Stil Novo
- Autore: Matteo Renzi
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter
Matteo Renzi, trentasettenne sindaco di Firenze, iscritto al PD (ma ai dirigenti del PD non troppo simpatico), nel suo libro “Stil Novo” delinea una divertente storia di Firenze, partendo dal Rinascimento fino ad arrivare ai giorni nostri, continuamente paragonata all’intero presente italiano.
Detto “il rottamatore”, Renzi spiega come siano in pochi come lui a volere veramente un cambiamento nella politica italiana, un rinnovamento, con l’ingresso di nuovi giovani, più regole che limitino la formazione di una casta, come nella Firenze quattrocentesca, quando il gonfaloniere a Palazzo Vecchio rimaneva massimo due mesi, poi se ne eleggevano altri. La sua proposta di porre un limite di tre legislature per i parlamentari invece è stata bocciata da tutti, nonostante si tratti di un periodo di quindici anni.
Il giovane sindaco ci racconta il suo sogno in cui anche la burocrazia sparisce, facendo spazio per la semplicità, per l’immediatezza, ci narra di un futuro in cui se si vuole costruire una metropolitana a Firenze non bisogna attendere l’avvallo di una serie infinita di soprintendenze, che si sommano alla costituzione di una miriade di commissioni, quando un tempo per costruire il Ponte Vecchio si impiegavano solo sei mesi.
Questi sono solo alcuni dei problemi citati da Renzi nel suo “Stil Novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter” (Rizzoli, 2012), ai quali si aggiungano anche la poca voglia dello stato italiano di investire nella cultura, anzi, sembra quasi negli ultimi tempi che si privilegi qualsiasi cosa, meno l’incentivazione allo studio e la coltivazione delle giovani menti italiane, così come scarsa è la valorizzazione del nostro territorio, da un lato idolatrato spasmodicamente, ma dall’altro troppo spesso abbandonato a se stesso, con la complicità di un apparato marmoreo e fisso da anni. Lo stesso Renzi spiega quanto gli piacerebbe inserire concretamente la storia di Pinocchio nel substrato culturale della città, ma i politicanti lo hanno accusato di essere schiavo del marketing, ed alla fine non se n’è fatto nulla.
Non ci sono solo celebrazioni di Firenze, contrapposta all’Italia di oggi, infatti gli ultimi capitoli, attraverso la metafora del calcio storico, che premiava chi andava a meta ma puniva chi sbagliava, Renzi ci elenca alcuni difetti della città che amministra, facendo tornare con i piedi per terra il lettore fiorentino che fino a poche pagine prima si gongolava tutto inorgoglito, mentre quello italiano sprofondava nella più totale vergogna.
Qual è il futuro prospettato da Renzi? Non si sa, lui ci dice che preferisce pensare a quello che lascerà ai suoi nipoti che non a quello che ha ereditato dai suoi padri, ma tutto starà alle scelte della classe dirigente italiana, se sceglierà di svecchiarsi ed aprirsi al futuro, oppure rimanere chiusa in se stessa, sempre più vecchia e mal ridotta.
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