Racconti quotidiani
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
Ventuno articoli di vario argomento, pubblicati dal 1977 al 1999 nei quotidiani “Il Messaggero”, “La Stampa”, la “Repubblica” - edizione siciliana - si trovano nel volumetto "Racconti quotidiani" pubblicato da Libreria dell’Orso nel 2001 e riproposto da Mondadori nel 2008.
Leggendoli, non sfugge la dimensione affabulatoria di Camilleri, intrisa di quella particolare sottile ironia che attraversa i fatti della quotidianità, cui egli si rivolge con occhio svagato, sottraendoli alla mera descrizione. Questo suo modo di procedere, che consente all’informazione occasionale di assumere le sembianze di “storie”, è da lui esposto nello scritto “Montalbano e la realtà, così nascono i gialli”. Egli in merito dice:
“Semmai le rielaboro fino a non farle più riconoscere come notizie di cronaca. Ma è la cronaca quella che mi ispira le trame e i racconti”.
Molto racconto, dunque, a partire dalla cronaca: da un lato, egli si pone come testimone di quanto nella realtà accade; dall’altro, è l’artista che ne ricodifica i dati secondo moduli inventivi. Del resto, nel predetto scritto racconta di un fatto che potrebbe sembrare inventato di sana pianta se non fosse che poi interrompe il narrato e rivela che l’argomento è stato organizzato sulla base di una notizia resa nota dalla stampa siciliana.
I suoi interessi giallistici spiccano ne “Il mio debito con Simenon”, apparso la prima volta su “La Stampa” del 4 luglio 1999, dove il nostro scrittore muove da ricordi dell’infanzia. A sette anni ama leggere i libri di Giorgio Sim, e fu suo padre a comprargli un giallo di questo autore, chiamato Simenon. Personalmente ha modo di conoscerlo da adulto, in occasione del ciclo televisivo su Maigret (Lo impersonava Gino Cervi sotto la regia di Landi e Fabbri sceneggiatore ); dice di non aver provato particolari emozioni, dato che già ne aveva letto i libri, e parla del suo debito con lui. Nel dar vita a Montalbano la suggestione del modello Maigret è forte. Per evitarne un’ingombrante presenza, ecco allora la soluzione adottata: “Maigret”, scrive Camilleri, “è felicemente maritato e sua moglie (quando lui non va a mangiare alla “Brasserie Dauphine”) gli prepara squisiti piatti. Anche a Montalbano piace mangiare: se maritato con una fimmina che non sapeva cucinare, avrebbe domandato il divorzio dopo qualche mese, se invece Livia avesse saputo stare in cucina, avrei fatto un doppione della coppia Maigret. Allora ho scisso la signora Maigret in due: la “cammarera” Adelina che gli prepara i piatti che piacciono a lui e la fidanzata Livia la quale, come vedete per ragioni del tutto letterarie, aspetta che Montalbano se la sposi”. In alcuni scritti, il suo abbandono ai ricordi provoca sanguigne sensazioni. E’ il caso, ad esempio, dell’articolo “Il giorno che i morti persero la strada di casa”, dove la ritualità tipicamente siciliana dei doni ai bimbi da parte dei defunti, lega, facendo tesoro del passato, “la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto”. Lacerazioni socio-esistenziali, che attirano l’attenzione, si ritrovano in “Primo Maggio”, dove la rievocazione dei fatti di Portella della Ginestra si propone di demistificare le menzogne di Scelba, per il quale nell’eccidio contro innocui lavoratori erano da escludere implicazioni politiche. Che dire di più? La bramosia di investigare uno per uno questi scritti è irresistibile. Parlano di tempi lontani e, nel contempo, si riferiscono a fatti del presente, immettendo il lettore in sentieri di eticità e giocosa irrealtà.
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