Il Gabbiano
- Autore: Sandor Marai
- Casa editrice: Adelphi
“Il Gabbiano” di Sándor Márai è un libro intenso e cerebrale, volutamente lento, che attraverso un tortuoso cammino di pensieri conduce il lettore alla piena consapevolezza di una realtà che è sotto i suoi occhi, ma di cui egli non si rende mai conto fino in fondo: la sua intera esistenza è una corsa verso l’attimo che sta vivendo, quel presente che è insieme eterno ritorno del passato e irriproducibile unicità.
Seduto alla scrivania nel suo grigio e immacolato ufficio di consigliere di Stato, il protagonista del romanzo ha appena controfirmato un documento che di lì a poche ore farà precipitare il paese nella tragedia della guerra. È solo, pienamente consapevole del potere che gli deriva dall’essere uno dei pochi a conoscere un’informazione del genere.
Ma la vita – il Fato, o Destino, o comunque lo si voglia chiamare – è imprevedibile: la porta si apre e una donna, un’incantevole e aggraziata creatura dagli occhi grigioverdi come quelli dei gabbiani, fa il suo ingresso nella stanza. Si chiama Aino Laine, nome che in finlandese significa Unica Onda, e dice di essere venuta dal Nord alla ricerca di un posto di insegnante e di un permesso di soggiorno. Guardandola, il funzionario devo sforzarsi per trattenere l’ilarità che lo travolge, un ghigno tremendo e deforme come quello apparso sul volto di Lucifero quando si è reso conto di somigliare a Dio: perché Aino Laine è la copia perfetta di Ilona, la donna che lui ha amato e che solo pochi mesi prima si è uccisa per amore di un altro uomo.
La straniera è diversa eppure uguale all’altra, sincera ma ambigua, e durante una notte incredibile trascorsa insieme a lei l’uomo scorgerà nitidamente l’ironia e la crudeltà dell’esistenza umana, che si diverte a giocare con gli uomini, a tornare infinite volte per poi ritrarsi, arricchendosi di infinite sfumature, le uniche in grado di dare un senso a ciò che accade.
Aino non è Ilona, eppure in Aino c’è Ilona e ci sono mille altre donne, tutte fuse nella sconcertante imprendibilità che appartiene solo a lei, la donna venuta dal Nord per un motivo oscuro, su cui il lettore si interrogherà a lungo senza mai venirne a capo.
E così, in un’epoca in cui l’essere umano va progressivamente smarrendo la sua individualità, divenendo un numero che si perde nella massa, identico agli altri e perfettamente intercambiabile, ecco che si svela l’imprevedibilità dell’esistenza umana, in cui niente è come sembra e tutto può ancora succedere.
Nella concezione dei popoli occidentali intesi come “masse” afflitte da noia e solitudine, morbosamente affette da opinioni prive di conoscenza, in cui gli uomini sono soli anche in coppia, è impossibile non scorgere il pensiero che anche Elias Canetti espresse, in maniera diversa, nel suo celebre “Massa e potere”.
Sulle misere e infinite storie umane incombe la grande Storia, che come una madre decide i destini del mondo, vestendoli d’ineluttabilità.
All’uomo non resta che vivere l’attimo, consapevole della sua fugacità, e seguire l’istinto, lo stesso che conduce i gabbiani verso i lidi cui la natura li ha destinati.
Il gabbiano
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