La spada dell’impero
- Autore: Simon Scarrow
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
Quinto Licinio Catone, prefetto della II coorte della Guardia pretoriana, promettente giovane ufficiale. Lucio Cornelio Macrone, centurione della II coorte della Guardia pretoriana, duro veterano. È così che sono presentati, nell’elenco dei personaggi in testa al romanzo storico “La spada dell’impero” (edizioni Newton Compton, ottobre 2018, 384 pagine, 12.90 euro il libro, 4.99 l’eBook), sedicesimo della Eagle Series del grande Simon Scarrow.
Nella narrativa d’azione in costume del nigeriano bianco (per i natali africani, Lagos, 1962), non si contano quindi i titoli della saga di Catone e Macrone. Basterà ricordare il precedente, “L’armata invincibile” (Newton Compton, marzo 2018) e indicare il successivo, già uscito in Inghilterra, “The blood of the empire”.
54 dopo Cristo, l’imperatore Claudio è morto, Roma trema. Non è per responsabilità diretta del defunto, meno dispotico dei due immediati predecessori, ma è certo conseguenza della sua dipendenza psicologica e sessuale dalla moglie, la molto più giovane nipote Agrippina. Moglie, certo, coniugata regolarmente su dispensa del Senato, in quanto figlia di Germanico, fratello del futuro sposo. Quando c’è in ballo il potere a Roma, i senatori non stanno a guardare il capello ed hanno tollerato un incesto imbarazzante.
La vedova ha portato quasi sul trono il figlio sedicenne di primo letto, Lucio Domizio Enobarbo, più noto come Nerone. Lo ha fatto adottare da Claudio, aiutandolo poi a scavalcare nei favori paterni il figlio legittimo di Messalina, Britannico, quattro anni più giovane. Defunto l’imperatore, Agrippina ha messo il cappello sul trono, annunciando la successione ufficiale di Nerone, ma tutti aspettano la contromossa della fazione che sostiene Britannico. In città si mormora che alla morte di Claudio non siano estranei i veleni che la moglie maneggia con maestria.
Un incontro chiarificatore viene organizzato dal liberto Pallante, influente consigliere di Nerone, in casa del senatore Sempronio, proprio il suocero del nostro Catone. Il giovanissimo imperatore vi sfida l’ancora più giovane fratellastro in un duello canoro-musicale, che non fatica a vincere, se non altro per la piaggeria dei presenti. Il successo lo induce ad umiliare e oltraggiare a sangue Britannico.
Tanto si svolge mentre il prefetto della II coorte sta raggiungendo quella casa per rivedere il piccolo figlio Lucio. È in compagnia ovviamente di Macrone, sono sbarcati ad Ostia con l’avanguardia dei pretoriani di ritorno dalla campagna di Spagna. Sulla strada per Roma, una loro buona conoscenza, il sottufficiale Gannico, li mette al corrente della tensione che serpeggia nell’Urbe, dove i pretoriani sono dalla parte di Nerone. Il suggerimento prezioso ai nuovi arrivati è di non prendere alcuna posizione. Va spiegato che il prefetto pretoriano non è in rapporti cordiali con la famiglia della moglie Giulia, a causa dell’adulterio della defunta sposa. Catone soffre ancora per il tradimento subìto, mentre i suoceri sostengono che la figlia non aveva avuto scelta, spinta da ragioni di Stato, per così dire. Ma la ricca casa di Sempronio è la sistemazione migliore per il piccolo Lucio. Ha due anni, in testa tanti graziosi riccioli neri e in bocca una bella fila di dentini bianchi. Abbraccia con affetto il papà e lo zio “Mac Mac”. Il senatore chiede al genero quali siano le sue intenzioni e questi lo rassicura, sostenendo che nella confusione politica che si è generata non ha la minima intenzione di rischiare. Si ritireranno in caserma e resteranno a guardare.
Non ha fatto però i conti con le trame dell’astuto e avido Pallante. Il primo liberto lo vuole al servizio di Nerone e gli concede cinque giorni per dichiarare fedeltà, altrimenti saranno tempi duri tanto per lui che per il figlio Lucio. Sappiamo bene che le minacce sono l’ultima cosa che può condizionare il combattivo Catone, ma il momento è indubbiamente difficile. La seconda moglie di Vespasiano, stimato condottiero, fa in modo di incontrare in tutto segreto il giovane prefetto, per attrarlo dalla parte di Britannico.
Né l’una né l’altra fazione fanno per Catone. Di fatto, però, anche restare neutrali può rivelarsi un errore. Arriva un incarico, c’è un senatore ribelle a Nerone da accompagnare con le buone o le cattive a palazzo. È un raggiro e il bravo ufficiale pretoriano si ritrova accusato subdolamente di un grave delitto. Costretto a nascondersi, può contare solo sull’amico Macrone per continuare a sfuggire alla cattura e soprattutto per mettere al sicuro Lucio e la nutrice.
In una confusa circostanza, un misterioso emissario di Domizia, la moglie di Vespasiano, riesce a salvare Catone e consentirgli ancora la fuga. Questo Attico far incontrare il giovane con una vecchia conoscenza: Narciso. Il nemico giurato di Pallante aveva solo simulato il suicidio ed ora trama contro Nerone.
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