1917: Lubiana o Trieste?
- Autore: Giulio Primicerj
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2017
Quando non si riesce a scegliere tra due obiettivi e si disperdono le risorse su entrambi, quasi sempre non si consegue né uno né l’altro. È accaduto tante volte, anche nel corso della Grande Guerra 1914-18, a danno degli uni e degli altri contendenti. È stato così anche per gli italiani. Potevamo mai risparmiarci questo errore? “1917: Lubiana o Trieste?” è un libro Mursia (collana Testimonianze tra cronaca e storia, pp. 328, euro 19,50), che la casa editrice milanese ha pubblicato nel 2017, tra i titoli del centenario del primo conflitto mondiale. Si tratta della riedizione di un lavoro d’archivio apparso per la prima volta nel 1986, ad opera di un ricercatore storico, il triestino Giulio Primicerj (Tripoli 1925 – Udine 2003), che prima di darsi alla saggistica militare è stato ufficiale degli alpini.
Aveva messo le stellette nel 1945, dopo una lunga carriera nello Stato Maggiore dell’Esercito e nelle ambasciate italiane di Bonn e dell’Aja, in qualità di addetto militare. Lasciato il servizio attivo nel 1979, da generale di divisione, aveva potuto coltivare ancora più intensamente lo studio di testi austriaci e tedeschi sulle due guerre mondiali, pubblicando con Mursia “Cronaca di una disfatta”, nel 1983 e traducendo “Il fronte di pietra” di Ingomar Pust, “Piave” di Peter Fiala e “La Guerra sulla Croda Rossa” di Oswald Ebner.
In questo suo lavoro sulle direttrici delle offensive grigioverdi al confine italoaustriaco, sotto esame sono le ultime due battaglie di Cadorna, la decima del maggio-giugno 1917 e l’undicesima, nell’agosto, sempre del 1917. Scontri sanguinosissimi, le ultime due spallate italiane sul fronte carsico.
Quella di fine primavera portò ad un sostanziale stallo, perchè il ritorno controffensivo austroungarico restituì agli imperiali le posizioni perdute sotto il primo incalzare delle nostre truppe. Tutti i sacrifici in perdite umane e logorio di materiali vennero praticamente annullati, a danno e beffa dei nostri sforzi dolorosi.
Più efficace, in piena estate, la penetrazione nell’altopiano assetato della Bainsizza, ma l’esaurimento della spinta italiana si manifestò proprio nel momento in cui la linea nemica era sul punto di flettere pericolosamente. Uno stop provvidenziale per le armate di Vienna-Budapest, che spaventò a tal punto lo Stato Maggiore austroungarico da convincerlo della possibilità di non resistere ad una ulteriore offensiva italiana sul Carso. Da qui la decisione di sollecitare la collaborazione dell’alleato tedesco. Questo portò alla partecipazione di truppe del kaiser all’offensiva di fine ottobre 1917, con l’apporto di tattiche nuove sul fronte italiano, che condussero allo sfondamento a Caporetto, con tutte le conseguenze.
Nel libro di Giulio Primicerj, la prospettiva non è quella del Comando Supremo di Udine, ma dell’altra parte del fronte, sulla base delle fonti austriache e della Relazione ufficiale sulla guerra 1914-1918, pubblicata dal Kriegsarchiv di Vienna negli anni Trenta. In Appendice, gli ordini di battaglia e i bollettini di guerra delle forze contrapposte.
Si diceva del dubbio strategico sulla direzione principale delle offensive di Cadorna, ripreso giudiziosamente nel titolo. Investire i rilievi sloveni davanti a Lubiana o impegnarsi alla volta della città irredenta, obiettivo simbolico della partecipazione italiana alla guerra?
Sotto i più stretti aspetti militari, non ci sarebbe stata scelta. Anche un’eventuale conquista di Trieste non avrebbe deciso gli esiti del conflitto, esponendo anzi le forze italiane occupanti al rischio di venire isolate da una controffensiva dal Carso verso il mare che tagliasse la litoranea per Monfalcone.
Nei primi due anni, dopo il 24 maggio 1915, l’obiettivo di Lubiana, tangibile prima della guerra, sembrava accantonato: le nove spallate isontine avevano guardato al solo capoluogo giuliano, con risultati sproporzionati al sangue sparso. Eppure, tanto Cadorna che il duca d’Aosta sapevano bene che pur conquistando Trieste non si sarebbe saputo come difenderla.
Si riaffacciò quindi l’ipotesi Lubiana, tanto più che Lloyd George si era dichiarato favorevole a sostenere lo sforzo italiano con un notevole concorso di truppe (che si ridusse alla fine ad una quarantina di obici).
Non c’era alternativa agli occhi del generale Capello. Per il principale avversario interno di Cadorna, la sola offensiva possibile era in grande stile in direzione della Slovenia,
“con speciale gravitazione sulla direttrice di Tolmino”.
Presentava maggiori probabilità di riuscita, per la minor consistenza delle difese e aggirando le linee di Vogersko ci avrebbe consegnato indirettamente il possesso di Trieste. Peraltro, sotto l’aspetto politico, mentre la città giuliana restava obiettivo tutto nazionale, una penetrazione di valore strategico nel cuore dell’impero avrebbe giovato a tutte le potenze dell’Intesa.
Insomma, per raggiungere Trieste la via più agevole passava da Lubiana.
Ma Luigi Capello era visto da Cadorna come il fumo negli occhi…
1917: Lubiana o Trieste?: Le ultime spallate di Cadorna viste «dall’altra parte»
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