Mason Hammond. La guerra in Sicilia di un professore di Harvard
- Autore: Attilio Albergoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Attilio Albergoni, autore di attente pubblicazioni specie sul Novecento negli anni Trenta e Quaranta (cfr. tra gli ultimi 1937. Opere Pubbliche in Sicilia), è un attento studioso e ricercatore che ha svolto la sua carriera presso l’Archivio Comunale di Palermo e che in questo prezioso lavoro mostra lo spirito che anima le sue ricerche e i suoi studi, sulla base di precisi riferimenti documentali.
Il protagonista di Mason Hammond. La guerra in Sicilia di un professore di Harvard (Arti Grafiche Palermitane, 2021) è un militare, un soldato, una figura particolare con una sua storia personale, che lo legò a Palermo durante la Seconda guerra mondiale, quando dopo i pesanti bombardamenti alleati si trovò a mettere in sicurezza una buona parte dei suoi magnifici edifici andati distrutti.
Il racconto pertanto riporta fedelmente i contenuti della documentazione ritrovata con la massima obbiettività. In particolare l’autore ha avuto tra le sue mani il diario di Mason Hammond, con le sue riflessioni personali e le sue considerazioni, che sono quelle di un docente universitario di Lettere e Lingua latina e Storia romana, un uomo di cultura che insegnava ad Harvard entrato a far parte di un corpo speciale dell’esercito statunitense.
Dapprima, agli inizi del conflitto, viene arruolato nell’Aeronautica militare USA, ma ecco che a un certo punto il fronte bellico viene a spostarsi in Italia, specie in Sicilia, dove sarebbe stato utile e necessario salvaguardare il patrimonio culturale. Gli Alleati, inglesi e americani in primis, diedero un forte contributo a quest’opera lodevole con personaggi di valore come Mason Hammond, quale Advisor della Sub Commission Fine Arts and Monuments” dell’A.M.G.O.T (Allied Military Government of Occupied Territory), che a Palermo aveva la sua sede in via Bari al numero 8. La settima armata aveva requisito parecchi immobili per abitazione dei militari e per le sue attività operative (alberghi come pure abitazioni private, palazzi nobiliari). Hammond dopo diversi alloggi di fortuna aveva infine trovato dimora in una stanza del Palazzo Reale.
Hammond esercitò con assoluto impegno, responsabilità e passione la funzione assegnatagli in un momento in cui i soldati erano stremati dal conflitto abbrutiti e ormai dediti a una violenza sfrenata anche nei riguardi dei monumenti.
La propaganda, ieri come oggi, ha dato errate e/o incomplete informazioni su come davvero si sono verificati i fatti. A pagina 26, l’autore così si esprime a proposito di cosa trovarono gli americani entrando nella città:
“I problemi che si palesano immediatamente agli americani che peraltro erano stati creati da essi stessi dal 7 gennaio del 1943 con l’intensificarsi dei bombardamenti, appaiono in tutta la loro drammatica e cruda realtà. Montagne di macerie di palazzi e di monumenti distrutti si erigono per le strade, soprattutto nel centro storico, le rotaie dei graziosi e caratteristici tramway, sono in massima parte contorte e divelte…”
E l’autore in nota riporta ancora come le macerie della distruzione arrivassero al terzo piano dei palazzi che erano rimasti in piedi. I primi nemici del nostro Mason Hammon, furono le stesse truppe, che utilizzarono il patrimonio culturale in modo del tutto improprio accampandosi in luoghi di grande interesse culturale come l’Orto Botanico. Ritenevano inoltre che tutto quello che si trovava divenisse di loro proprietà e veniva portato via come un souvenir.
Mason Hammond è stato una figura esemplare nell’espletamento dei compiti assegnatigli, alla ricerca di aiuti che non potevano essere certo venire dalle truppe, che anzi di malavoglia sentono di dovere seguire le sue direttive assorbiti dalle stringenti esigenze post belliche che avevano il carattere della priorità, non ultimo la carenza dei generi alimentari e il conseguente razionamento.
Di contro l’Advisor trovò alleati veri nei funzionari dello Stato presenti sul territorio dell’Isola, che si occupavano delle diverse tipologie dei Beni Culturali. Hammond giunge a Palermo dopo lo sbarco in una città devastata, e inizia così a prendere contatti con le amministrazioni locali preposte alla tutela e conservazione dei beni culturali. Si ricordano, tra gli altri, il Sovrintendente ai monumenti Mario Guiotto, quello alle antichità Iole Bovio Marconi e ancora altre due donne, Elena Tamajo e Angela Daneu Lattanzi. Con queste eccellenti e professionali figure di funzionari, Hammond riesce ad avviare e attuare una fattiva collaborazione che portò a ottimi risultati, restituendo alla pubblica fruizione molti edifici pubblici come la Biblioteca Nazionale, che continuò a operare a Palazzo Mazzarino; i volumi versavano in pessime condizioni, addirittura finiti per strada dopo i bombardamenti e alcuni ormai erano irrecuperabili.
Quello che emerge dalla lettura nel diario personale che Albergoni ha avuto in copia dai familiari è lo stato d’animo frustrato per la condotta degli inglesi, come pure degli americani, che depredarono una buona parte di oggetti e opere d’arte. Venne tuttavia portato a termine un lavoro immenso per la mole dei beni da mettere in sicurezza e per l’eccellente gestione e distribuzione dei fondi assegnati che furono tutti rendicontati con assoluto rigore. Sono riportati nel volume gli edifici danneggiati con il relativo importo a loro destinato per il recupero.
Il libro di Albergoni, corredato con documentazione fotografica di luoghi e documenti, dà il giusto e dovuto risalto a questa figura di militare americano che tanto si è adoperato e la cui memoria non deve andare perduta e di cui si ripercorre l’impegno profuso sulla scorta di documenti autentici e verificabili.
Il suo è stato un lavoro che ha fatto da battistrada per i cosiddetti Monument Men, anticipando a chi proseguì l’opera come operare in simili circostanze. Si venne a impiantarsi soprattutto un metodo di lavoro che Hammond trascrisse in una sorta di memoriale, che fu di modello e insegnamento per coloro che avrebbero avuto gli stessi problemi di recupero, salvaguardia e messa in sicurezza dei beni culturali nelle città occupate.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mason Hammond. La guerra in Sicilia di un professore di Harvard
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