Mastro Geppetto di Fabio Stassi

Un lungo racconto, quello di Mastro Geppetto di Fabio Stassi (autore di diverse opere pubblicate da Sellerio, che ha conseguito diversi premi tra cui il Campiello 2013), un racconto che offre un’interpretazione molto lontana dalla storia del Pinocchio di Collodi.
Mastro Geppetto di Stassi è un racconto fortemente emozionale, attraverso il quale l’autore riscrive, in una prospettiva veramente inedita, il personaggio di Geppetto, papà del suo famoso “figliolo” Pinocchio.

Si tratta a ben vedere di un racconto che intreccia una trama diversa dalla storia di Collodi che, assieme al Libro Cuore di Edmondo De Amicis, sono stati testi di riferimento per “istruire” le passate generazioni di giovani, classificati come testi letterari per l’infanzia.
Molto ci sarebbe da sottolineare a tal riguardo, dato che, soprattutto, Pinocchio è un racconto ricco di riflessioni su tipologie umane e relazioni sociali.
In questa storia Mastro Geppetto è un falegname poverissimo che vive in un piccolo villaggio sperduto. Geppetto ha un’anima candida, abituato alla miseria e alla fame atavica che lo accompagna da tutta la vita, vive in una grotta, una spelonca ai margini dall’abitato (anche la collocazione della sua abitazione contraddistingue il suo ruolo meno che marginale nella vita sociale del villaggio), un villaggio costellato di personaggi malvagi e pronti ad organizzare crudeli scherzi.
La vita, già difficile di Geppetto, conosce una rapida escalation di peripezie surreali e fiabesche nel momento in cui il suo più grande desiderio di divenire padre si avvera per mezzo del malefico dono di Mastr’Antonio di un tronco d’albero; dal tronco il falegname realizza un burattino che, nel cuore e nella mente del protagonista, si anima e diventa un vero figlio, un essere umano in tutto e per tutto.
Nelle peripezie assurde del povero Geppetto, che sono le stesse disavventure vissute dal Pinocchio di Collodi, i lettori scoprono un’umanità crudele che si accanisce contro il povero falegname che, nonostante tutto, ha sempre l’assurda speranza di ritrovare il figlio, perdendo progressivamente le poche forze fisiche possedute e poi anche le capacità mentali che, la fame, la neve, la violenza, le botte, lo strazio e il dolore immenso per il figlio perduto mettono a dura prova.
L’epilogo è chiaro fin dall’inizio, le crudeltà saranno così debilitanti che la sorte del povero padre sarà segnata per sempre.

La storia si ispira, come spiega il suo autore, all’amore per un suo zio, uomo innamorato della vita, pronto alla battuta ilare, sempre sereno che ha indirizzato positivamente la sua infanzia. L’esistenza di questo zio si conclude con una malattia che degraderà poco a poco le sue facoltà fisiche e mentali.
Medesima sorte quella di Geppetto che, progressivamente, perde la parola e la capacità di comunicare con gli altri esseri umani.
Un lungo racconto che invita a riflettere su una molteplicità di temi: l’amore figliale senza limiti, le gratuite cattiverie sugli indifesi, sugli ultimi, le sevizie del “gruppo” sul singolo.
Un libro che emoziona, che fa riflettere sulla “bontà” di noi esseri umani, che commuove. Un libro che fa bene!