Le merendanze
- Autore: Clara Sereni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2004
“Ho avuto una madre che scriveva, una nonna che scriveva, ed è abbastanza curioso vedere come scriviamo un po’ tutte e tre nello stesso modo, a distanza di molti anni.”
Ho sempre amato i libri di Clara Sereni, figlia di Emilio e di Marina Sereni (de I giorni della nostra vita). E’ una scrittrice con una forte personalità, di straordinario livello letterario ed intellettuale. Ha ricoperto incarichi politici nella città nella quale vive, Perugia, e senza mai trascurare il suo amore per la letteratura, continua a sostenere il suo impegno civile nel sociale. Le storie che narra nei suoi libri, spesso familiari, parlano al cuore e rimangono impresse nel nostro animo.
E’ lo stesso per il libro Le merendanze, un titolo molto originale, sintesi di due parole legate alle cerimonie del cibo, merenda e pranzo. Pubblicato dieci anni fa, sembra esser stato scritto ieri: in mancanza di una cultura multiculturale, l’autrice descrive quanto la nostra contemporaneità del vivere abbia abbandonato ogni valore di generosità e di altruismo verso la sofferenza di uomini, donne e bambini che quotidianamente sono in difficoltà. La disoccupazione, la povertà e le guerre, che creano emarginazione e migrazione non hanno ancora reso, la nostra, una civiltà accogliente il cui senso etico dovrebbe guidarci verso l’integrazione e la cultura del diverso.
Il libro narra la storia di un incontro tra donne con destini e solitudini diverse. Giulia, Laura e Lucilla, donne emancipate e affermate, sono amiche da tempo e in un momento particolare della loro vita hanno modo, insieme e con un’esperienza condivisa, di rivalutare la loro vita. Un racconto del loro privato, della quotidianità come gli impegni nel fare la spesa, lavorare o accudire la casa e che, nell’apparente semplicità delle azioni, evidenziano invece i loro malesseri. Giulia, metodica ed ordinata, vive da sola dopo la separazione, nell’attesa di un giorno al mese in cui il suo unico figlio, che vive in un’altra città, torni per trascorrere il tempo con lei. Laura, invece, è impegnata con i figli adolescenti, con suo marito e con sua mamma Valeria. L’arrivo della madre, venuta ad abitare con lei dopo il lieve ictus, le pesa, e ha reso definitivamente impossibile il loro rapporto.
“.. guardando marito e figli Laura pensa che tutto è proprio come lo ha voluto, come lo ha pensato sempre: le chiacchiere e gli scherzi che si intrecciano, la fame vorace dei figli adolescenti, lo sguardo luminoso di Andrea che ancora oggi, dopo tutti questi anni, la emoziona.“
Lucilla, avvocato, è l’amica impegnata esclusivamente nel suo lavoro, una donna indipendente in maniera eccessiva, concede pochi spazi alla sua vita privata; in tribunale si occupa della causa legale di Francesca, divenuta nel frattempo sua amica, che da manager in una azienda si trova ora senza lavoro e con enormi difficoltà nel vivere la sua storia sentimentale con Caterina. Lucilla coltiva una vera passione nell’acquisto di vestiti, ne possiede tantissimi e nel suo piccolo appartamento ormai non c’è più spazio per gli armadi.
“… come quando era giovane e sognava la rivoluzione, Lucilla si sente in colpa con i suoi troppi vestiti. E’ che quando acquista abiti si sente frivola, e femminile: e in tribunale, il fruscio della seta l’aiuta a essere dura quanto serve, inquisitoria quando deve, severa sempre.“
Siamo in prossimità delle feste natalizie, in città fa molto freddo e alla messa domenicale viene proposto ai fedeli di accogliere un affamato alla propria tavola per il pranzo di Natale. Giulia si offre e insieme a Lucilla e Laura, ben liete di partecipare, si accordano affinché non possa mancare nulla per quel giorno. Giulia è sollevata e ben felice nel sapere che ospiterà, nella propria casa, tre donne slave che alloggiano presso la Casa dell’accoglienza: la sua idea di immigrati erano gli arabi sulle scalette del Duomo, i traffici di droga, insomma maschi pericolosi. L’incontro con le donne straniere, vestite con i loro abiti smessi, che poco conoscono la lingua e con enormi difficoltà di integrazione, le liberano non solo dalle loro paure ma anche dalle loro solitudini. Ognuna delle nostre protagoniste ha in sé la delusione della propria vita, ma l’incontro con queste donne e madri bisognose, con le loro storie di violenza e umiliazioni, le condurrà ad un desiderio di solidarietà che le porterà a inventarsi una nuova vita e a vivere più intensamente i loro rapporti personali.
“Ciascuna torna alla propria solitudine. Con un pezzetto di futuro in più.“
Clara Sereni è nata a Roma, vive da molti anni a Perugia, dove ha ricoperto incarichi amministrativi e politici. Opinionista de ’L’Unità’, è presidente della Fondazione La città del sole che si occupa di progetti a favore di persone con handicap. È’ autrice di numerosi libri di narrativa, tra i quali: Casalinghitudine, Il gioco dei regni, Passami il sale e l’ultimo Una storia chiusa.
Le merendanze
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