La battaglia dei due regni. Revolution Saga
- Autore: Simon Scarrow
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Chi non conosce Napoleone Bonaparte, il “piccolo caporale”, l’imperatore, lo stratega invincibile, il trionfatore di tante battaglie? Solo gli storici, però, hanno ben chiaro il percorso che da oscuro ufficiale di artiglieria nella Francia della Rivoluzione lo ha condotto a diventare uno degli uomini più determinanti di tutti i tempi, nel bene (l’ascesa sua e della Francia) e nel male: le carneficine prodotte da quasi venti anni di guerre, per terra e per mare. La novità per i lettori è che al condottiero corso lo scrittore Simon Scarrow abbia dedicato una quadrilogia, la Revolution Saga, i cui diritti in Italia sono come sempre appannaggio della casa editrice romana Newton Compton, che da luglio ha avviato a cadenza mensile la pubblicazione dei quattro titoli, a partire da “La battaglia dei due regni” (pp. 576, copertina rigida euro 9,90, ebook euro 2,99). Meritano una citazione i traduttori, Rosa Prencipe e Roberto Lanzi: onore al merito di chi svolge un lavoro riservato ma fondamentale per offrire al pubblico italiano un ciclo di romanzi di pregio, come quelli dello scrittore britannico, nato in Nigeria e diventato famoso per le sue saghe ambientate nel mondo della Roma antica.
Saremmo ingiusti con Simon Scarrow se non ci affrettassimo a informare i suoi tanti fan che questo poker di romanzi storici non è incentrato sul solo imperatore dei francesi, che condivide i blocchi alterni di capitoli di questa serie avvincente col suo avversario irriducibile, Arthur Wesley, che sarà il duca di Wellington.
Il futuro vincitore della battaglia di Waterloo entra in scena per primo nel romanzo. È il neonato gracile, partorito in un’agiata dimora della provincia irlandese. Il padre non esita a sottoporlo cocciutamente ad un viaggio disagevole fino a Dublino, per affidarlo al più bravo medico di tutta l’Irlanda. I piccoli nella sua condizione muoiono subito, dice il dottore. Altri resistono poche settimane prima di cedere. Solo qualcuno sopravvive. È il caso di Arthur, terzo figlio del conte di Mornington.
Nello stesso 1769, in Corsica, Letizia Ramolino dà alla luce un infante robusto e vitale, Napoleone, secondogenito della forte donna corsa e di uno dei patrioti che si battono per l’indipendenza della Corsica dalla Francia, Carlo Buona Parte.
Arriva il tempo della scuola, quella diocesana per Arthur, a Trim, le aule dell’abate Recco ad Ajaccio per il ragazzino corso,
“che non si fa comandare da nessuno e chi cerca di domarlo spesso ne prende tante quante gliene dà”.
Uno cresce consapevole dei tumulti di popolo che impensieriscono la corona inglese, l’altro morde il freno per le differenze sociali che favoriscono gli arroganti figli degli aristocratici. A Napoleon - così francesizzato nel collegio militare di Brienne - gli insegnanti ricordano che il potere sarà sempre dei nobili e gente di lignaggio inferiore non potrà mai ambire a un ruolo di prestigio. Peccato per chi non ha mezzi ma è intelligente, come lui, che in storia eccelle e in matematica è quasi un genio.
Del resto, è solo per merito che grazie ad una prebenda regia può accedere alla scuola militare di Parigi. La supera strappando il 42° posto ed è assegnato a un reggimento di artiglieria, dove si sottopone senza disagio all’addestramento che obbliga gli aspiranti ufficiali alla formazione del soldato di truppa. La sua condotta è eccellente e gli garantisce nel 1786 la partecipazione ad un corso internazionale nella Regia Accademia di equitazione e scherma di Angers. È riservato ai rampolli di tutta la nobiltà europea, futuri ufficiali di eserciti che di lì a poco si sconteranno sui campi di battaglia. Nella Loira converge anche lo scontroso Arthur, dopo gli studi a Eton. La sua passione è la musica, ma la famiglia pretende che sostituisca al suono del violino quello di trombe militari e tamburi.
È così che si incontrano un tenentino corso e un irlandese, a suo agio nel francese in cui il coetaneo di madrelingua incespica, col suo marcato accento isolano.
“La battaglia dei due regni” segue i due negli anni successivi. L’individualista Wellesley (secondo la più corretta grafia familiare) stenta a fare carriera in un’Inghilterra pacifica dopo la guerra d’indipendenza nordamericana. La Francia invece è scossa dai tumulti scatenati dall’ingiustizia sociale e dalla miseria. L’esercito li reprime, ma Napoleone è sensibile agli ideali di uguaglianza e fraternità.
Magistralmente Simon Scarrow disegna il crescendo fino alla Rivoluzione del 1789. Wesley la segue a distanza, con apprensione per i valori dell’Ancient Régime minacciati dal popolo. Buona Parte vi è coinvolto in pieno, nella guarnigione di Auxonne. È anche implicato in una sommossa antifrancese ad Ajaccio ma un politico corso, Saliceti, riesce a liberarlo dalle accuse e lo fa reintegrare nell’esercito repubblicano. Ha intuito le qualità di quell’ufficialetto. Lo impiega in ingarbugliate missioni tra Corsica e Sardegna, poi lo impegna in quello che sa fare meglio: guidare le truppe alla vittoria. È merito di Napoleone la presa di Tolone, dopo il lungo assedio della città che si era consegnata alla Marina britannica.
Gli inglesi sono tra i nemici che assediano la Rivoluzione e Wesley combatte contro i francesi: il colonnello è uno dei pochi ufficiali ad uscire con onore dalla disastrosa campagna nelle Fiandre.
Portentoso Simon Scarrow: quei due ora ci sono vicini come non mai, protagonisti di una fiction narrativa sontuosa, elegante e storicamente attendibile. L’appuntamento è al secondo volume, “Il generale”, in libreria dal 27 luglio.
La battaglia dei due regni. Revolution saga (Vol. 1)
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