Smoke & Blue in the face
- Autore: Paul Auster
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
Questo libro è la sceneggiatura di due film, o, meglio, è la storia di come sono nate due pellicole, prima l’una e conseguentemente l’altra. Tutto, però, è iniziato da un racconto. Suona un poco criptico? In realtà, quello di “Smoke” e di “Blue in the face” è un progetto in divenire, che è partito da una richiesta natalizia del New York Times ed è finito con un secondo film ricco di guest star.
Paul Auster, scrittore, regista, sceneggiatore, non ha bisogno di presentazioni. La storia di questo suo progetto nasce nel 1990, quando il New York Times gli commissiona un racconto natalizio. Auster immagina uno scrittore in crisi e un tabaccaio che ama fare fotografie, e fa raccontare a quest’ultimo una storia poetica, forse veramente accaduta, forse solo frutto della sua fantasia: un giorno di Natale passato, per uno strano caso, con una vecchietta che lo ha creduto suo nipote.
Nasce così “Il racconto di Natale di Auggie Wren”. Per quanto originale e suggestivo, il racconto potrebbe rimanere confinato nelle pagine del giornale se il regista Wayne Wang non lo leggesse e non fosse preso dall’idea di farne un film. Chiede quindi allo stesso Auster di scriverne la sceneggiatura. Auster sviluppa così la tabaccheria “The Brooklyn Cigar Co.”, nella quale lavora il protagonista, e costruisce intorno a lui e allo scrittore Paul Benjamin (uno degli pseudonimi adottati da Auster in alcune occasioni) tutta una galleria di personaggi particolari, fondamentalmente drammatici nella loro ironia.
C’è Ruby, la ex donna di Auggie, che gli rivela l’esistenza di una figlia sua, Felicity, arrabbiata e ribelle. C’è Rashid, il ragazzo di colore che Paul prende sotto la propria ala e che cerca di avvicinarsi alla nuova famiglia del padre naturale. C’è il volenteroso commesso con qualche problema e la banda di sfaticati che bivacca tutto il giorno nella tabaccheria. Vite che si lasciano vivere, alla giornata, effimere come il fumo che esce dalle sigarette, così come effimeri sono i loro dolori, le loro gioie, la loro rabbia, i loro amori. Tutto si dissolve in quella nuvola di fumo che, nell’ultima scena, sale verso l’alto.
Finite le riprese, la troupe sente di non avere terminato il discorso. Anzi, arrivano altri attori, vere e proprie guest star che vogliono unirsi al progetto.
Nasce così l’uomo dietro al banco con gli strani occhiali, interpretato da Lou Reed, o la cantante di telegrammi che ha le sembianze di Madonna. Si lavora senza un vero copione e per questo l’azione risulta ancora più slegata di quella del primo film.
Non ha, però, grande importanza il fatto che non ci sia una vera trama o che appaia un eufemismo parlare di finale aperto: quello che conta è evocare l’atmosfera della Brooklyn di ogni giorno e dei vari, strampalati personaggi che la popolano. Il barbone che venderebbe l’anima per una cialda, il proprietario della tabaccheria che vede in sogno il suo idolo sportivo, la sua ragazza, esasperata dalla sua pigrizia e dal grigiore, che vuole scappare a Las Vegas con non importa chi.
Trattandosi di due sceneggiature e non di un romanzo o una raccolta di racconti, questo libro, per quanto suggestivo, non è una lettura facile né scorrevole. In particolare, le molte note di regia relative al secondo film “spezzettano” la narrazione. D’altro canto, risultano anche preziose per capire la genesi del film stesso, rendendo il libro interessante soprattutto dal punto di vista tecnico.
Smoke & Blue in the Face
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