Rumore bianco
- Autore: Don DeLillo
- Casa editrice: Einaudi
Prima di leggere questo romanzo, avevo solo una vaga idea di cosa significasse post-modernismo. Ora lo so, però non lo so ancora definire decentemente e questo per due motivi principali:
- l’inserimento di centinaia di dettagli consumistici in un romanzo mi rende la definizione troppo complicata;
- vivendo in un mondo post-moderno, noi siamo troppo coinvolti per guardarlo dall’esterno ed essere solo "osservatori".
DeLillo, con l’occhio clinico dello scrittore di classe, è invece riuscito a superare i due ostacoli.
Eccezionale è la caratterizzazione della piccola città di provincia americana, lontana dagli eccessi della metropoli eppure, forse proprio per questo, ancora più malata di subdolo consumismo: molte scene si svolgono nei supermercati e nei centri commerciali, e gli innumerevoli oggetti che là vengono acquistati finiscono nella casa dei protagonisti, quasi ad affiancarli nel dramma.
Onnipresenti sono i mass media, TV e radio, che lasciano dietro di sé bave di parole e frasi fatte. Gli stessi discorsi dei personaggi sono contagiati dalla superficialità e dal sensazionalismo televisivo, e si assiste a dialoghi che portano in campo gli argomenti più svariati senza mai però giungere a una vera conoscenza né conclusione.
La società che ne risulta è vacua, senza scopo, se non per quelli istituzionalizzati da un sistema scolastico che non sa più cosa insegnare - emblematico è il seminario... sugli incidenti d’auto nel cinema - oppure quelli dettati da una non meglio identificata voglia di essere "il migliore" nel proprio campo, anche se poi questo significa rinchiudersi in una scatola di vetro con una trentina dei serpenti più velenosi al mondo.
La trama in sé è semplice: un professore di college inizia (o continua?) ad aver paura della morte perché è stato contaminato da una nube chimica e giunge a tentare un omicidio per sconfiggere tale paura. Ma attorno a questo dramma principale, ce ne sono un sacco che fioccano attorno alla sua famiglia: anziani che scompaiono, incendi, disastri aerei, evacuazioni scolastiche, omicidi plurimi... ognuno di essi sfiora i protagonisti ed è causa di conversazioni, ma alla fine le immagini si spengono sullo sfondo come se non si fossero svolte nella realtà, ma solo su uno schermo televisivo.
L’impressione generale è che tutta la cittadina, e forse tutta l’America e il mondo, stiano vivendo le prime avvisaglie di uno sfascio totale e che non se ne accorgano, che lo percepiscano solo come un brusio di sottofondo che si confonde con quello del frigo stracolmo di cibo.
Profetico.
Rumore bianco
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