Moderato cantabile
- Autore: Marguerite Duras
- Categoria: Narrativa Straniera
Siamo rimasti incantati dal romanzo breve e intenso, indimenticabile, L’amante di Marguerite Duras e dal film che ne ha tratto Jean Jacques Annaud nel 1992. È l’amore che attrae, in Duras sempre potente, assoluto, incoercibile. Ed è un amore senza fine, sentito come tale da entrambe le parti, uomo e donna che sanno di esistere grazie a questo demone. Nel mito platonico eros ambisce all’eternità e conduce verso lo sviluppo della propria umanità. Anche nel libro è così. Accade sempre in mezzo a ostacoli e profonde sofferenze. Non è importante quale sarà l’esito reale dell’attrazione, se vi sarà un coronamento del desiderio e se la passione troverà pace. Importa dare priorità all’amore come ragione di vita, alfa e omega, mezzo, strumento e fine.
Accade ugualmente, ma con risvolti inquietanti ed estremi, in un altro gioiello della scrittrice francese, Moderato cantabile, edito in Italia prima da Einaudi e successivamente dalla casa editrice triestina Nonostante (2013, pp. 136), con traduzione e postfazione di Rosella Postorino. Dalla novella è stato tratto un film nel 1960, regia di Peter Brook.
Musica, amore e morte si uniscono in un intreccio che disegna l’esperienza primaria, come ben sottolinea la traduttrice e critica: nasciamo divinamente spinti e nasciamo nel sangue. Duras racconta passioni estreme e inconfessabili, che la psicanalisi ha messo in luce: amare è morire perché l’anelito è ritorno all’infinito da cui proveniamo. Istinto di vita-morte. Ma c’è ancora altro... Il piacere nudo che se ne ricava è il protagonista del testo.
L’incipit del romanzo mostra un bambino al pianoforte durante la lezione di musica, che non vuole saperne di imparare, vive quell’ora in modo costrittivo insieme a una maestra severissima e alla madre amorevole. Ecco le due facce del femminile, drammatizzate in modo ammirevole. D’un tratto dalla finestra da cui giunge il canto stupendo del mare — questo sì attrae il bambino — insieme alla luce del tramonto, arriva un grido misterioso. Qualcosa accade in un caffè delle vicinanze, lì qualcuno sta morendo in modo violento. La madre vi si reca, lasciando il figlio in attesa fuori e resterà allucinata e sedotta dalla scena del delitto: una donna è imbrattata di sangue, coperta dal corpo adorante di un uomo, il suo assassino, e la ragazza uccisa mostra un volto estatico "scandaloso", come se fosse desiderosa di quella morte crudele.
Anne sconvolta torna ripetutamente nel locale, in cerca di tracce e di notizie, attratta da impulsi viscerali.
La ragione e il vivere civile non può che condannare il delitto, certamente; ma l’istinto, oltre il bene-male comunemente inteso, ha altri percorsi. La sete di conoscenza in fibrillazione di Madame Anne Desbaresdes vuole scoprire le motivazioni segrete del fatto di cronaca nera. Lei sa, intuisce che quella donna potrebbe essere lei stessa. Siamo di fronte a un arcaismo che la psiche collettiva conserva: l’amore del lupo per l’agnello di cui si ciba (noi a tavola di fronte a una "fiorentina"), stigmatizzato da Platone (Fedro).
Che cosa scopre Anne di sé? Scopre il disdicevole e l’osceno, di essere "cagna" succube del desiderio indicibile, che pure ha l’impronta del sublime, perché porta alla comprensione e alla resurrezione. Così è Marguerite Duras, la penna che attraversa i territori della passione, del vizio, della caduta per arrivare al cielo. Cielo è svelamento di cose celate. Accade attraverso le parole, una confessione permessa dal vino. "In vino veritas" recita il proverbio. Anche Duras nella sua esistenza usava il vino come protezione e rivelazione, perdizione e sapienza.
La donna borghese insoddisfatta di una vita banale comprende che le pulsioni represse hanno bisogno di essere riconosciute. Nel caffè conosce un testimone dell’accaduto. È un ex operaio alle dipendenze di suo marito, ricco proprietario dei cantieri navali. Tra i due scoppia la passione, Anne inizia a bere, trova nel vino la valvola di scarico che le è necessaria.
"Scopre, nel bere, la conferma di quel che fu fino a quel momento il suo desiderio oscuro, e un’indegna consolazione a questa scoperta.
Altre donne bevono a loro volta e allo stesso modo alzano le loro braccia nude, incantevoli, inappuntabili, ma di spose.”
Vediamo Anne e un uomo seduti in un luogo pubblico rivelarsi ogni cosa reciprocamente. Ma potranno sfiorarsi soltanto le mani, in un contatto rabbrividente e senza fine. Agli occhi della gente lei diventa una donna di malaffare... Anne e un uomo, il suo specchio. Anche tra loro accade l’assassinio, solo virtuale. È il desiderio che deve essere ucciso.
Moderato cantabile
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