La piazza del Diamante
- Autore: Mercè Rodoreda
- Categoria: Narrativa Straniera
Natalia è una ragazza ingenua, sprovveduta, sfortunata: sua madre è morta, il padre si è risposato, lei si contenta di lavorare in una passticceria. Accetta la corte appassionata di Quimet, un ragazzo focoso e prepotente, figlio unico di una madre leziosa e lontana. I due si sposano per unire forse due solitudini, e mettono al mondo due bambini, Antoni e la piccola Rita. In realtà la vita di Natalia è un inferno. Quimet guadagna poco, è arrogante e dispotico, spesso sofferente a causa di una salute minata, deciso a perseguire i suoi assurdi e fantasiosi progetti: costruisce sulla terrazza della modesta abitazione, un colombaio, pensando di farne una lucrosa attività. In realtà i colombi sono un ricettacolo di sporcizia e di degrado che Natalia, soprannominata Colombetta, deve affrontare tornando ogni giorno dal lavoro di domestica che svolge presso una famiglia stravagante ed altezzosa. Scoppia la guerra civile, Quimet ed i suoi amici si arruolano nell’esercito dei ribelli miliziani, Colombetta ha difficoltà a sfamare i figli. La guerra viene raccontata con gli occhi ingenui della donna che non ne capisce le motivazioni nè lo svolgimento: per lei è solo la perdita del posto di lavoro, la fame, la disperazione allorchè le riportano l’orologio di Quimet. E’ l’unica cosa che resta di lui. Nella seconda parte del libro, Colombetta prenderà coscienza di sè e della propria situazione senza uscita e sarà in grado di fare una scelta che le consentirà una vita dignitosa e decorosa per lei e i suoi figli.
Il romanzo è straordinariamente evocativo di una atmosfera tetra, priva di speranza, confusa, nella quale i personaggi si trovano a subire scelte di cui non avvertono il senso. La voce dell’io narrante è la voce di un popolo coinvolto in una guerra civile spaventosa, lontana dagli echi eroici che si leggono nei personaggi di Hemingway, nelle poesie di Garcia Lorca. Qui si combatte per arrivare al domani, in una Barcellona desolata, infestata dal puzzo delle decine di piccioni che hanno trovato rifugio nella colombaia casalinga di Natalia. Uno stile descrittivo, quello della Rodoreda, che ci riporta ai grandi narratori primonovecenteschi, a partire dalla Woolf e a certe pagine della nostra Elsa Morante, soprattutto per la forte carica simbolica che il romanzo si porta dietro. Il successo che sta riscuotendo il libro è veramente motivato e si spiega anche grazie alle parole che gli ha dedicato Gabriel Garcìa Màrquez: "Il romanzo più bello che sia mai stato pubblicato in Spagna dopo la guerra civile".
La piazza del Diamante
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