150 acri
- Autore: Melinda Moustakis
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Atlantide
- Anno di pubblicazione: 2024
Lirico e violento sono i primi due aggettivi che tornano alla mente quando termina la lettura di 150 acri di Melinda Moustakis (Edizioni Atlantide, 2024, traduzione di Ilaria Oddenino e Marco Bianco), due elementi che sono presenti fin dal primo capitolo.
Moustakis muove i pezzi e stabilisce i termini della contesa che si svilupperanno per il resto del romanzo.
Lawrence non è più un ragazzo, nessun reduce dalla guerra di Corea lo è, per gli orrori a cui hanno assistito, per il senso di colpa per essere sopravvissuti che li divora. Lawrence arriva in Alaska alla ricerca di un nuovo inizio, in una terra selvaggia, dominio dei grandi predatori, dove l’uomo, ancora negli anni Cinquanta, non è riuscito a farsi largo. Accetta la scommessa di avviare un insediamento, lo Stato cede la terra, Lawrence potrà riscattarla se resisterà per un anno, se avrà colture e raccolti con cui scambiare un atto di proprietà.
Chi lo osserva da lontano è pronto a scommettere sul suo fallimento. È magro e nervoso, solitario e incapace di chiedere aiuto.
Seduto al tavolo di un bar, vede entrare Marie, che è giovane e bella. La ragazza è al seguito della sorella, in fuga dalla nonna e dal Texas, da un matrimonio di comodo già organizzato. Nella vita le è stato negato tutto, persino l’affetto della madre, girovaga e in compagnia di uomini sbagliati. Marie cerca la sua strada e qualcosa su cui può vantare dei diritti. A lei serve la terra, a Lawrence serve una moglie, che possa dargli figli, braccia che lo aiutino nella sua impresa. Sono entrambi all’ultima spiaggia, l’ultima opportunità che la vita gli mostra sotto al naso per essere felici.
Presto si sposano, ma Marie e Lawrence non hanno niente in comune. Per di più Lawrence trascina con sé troppi segreti. Cosa è successo esattamente in guerra?
E prima ancora di partire soldato, quando lavorava la terra e vendeva patate per conto del padre? Marie brucia il velo da sposa sfiorando la fiamma delle candele, come accade alla protagonista di un racconto di Alice Munro, è già un cattivo auspicio.
Nelle durezze del carattere della suocera non vede la tempra dell’uomo che sta sposando.
La vita tra le montagne alaskane è dura, ai limiti della sopravvivenza, tra eventi climatici estremi e grandi predatori, con estati temperate che lasciano presto spazio a inverni rigidissimi. Marie e Lawrence sono due unità, separati e costretti a stare insieme. Marie che inconsapevolmente reitera il comportamento della madre, una donna in fuga dalle responsabilità della vita; che mangia il fango infetto per ammazzare la vita nuova che nasce nella sua pancia. Lawrence che è innamorato perso di Marie, ma che ha paura di essere scoperto, dichiararsi equivale a un lancio in paracadute di notte in uno scenario di guerra.
La storia procede alternando alla narrazione dei fatti immagini potentissime. Un alce che si ciba della pelle dei grandi palchi diventa un simbolo di indipendenza, la stessa a cui aspira Marie. La donna incinta che scivola sulla schiena per via del ghiaccio e, nella caduta, appoggia la pistola sulla pancia, un figlio può essere la morte di un rapporto d’amore. La storia di Moustakis ci insegna ad abitare lo spazio del dubbio, è solo passando attraverso le proprie paure che si riesce a sconfiggerle.
150 acri
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