di chi non c’è più ma che è costantemente presente nella vita intera del soggetto inchiodandolo ad un passato idealizzato.
Lo sappiamo per esperienza con l’idealizzazione dei genitori morti così come li abbiamo conosciuti nell’infanzia.
Non è possibile dissolvere senza resti la presenza in noi dell’oggetto perduto. Ogni qualvolta facciamo esperienza di una perdita qualcosa si scrive in noi in modo indelebile, residua, non smette di esistere.
Ogni volta che c’è separazione, che ogni taglio traumatico ci stacca dall’oggetto che amiamo, c’è una parte di noi che muore e una parte dell’oggetto perduto che resta con noi, non si lascia dimenticare.
Non esiste compimento del lavoro del lutto, poiché la nostalgia è l’essere visitati da chi è scomparso, dai ricordi e dalle immagini che ci vincolano a ciò che abbiamo irreversibilmente perduto.
L’autore individua in Ulisse la figura fondamentale della nostalgia in questo caso l’oggetto perduto è la sua famiglia. Il suo ritorno a Itaca dopo aver ristabilito l’ordine e la legge è solo apparente perché l’eroe riprende il viaggio subito dopo che sembra escludere ogni meta possibile verso una terra inesistente, un altro impossibile ritorno.
In questo caso il termine nostalgia secondo Lacan è da intendersi come:
La doppia anima del desiderio umano: da una parte il rimpianto per la cosa perduta, per il corpo della madre, per l’oggetto da sempre perduto, dall’altra il desiderio come apertura inaudita, tensione verso il nuovo, l’altrove, il non ancora visto, conosciuto, vissuto.
Ma la nostalgia ha anche il volto della gratitudine. Pensiamo alla luce delle stelle che ammiriamo nel cielo stellato senza pensare che esse siano generate da oggetti morti.
È il passato che non è più tra noi ma anziché diventare oggetto di rimpianto regressivo, risplende nella sua assenza raggiungendoci come una visitazione inattesa.
Nella terza e ultima parte del saggio Recalcati rievoca chi nella sua vita gli ha lasciato una nostalgia che diviene una forma particolare di eredità: il vecchio prof di filosofia che rivive nei suoi gesti, nelle sue parole, nel suo modo di insegnare; la voce del cantautore Claudio Lolli che ascoltava ripetutamente per lenire altre ferite, altre morti; la sua insegnante Giulia Terzaghi che aveva saputo trasmettergli piena fiducia in sé stesso.
Il ricordo dei quali non può che suscitare in lui un profondo senso di gratitudine.
Non ci rimane che guardare al nostro passato con la stessa meraviglia con cui guardiamo la luce delle stelle morte sopra di noi se vogliamo ricordare chi ci ha lasciato e che abbiamo amato non con tristezza e rimpianto, ma con riconoscenza.
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