È difficile selezionare delle semplici frasi dai romanzi di Annie Ernaux. Separate dal contesto spesso le sue parole appaiono svuotate del loro vero significato, conservano una certa forza espressiva ma perdono l’incisività che le caratterizza.
La famosa écriture plate dell’autrice premio Nobel 2022 è una scrittura dura, asciutta, oggettiva che abolisce la sintassi aulica e ogni accenno di lirismo.
La penna della scrittrice francese non indulge mai in sentimentalismi, non si perde in inutili aggettivi, eppure riesce a trasmettere nel lettore una scarica di empatia senza eguali. Ernaux scrivendo ferma l’istante: in lei la scrittura agisce come il flash di un fotografo, riesce a immortalare il reale nella sua riproducibilità, il linguaggio ricerca la più stretta aderenza al vero.
La diretta conseguenza dello stile della scrittrice francese è che il lettore, completamente coinvolto dalla sua prosa ammaliante, finirà molto probabilmente per sottolineare tutto il libro.
Cercando di fare una selezione - ahimè, piuttosto drastica - vi proponiamo le frasi più belle tratte dai romanzi di Annie Ernaux.
Gli anni
- Tutte le immagini spariranno. la donna accovacciata che, in pieno giorno, urinava dietro la baracca di un bar al margine delle rovine di Yvetot, dopo la guerra, si risistemava le mutande con la gonna ancora sollevata e se ne tornava nel caffè
il volto pieno di lacrime di Alida Valli mentre ballava con George Wilson nel film L’inverno ti farà tornare (…) le immagini reali o immaginarie, quelle che persistono anche nel sonno, le immagini di un momento bagnate da una luce che è soltanto loro.
- Non si sente una di loro, ma più forte e più sola. A frequentarle troppo, ad accompagnarle ai party, ha l’impressione di svilirsi. (...) Non si sente da nessuna parte se non nel sapere e nella letteratura.
- Il moltiplicarsi delle nostre tracce aboliva la sensazione dello scorrere del tempo.
- Il libro da scriversi allora rappresentava una forma di lotta. Quell’ambizione non l’ha mai abbandonata, ma adesso vorrebbe più che mai poter cogliere la luce che bagna volti ormai invisibili, tavole imbandite da vivande scomparse, quella luce che già c’era nelle narrazioni domenicali dell’infanzia e che non ha smesso di depositarsi sulle cose appena vissute, una luce anteriore. Salvare.
- La forma del suo libro dunque può emergere soltanto da un’immersione nelle immagini della sua memoria per esporre in dettaglio i segnali specifici di un’epoca.(...)
Di ciò che il mondo ha impresso in lei e nei suoi contemporanei se ne servirà per costruire un tempo comune, quello che è trascorso da un’epoca lontana sino a oggi – per restituire, ritrovando la memoria della memoria collettiva in una memoria individuale, la dimensione vissuta della Storia.
Recensione del libro
Gli anni
di Annie Ernaux
Il posto
- Scrivo lentamente. Sforzandomi di far emergere la trama significativa di una vita da un insieme di fatti e di scelte, ho l’impressione di perdere, strada facendo, lo specifico profilo della figura di mio padre.
- Tutto sta nel senso e nel significato delle parole: il loro suono, che evoca mondi, contesti, provenienze, e il loro uso sociale, che implica un ragionamento al secondo grado, un cambio di prospettiva e di priorità, una scaltrezza intellettuale che demarca il confine tra classi sociali meno agiate e salda borghesia. Manca l’ironia tra le conversazioni in famiglia, l’ironia che è la marca di un saper conversare, di una coscienza di linguaggio che la “povera gente” non ha, ma che invece trionfa al piano di sopra, tra la borghesia cui la ragazza aspira.
- Sarebbe facile scrivere cose del genere. L’eterno ritorno delle stagioni, le gioie semplici, il silenzio dei campi. Mio padre lavorava la terra altrui, non ha visto la bellezza, lo splendore della Madre Terra e altri miti gli sono sfuggiti.
Recensione del libro
Il posto
di Annie Ernaux
Una donna
- Era la donna che ha contato di più per me. Mia madre era l’olio di Dio.
Lei era la legge.
- Mia madre ha mostrato presto uno spiccato gusto per la religione. Il catechismo è l’unica materia abbia mai imparato con passione, conosceva a memoria tutte le risposte. (In seguito, ancora, quel modo affannato, gioioso, di rispondere alle preghiere in chiesa, come per dimostrare che le conosceva bene).
- Ora mi sembra di scrivere su mia madre per, a mia volta, rimetterla al mondo.
Recensione del libro
Una donna
di Annie Ernaux
L’altra figlia
- È una foto color seppia, ovale, incollata sul cartone ingiallito di un libretto, mostra un neonato di tre quarti seduto in equilibrio su cuscini decorati, sovrapposti. Ha indosso un camicino ricamato, chiuso da una sola asola a cordoncino, ampio, con un fiocco fissato poco dietro la spalla, come un grosso fiore o le ali di una farfalla gigante.
- La vastità della mia vita, ottenuta in eterno a discapito della tua, mi sommerge. Alle mie spalle è tutto innumerevole, le cose viste, sentite, imparate e dimenticate, le donne e gli uomini frequentati, le strade, le sere e le mattine. Mi sento sopraffatta dalla profusione delle immagini.
Recensione del libro
L’altra figlia
di Annie Ernaux
Memoria di ragazza
- Esplorare il baratro tra la sconcertante realtà di ciò che accade nel momento in cui accade e la strana irrealtà che, anni dopo, ammanta ciò che è accaduto.
- Non posso fermarmi finché non avrò raggiunto un certo punto del passato che, in questo momento, è il futuro della mia narrazione. Finché non sarò arrivata alla fine dei due anni successivi alla colonia. Qui, davanti al mio foglio, quegli anni non appartengono al mio passato, ma, profondamente, se non realmente, al mio futuro.
- Più resto a fissare la ragazza della foto, più mi sembra che sia lei a guardarmi. Ѐ davvero me quella ragazza? Sono davvero lei? (...) La ragazza della foto non è me, ma non è una finzione. Non esiste nessun’altra persona al mondo di cui abbia una conoscenza tanto estesa, inesauribile.
- La ragazza della foto è un’estranea che mi ha lasciato la sua memoria in eredità.
- Il tempo davanti a me si accorcia. Ci dovrà essere un ultimo libro, come c’è un ultimo amante, un’ultima primavera, ma nessun segnale per saperlo prima.
L’idea che potrei morire senza aver scritto di colei che presto ho iniziato a chiamare «la ragazza del ‘58» mi ossessiona. Un giorno non ci sarà più nessuno per ricordarsene.
- È una vergogna diversa rispetto a quella di essere figlia di droghieri. È la vergogna dell’orgoglio di essere stata un oggetto del desiderio. Di aver considerato la sua vita alla colonia come una conquista della libertà. (...)
Vergogna delle risate e del disprezzo degli altri. È una vergogna di ragazza.
- A che scopo scrivere d’altronde se non per disseppellire cose, magari anche una soltanto, irriducibile a ogni sorta di spiegazione –psicologica, sociologica, o quant’altro- una cosa che sia il risultato del racconto stesso e non di un’idea precostituita o di una dimostrazione, una cosa che provenga dal dispiegamento delle increspature della narrazione, che possa aiutare a comprendere –a sopportare- ciò che accade e ciò che facciamo.
Recensione del libro
Memoria di ragazza
di Annie Ernaux
La vergogna
- Scrivo questa scena per la prima volta. Finora mi era sembrato impossibile farlo, persino nel mio diario. Quasi che un’azione proibita dovesse comportare una punizione.
- Forse il racconto, qualunque racconto rende più normale qualsiasi evento, incluso il più drammatico.
- Mi sembra che tutto quel che è seguito durante l’estate fosse la conferma della nostra indegnità: «soltanto noi eravamo così».
- Barriera di protezione nel mondo esterno, la buona educazione era inutile fra marito e moglie, tra genitori e figli, percepita anzi come una forma di ipocrisia e meschinità. Battibecchi, recriminazioni e sfuriate costituivano invece la normalità.
- Osservo così intensamente quelle foto da perderne ogni coscienza, come se, a forza di fissarle, volessi riuscire a entrare nella testa di quella ragazza che si era ritrovata lì, un giorno, sull’inginocchiatoio nello studio del fotografo, a Biarritz, con suo padre138.
Recensione del libro
La vergogna
di Annie Ernaux
L’evento
- Ho cancellato l’unico senso di colpa che abbia mai provato a proposito di questo evento, che mi sia successo e non ne abbia mai fatto nulla. Come un dono ricevuto e sprecato.
- E come al solito, era impossibile determinare se l’aborto era proibito perché era un male, o se era un male perché era proibito. Si giudicava in base alla legge, non si giudicava la Legge.
- Si perseguitano gli scafisti, si deplora la loro esistenza come trent’anni fa quella delle mammane. Non si mettono in discussione né le leggi né l’ordine mondiale che ne determinano l’esistenza. E ci dovranno pur essere, tra i traghettatori clandestini di oggi, come fra le ostetriche clandestine di ieri, alcuni che sono più affidabili di altri.
- Migliaia di ragazze sono salite lungo la scala, hanno bussato alla porta dietro la quale c’era una donna di cui non sapevano nulla a cui stavano per consegnare il proprio sesso e il proprio ventre.
- Se non andassi fino in fondo a riferire questa esperienza contribuirei ad oscurare la realtà delle donne schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo.
Recensione del libro
L’evento
di Annie Ernaux
Passione semplice
- Ho soltanto trasformato in parole - che certo non leggerà mai, che non gli sono destinate - quel che il suo semplice esistere mi ha arrecato. Una sorta di dono a mia volta elargito.
- M’è parso che la scrittura dovesse tendere a questo, l’impressione che provoca la scena dell’atto sessuale, l’angoscia e lo stupore, una sospensione del giudizio morale.
- Quando ero bambina, lusso significava per me pellicce, abiti lunghi, e ville sulla riva del mare. Più tardi, ho creduto che fosse condurre una vita da intellettuale. Ora mi sembra che sia anche poter vivere una passione per un uomo o per una donna.
La donna gelata
- Donne fragili e vaporose, fate dalle mani dolci, aliti leggiadri della casa che in silenzio fanno nascere l’ordine e la bellezza, donne senza voce, sottomesse: nel paesaggio della mia infanzia non riesco a vederne molte di donne così
- La mia storia di donna è una scala scesa con riluttanza.
- Sono finiti senza che me ne accorgessi, i miei anni di apprendistato. Dopo arriva l’abitudine. Una somma di intimi rumori d’interno, macinacaffè, pentole, una professoressa sobria, la moglie di un quadro che per uscire si veste Cacharel o Rodier. Una donna gelata.
Recensione del libro
La donna gelata
di Annie Ernaux
Guarda le luci amore mio
- Che cosa cerco con ostinazione nella realtà? Il senso? O forse annotare i gesti, gli atteggiamenti, le parole delle persone che incontro mi dà l’illusione di essere vicina a loro. Io non parlo con loro, le guardo e le ascolto soltanto.
- Una libera rassegna di osservazioni, di sensazioni, per tentare di cogliere qualcosa della vita che vi si volge.
- Qual è il modo in cui siamo presenti gli uni agli altri? Qui, in certi momenti, ho l’impressione di essere una superficie liscia sulla quale si riflettono le persone, i cartelli sospesi sopra le teste.
- Perché vedere per scrivere è vedere altrimenti. È distinguere oggetti, individui, meccanismi e conferire loro valore d’esistenza.
Recensione del libro
Guarda le luci, amore mio
di Annie Ernaux
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le più belle frasi di Annie Ernaux
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