Lucia nel bosco con quelle cose lì di Peter Handke

Lucia è una bambina che non vorrebbe chiamarsi così, che nel libro ha un’età che non è la sua, che vorrebbe avere i capelli e gli occhi di un colore diverso e forse è proprio così. Vive in un sobborgo di una grande metropoli, al limite del bosco e ha una madre poliziotta che vede come esempio di stabilità e sicurezza e un padre che fa il giardiniere, ma soprattutto se ne va per i boschi a raccogliere “quelle cose lì”: possono essere funghi, animaletti disgustosi o altro, dipende, ma ogni volta sembra mettere in imbarazzo Lucia.
Il rapporto contrastante con il padre porterà la ragazzina nel bosco a vivere un’esperienza lisergica, tra sogno e incubo, in cui dovrà affrontare le insidie della natura, degli uomini e della società in perenne conflitto tra la sua visione interiore del mondo e la realtà con tutte le sue delusioni e i suoi errori.

Peter Handke con "Lucia nel bosco con quelle cose lì" si cimenta in una storia per ragazzi piena di riferimenti ai classici del genere, a volte sin troppo evidenti, in particolare alle opere di Lewis Carroll. Risulta facile individuare le somiglianze con Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e non sfugge di certo la somiglianza a Caccia allo Snualo quando parla di “quelle cose lì” senza ben definire di cosa si tratta e dandone connotazioni in continuo cambiamento. Altri classici emergono qua e là come Cappuccetto Rosso, a proposito del lupo nel bosco e Peter Pan per quanto riguarda la perdita di innocenza degli adulti che si dimenticano i sogni della loro infanzia.

La quarta di copertina cita:

Non c’è storia che si possa progettare in anticipo. Grazie a Dio. E non c’è storia che si racconti da sola. Purtroppo.

Queste poche parole riassumono perfettamente cosa ci si può aspettare da questo libro. Una storia che si evolve senza un vero filo logico, con una struttura quasi assente e in continuo cambiamento in base all’umore dell’autore, personaggi bidimensionali con una superficiale e confusa caratterizzazione. Una favola che paga pesantemente lo scotto dei riferimenti di cui sopra che hanno avuto tutt’altro peso nella letteratura moderna.
Quel “purtroppo” alla fine della citazione sembra proprio scoprire le carte di Handke, come se l’autore volesse confessare che il raccontare questa storia è stato un obbligo, un dovere a cui non si poteva sottrarre, un lavoro controvoglia. Per gli amanti di questo autore si tratta di un piccolo passo falso, nonostante si possano ritrovare alcuni bei passaggi all’interno del libro, per gli altri una favola che esula dalle produzioni commerciali e che può regalare piccoli momenti di svago.