Ritorno nella valle degli angeli di Francesco Carofiglio

Da New York, dove vive e lavora da anni come giornalista, Vincenzo rientra per qualche giorno in Italia, ad Aquilana, alla morte del padre, il tempo necessario per sbrigare le pratiche burocratiche di rito.
Ospite a casa dello zio Mario, fratello del padre, Vincenzo rivive in quei pochi giorni tutta la propria infanzia e gli anni dell’adolescenza. Torna a respirare l’aria di paese, una dimensione davanti alla quale egli si sente ormai estraneo, un qualcosa che appartiene ad un’altra vita. Ritornando sui luoghi della sua gioventù, con la mente ripercorre un viaggio a ritroso delle feste, dei riti paesani, del rapporto con i propri genitori, con il fratello Giovanni scomparso da anni, con quel gruppo di amici che sognava il futuro in una grande città.
Raffiorano così ricordi, nostalgie, malinconie, inquietudini
Gli anni vissuti ad Aquilana appaiono ormai inghiottiti nell’oblio, come se appartenessero ad un altro Vincenzo.

L’Italia non c’era più, casa sua, suo padre. Erano lontani. Erano chiusi in una scatola di cartone legata con lo spago. Non gli mancavano, non li voleva, non ne aveva bisogno.

Fino a quando, la sera prima di riprendere il volo per New York, accadrà qualcosa di inatteso, sconvolgente, emerso dal passato, risvegliando in lui una rabbia e una sofferenza sopite.

Francesco Carofiglio ha una prosa essenziale, diretta, immediata, con cui riesce a trasmettere appieno i sentimenti e le sensazioni vissute dal protagonista in questo suo viaggio a ritroso nei luoghi natii. Un romanzo di introspezione, che trasuda emozioni, timori, risentimenti, inquietudini, nostalgie, da non lasciare indifferente il lettore. Reso assai bene, inoltre, il contrasto tra il Vincenzo cittadino di New York, la capitale del mondo, e la dimensione provinciale di un paesino di poche anime, lontano dagli echi della grande città.
Nella valle degli angeli, edito da Marsilio nel 2009, costituisce il sequel di Radiopirata, pubblicato invece due anni dopo, sempre dalla stessa casa editrice.
Una storia avvincente e tutta da gustare, con una sola avvertenza: non aprite il libro la sera, perché dimentichereste di andare a dormire.

La stanza era tale e quale a quando l’aveva lasciata. Gli stessi soprammobili sulla scrivania, gli stessi cuscini con i fiori ricamati a uncinetto sopra la coperta azzurra, gli stessi fumetti sugli scaffali. E poi gli adesivi dei supereroi sull’armadio e le fotografie sul comodino. Tutto come allora. In quella camera non ci era entrato nessuno per quindici anni.