Lo stivale zoppo. Una storia irriverente d’Italia dal fascismo a oggi
- Autore: Roberto Gervaso
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2013
Un pizzico di fantasia, una buona dose di sfrontata schiettezza condita da sana ironia, uno stile brioso, scintillante, colto: il racconto nazionale degli ultimi cent’anni, signori cari, è servito. La storia d’Italia, più o meno a grandi linee, dovrebbe essere nota a tutti (asino chi la non la conosce!) perché ci appartiene, è la nostra storia di popolo italiano. Fascismo, Resistenza, guerra, ricostruzione, governi De Gasperi, primo centro-sinistra, Sessantotto, terrorismo, caso Moro, Mani Pulite, Berlusconi, Monti, Grillo. Ognuno – politici, storici e giornalisti – ce la rinfresca a modo suo, secondo le proprie sensibilità e opinioni. Anche “Lo stivale zoppo”, dell’inimitabile e raffinato dandy Roberto Gervaso, è tutto sommato una narrazione di parte, però accattivante nella sua esposizione, onesta e scevra di banalità.
La fantasia, intanto, sta nel fatto che Benito Mussolini non viene appeso in quel di Piazzale Loreto nel 1945, ma riesce a sgamarla, insieme con Claretta, in Svizzera. A testa in giù ci finiscono invece due poveri disgraziati, loro sosia.
Benito e Claretta cambiano identità – un po’ come Diabolik ed Eva Kant –, nei signori Porfirio e Adalgisa Oriani, residenti a Lugano. Benito-Porfirio riprende il vecchio mestiere di giornalista (impara l’arte e mettila da parte), diventando l’inviato di punta del Corriere Proletario (guarda la vita, talvolta, che scherzetto ti rifila).
E così, Porfirio Oriani, ex duce rigenerato a nuova vita, è testimone diretto di tutta una serie di avvenimenti, esaltanti e vergognosi, che scriveranno la storia del Belpaese e non solo.
Roberto Gervaso ha prosa forbita e fluente, vis ironica irresistibile, tanto che le ben oltre trecento pagine prodotte si divorano in men che non si dica.
Da vecchio liberale di scuola einaudiana, non mancano le stilettate e i sarcasmi nei confronti della sinistra comunista. Tuttavia, non ci sono sconti né per la vecchia Balena Bianca né per la destra berlusconiana: il Cavaliere, infatti, non è poi che venga tratteggiato come grande statista. E, a dirla tutta, l’autore non fa sconti neppure a sé stesso quando ci ricorda di essere stato un iscritto alla P2 di Licio Gelli.
Alla fine, Benito-Porfirio si congeda da questa valle di lacrime alla bellezza di centrotrent’anni (anche l’amata Claretta supera le cento primavere), appena in tempo per assistere alla tenzone elettorale fra Berlusconi, Bersani, Grillo, fino all’insediamento del governo Letta.
Tra romanzo e storiografia, Roberto Gervaso racconta con stile originale e corrosivo, elegante al pari del suo look, brillante e a tutto tondo.
Provare a leggerlo, per credere.
Lo stivale zoppo. Una storia d'Italia irriverente dal fascismo a oggi
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