Guarda le luci, amore mio
- Autore: Annie Ernaux
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2022
Ci sono azioni che compiamo quasi quotidianamente, azioni banali, quasi scontate, che scandiscono il ritmo del nostro vivere e rappresentano la trama stessa delle nostre esistenze. Andare a fare la spesa, per esempio, un atto necessario di mera sussistenza: ma siamo certi che sia solo questo?
In Guarda le luci, amore mio (L’Orma editore, 2022, trad. Lorenzo Flabbi) la scrittrice francese Annie Ernaux ci rivela quella narrazione sotterranea nascosta tra le pieghe del quotidiano, che spesso non riusciamo a vedere.
Nel 2013, su invito di Éditions du Seuil, Ernaux inizia a compilare un libro da inserire nel progetto «Raccontare la vita» promosso dall’editore francese. Il risultato sarà Regarde les lumières mon amour (Seuil, 2014), un vibrante diario in cui la scrittrice annota, per quasi un anno, dall’ottobre 2012 al novembre 2013, le osservazioni da lei compiute nel corso delle sue visite quotidiane presso il supermercato Auchan di Cergy-Pointoise.
Ernaux osserva e, soprattutto, indaga l’universo della grande distribuzione dando al mondo dell’ipermercato nuova dignità letteraria.
Un diario in bilico tra pubblico e privato
Ancora una volta Annie Ernaux compone un diario in bilico tra pubblico e privato, seguendo l’innovazione stilistica dell’autobiografia impersonale da lei coniata tramite la scrittura del suo capolavoro, Gli anni (L’Orma editore, 2008). Si può ritrovare in Guarda le luci, amore mio lo stesso approccio analitico alla base di altre opere di Ernaux, come Diario dalla periferia (1993), nel quale l’autrice tentava la prima prova di oggettivazione della sua scrittura.
Moderna reporter, Ernaux segue l’imperativo primario della sua vocazione letteraria: annotare tutto, gesti, pensieri, situazioni. Nei quotidiani tragitti sui treni regionali veloci parigini (RER, Réseau Express Régional, Ndr) ritratti in Journal du dehors, l’autrice ricercava se stessa attraverso lo sguardo degli altri pendolari, un’operazione che in un certo senso replica nelle sue incursioni tra le corsie dei supermercati.
Che cosa cerco con ostinazione nella realtà? Il senso?
O forse annotare i gesti, gli atteggiamenti, le parole delle persone che incontro mi dà l’illusione di essere vicina a loro. Io non parlo con loro, le guardo e le ascolto soltanto.
Così scriveva Ernaux in Diario dalla periferia per descrivere il meccanismo che in lei produce, da sempre, la scrittura.
Se nel libro precedente l’autrice registrava gli avvenimenti e le persone da lei incontrate durante i viaggi in treno in brevi aneddoti condensati in poche righe, in Guarda le luci, amore mio mette in pratica lo stesso procedimento concentrandosi tuttavia su uno dei più grandi teatri del nostro vivere collettivo: il supermercato, un luogo a lungo ignorato dalla grande letteratura che ha sempre prediletto soggetti (e scenari) più elevati.
Annie Ernaux si propone quindi di comporre non un saggio sul consumismo, né un reportage sulle abitudini di acquisto, ma un diario, ovvero la forma di scrittura narrativa che meglio corrisponde al suo “temperamento”, come afferma lei stessa in un passo del libro:
Una libera rassegna di osservazioni, di sensazioni, per tentare di cogliere qualcosa della vita che vi si volge.
In poche centinaia di pagine svela al lettore, attraverso l’osservazione di un luogo, i cambiamenti, i riti, i bisogni e le nevrosi dell’umanità contemporanea.
Di cosa può parlare un supermercato? Di milioni di cose, ci insegna Ernaux: di razzismo, di multiculturalità, di povertà, di economia, di religione e persino d’amore.
Annotazione dopo annotazione si viene quindi a creare un mosaico di pensieri, gesti, sensazioni che diventa ritratto del nostro vivere sociale.
In un supermercato tutti sono attori inconsapevoli - clienti, commessi, avventori casuali - che calcano un grande palcoscenico contemporaneo, riflesso più specchiante della società globalizzata.
Guarda le luci, amore mio: un libro poetico e politico
Il diario di Ernaux raccoglie lembi di conversazioni, dialoghi, riflessioni sul valore del consumismo nella società attuale, ma anche semplici istantanee di vita vissuta da immortalare prima che il tempo le divori.
Lo sguardo dell’autrice, con la consueta sensibilità che lo contraddistingue, coglie il gesto d’amore di una nonna che compra un regalo di troppo per la nipotina e la vizia, perché in fondo vuole solo essere amata da lei. Riflette sulla solitudine del pensionato che cerca ansiosamente qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Poi c’è il cassiere di colore, che è il più veloce di tutti e un po’ se ne vanta, ma sempre col sorriso. E ancora, la giovane mamma che spinge il passeggino e dice alla figlioletta, indicando le luci natalizie che adornano il reparto:
“Guarda le luci, amore mio”.
Tra le corsie l’occhio analitico di Ernaux non cessa di esplorare le tematiche scottanti che rappresentano la sotto trama dei suoi libri: la disparità di genere, ad esempio, che emerge da una rapida osservazione dei giocattoli per “bambini” e per “bambine” i quali riflettono impietosamente i cliché della nostra società sessista.
Annie Ernaux descrive il quotidiano più ordinario trasformandolo in un dipinto dalle mille sfumature.
Indaga la moderna società dei consumi dove ci si sente addirittura “colpevoli di non aver comprato nulla”. Perché nel mondo dell’ipermercato e dell’economia liberale, acquistare più cose possibili è uno stile di vita, addirittura “comprare” diventa un modo di amare l’altro, di prendersene cura. Abbiamo trasformato in merce persino il nostro affetto, ma non ce ne rendiamo conto.
Viviamo nell’eterno presente del desiderio e dell’acquisto immediato. La legge del consumo si è appropriata del nostro essere senza che ce ne accorgessimo, è diventata parte integrante della cultura occidentale.
L’altra faccia del capitalismo
A queste riflessioni si oppone la povertà (rivelata di tanto in tanto dalle “collette alimentari” condotte alle casse) guardata con disagio dai più ricchi che tuttavia fanno l’elemosina acquistando le merci meno care, come per ripulirsi la coscienza e poi andarsene sapendo d’aver compiuto una buona azione.
Tra i vari paragrafi del libro emerge, come un monito, lo sfruttamento delle persone nelle fabbriche del Terzo mondo per avere merci a basso prezzo. Lavoratori-schiavi che spesso muoiono in eventi tragici: Ernaux riporta la cronaca di quanto accaduto in due fabbriche del Bangladesh devastate da incendi. L’altra faccia, oscura, nascosta, del capitalismo. Sono le realtà invisibili che governano il nostro mondo luccicante di merci e abbondanza, realtà spesso ignorate su cui l’autrice posa lo sguardo per mostrare anche l’altro lato del consumo. Si mescolano così sentimenti di rabbia e impotenza e, infine, quella visione alienante della folla dove si è uno nessuno e centomila.
Qual è il modo in cui siamo presenti gli uni agli altri? Qui, in certi momenti, ho l’impressione di essere una superficie liscia sulla quale si riflettono le persone, i cartelli sospesi sopra le teste.
La scrittura di Ernaux mette in luce anche questa socialità apparente del vivere contemporaneo in cui spesso non c’è alcuna forma di comunicazione, ma permane comunque la convinzione di far parte dello stesso consorzio umano. Nella fila alle casse “l’altro” è spesso fonte di fastidio, perché troppo lento o troppo sbadato, e diventa quindi un impiccio, un ostacolo alla funzionalità perfetta promossa dal tempio del consumismo.
Nel mondo odierno l’umanità viene superata dall’efficienza, quasi robotica, dalla logica dello scambio che non conosce alcun genere di contrattempo e richiede sempre una ricompensa.
Il tempo e il marketing secondo Annie Ernaux
La scrittrice si sofferma in modo particolare sulla tecnologia e il suo ingresso prepotente e talora distruttivo nelle vite umane.
Prefigura uno scenario futuristico, forse non troppo lontano, in cui le casse automatiche sostituiranno le cassiere in carne ed ossa. L’avvento dei supermercati online che segneranno probabilmente la fine di questi templi moderni, luoghi di incontro quasi sacrali del vivere collettivo.
Le frasi finali riflettono una malinconia dolce nella rievocazione di un passato ormai inafferrabile, quando il latte si andava a prendere con il bricco in metallo. La nostalgia per un tempo che “non sarà più”. Ecco che torna, proprio come nel maestoso finale de Gli anni, la vita di un singolo individuo smarrita nel flusso di una generazione.
Nella conclusione viene ribadito l’intento auto-socio-biografico proprio di Ernaux, la scrittura che si fa memoria e che come un flash fotografico trasforma il vissuto in ricordo, divenendo quindi custode suprema di un tempo inafferrabile e sempre in corsa.
L’autrice sovrappone la lente letteraria, quindi analitica, al proprio sguardo di donna.
Perché vedere per scrivere è vedere altrimenti. È distinguere oggetti, individui, meccanismi e conferire loro valore d’esistenza.
Guarda le luci, amore mio coglie efficacemente le contraddizioni e le ritualità di quel tempio del consumo che ormai è diventata la nostra società e ne riflette i cambiamenti impercettibili e continui.
Annie Ernaux, vagando attraverso le corsie di un supermercato, si pone in dialogo con il mondo contemporaneo e invita anche noi lettori a interrogare la realtà in cui viviamo con lo sguardo acuto e audace di osservatori in perenne transito.
Guarda le luci, amore mio
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