Villa Cianciafara
- Autore: Giuseppe Amedeo Mallandrino Cianciafara
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
È questo un periodo in cui nell’ambito letterario si assiste a un fiorire di saghe familiari, ambientate in specie tra l’Ottocento e il Novecento, ma quella di Giuseppe Amedeo Mallandrino Cianciafara si distingue dalle altre “Dinasty” in quanto basata non solo su documenti di archivio, ma anche su oggetti, ricordi, fotografie e altro materiale d’epoca appartenuto ai propri avi. Accurati e precisi sono i grafici dell’albero genealogico che descrive con precisione i vari rami della parentela e i rapporti e le relazioni con le altre famiglie dell’aristocrazia siciliana.
Nello sfogliare le pagine del prezioso volume Villa Cianciafara (Editore Pungitopo, 2021), si ritrovano menzionate le più antiche e rinomate famiglie dell’aristocrazia siciliana e non solo, quali i Filangeri di Cutò, i Lanza di Trabia, i Branciforte di Butera, i Tasca di Almerita, i Camozzi di Bergamo, i Danieli di Badia Polesine, i Piccolo di Calanovella, i Tomasi di Lampedusa, i Trigona di Sant’Elia, come pure i sovrani borbonici Ferdinando IV e Maria Carolina Asburgo-Lorena, ma anche Amedeo d’Aosta. E ancora i Whitaker, gli Jung, Ignazio e Franca Florio, che tenne a battesimo la madre dell’autore.
Sono famiglie note da secoli in terra di Sicilia e anche fuori dell’Isola, di cui si ripercorrono le vicende familiari che spesso si intrecciano con ruoli istituzionali, questioni dinastiche e di successione di patrimoni cospicui all’interno della rete di quella feudalità moderna venuta poi meno nell’Ottocento.
Chiaramente si fa cenno alle dimore e alle proprietà di terreni e case dove vissero gli antenati. La ricerca, come recita il sottotitolo di copertina, fa infatti riferimento sia a luoghi che a persone che tra di loro si relazionarono. I feudi in Sicilia, dopo l’abolizione del sistema feudale, vennero a trasformarsi in latifondi. L’abolizione dei privilegi e delle giurisdizioni particolari contribuì all’emersione di nuovi ceti e di nuove forme economiche e sociali. Mutarono anche le politiche matrimoniali, prima di tutto interne alla classe aristocratica e poi nel prosieguo aperte alla borghesia imprenditoriale e ai nuovi intraprendenti ceti professionali.
La storia della famiglia Filangeri, per riferirsi solo al ceppo originario, non fece eccezione. Al riguardo si potrebbe parlare di decadenza dell’aristocrazia ma per quello che avvenne dopo appare una visione riduttiva e fuorviante. Vi fu di certo un declino, sì, ma vi furono anche delle eccellenze che l’autore non manca di evidenziare. Pur nello sconvolgimento e nel trascorrere di epoche disuguali, non si può fare a meno di ricordare come tra i Filangeri vi fossero stati ben due Viceré.
Nel fascinoso volume si trattano anche momenti nefasti di crisi come il terremoto di Messina, peraltro documentato dai felici scatti del nonno dell’autore, Filippo Cianciafara, valente fotografo. E non solo, con le incisive immagini e con una cruda narrazione degli eventi calamitosi, ci si immerge nella triste realtà che sconvolse la l’esistenza di molte persone, ma nella ricostruzione della vita della famiglia anche altre furono le pagine tragiche, come la morte in culla della sorella maggiore della madre. E altresì non si può non menzionare tutti i segni e i simboli di un’aristocrazia i cui tratti la distinsero e di cui rimane traccia. L’autore con grande passione e amore ha raccolto questi preziosi elementi conoscitivi di un’epoca trascorsa che conserva ancora il suo fascino. Muovendosi nell’ambito della nobile dimora di Villa Cianciafara, l’autore ha raccolto le memorie più antiche legandole a quelle più recenti, in un racconto pieno di sfumature, studiato, approfondito e ben documentato che coinvolge il lettore.
Sono luoghi e persone che evocano un mondo di un’aristocrazia siciliana, vissuto in prima persona e narrato da uno dei suoi ultimi discendenti. È il periodo dell’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891, della “Palermo Felicissima”, quella della Belle Époque a cui succedette una città diversa.
Di Filippo Cianciafara, giovane irrequieto avulso dagli affari di famiglia, si scorrono le diverse esperienze, a iniziare dal bambino che visse la tremenda esperienza del terremoto del 1908, documentato meticolosamente dalla macchina fotografica che si salvò miracolosamente. Si parla chiaramente della villa, che andò distrutta in un incendio nel 1952, e dei tre cugini, oltre i più famosi Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore del Gattopardo, e il poeta Lucio Piccolo, proprio Filippo Cianciafara, pittore e fotografo di ingegno.
Una lettura avvincente e piacevole, che si legge come un romanzo ma che tratta personaggi veri di una Sicilia che va raccontata nei suoi molteplici aspetti che rappresentano un’isola che esprimeva qualità e non solo per censo, ma per le genialità presenti al suo interno. Personaggi dal multiforme ingegno, di cultura ampia, plurilingue che dialogavano con il mondo. Un passato che è anche un presente di essere siciliano, raccontato al meglio e che suscita spunti di riflessione, espressi in un racconto pieno di storie e aneddoti con una ricca e nutrita bibliografia.
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