

A Nord di Thule
- Autore: Knud Rasmussen
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2025
A Nord di Thule di Knud Rasmussen (Iperborea, 2025) è un diario nel quale il protagonista racconta il suo addentrarsi in spedizione nella quasi del tutto sconosciuta Groenlandia, terra che in questi giorni compare spesso nelle notizie, lì tra Danimarca e Stati Uniti d’America, anche se la popolazione locale ribadisce di non essere in vendita. In questa terra artica, nei primi anni del 1900 uno dei pochi evidenti segni di presenza umana era la stazione commerciale di Thule, fondata nel 1910 da Rasmussen con l’amico Peter Freuchen. Un punto di riferimento importante, perché questa stazione commerciale si trasformò nel tempo in base di partenza per una serie di sette spedizioni, tra il 1912 e il 1933, passate alla storia come “Spedizioni Thule”.
L’autore è un esploratore etnografico cresciuto e vissuto tra Groenlandia e Danimarca, che decise di raccontare in un diario la spedizione alla scoperta del mondo di ghiaccio iniziata ad aprile e finita a settembre del 1912 e che oggi possiamo leggere grazie all’edizione della Iperborea tradotta da Bruno Berni, che si è occupato anche della postfazione.
Certo è che addentrandoci nella pagine del diario scopriamo che Rasmussen non fu solo in quell’impresa, perché oltre a lui e ai cani da slitta, inseparabili amici e accompagnatori, erano presenti un cartografo danese e due cacciatori inuit. Lo scopo era quello di mappare il canale di Peary e avere maggiori informazioni, anche approfondite, su usi, costumi, abitudini e tradizioni del popolo inuit, che viveva da sempre in quelle zone. Quello che gli esploratori si trovarono davanti fu una natura ghiacciata, immensa, sconosciuta che li attrasse proprio per la sua bellezza ma che, si resero conto, era anche piena di insidie che misero a dura prova la resistenza umana e quella degli amici cani. Una natura vergine tanto meravigliosa quanto crudele e imprevedibile, che riusciva ad affamare animali e umani, ma capace anche di regalare scenari mozzafiato fatti di luce, vento e ghiaccio. Rasmussen scrisse un diario nel quale raccontò la quotidianità del viaggio, il confrontarsi con un paesaggio dove l’essere umano doveva convivere con temperature che andavano anche a -40° e dove era necessario riuscire a scongelare cibo per poter sopravvivere.
Non solo, perché in questa avventurosa impresa emergono elementi che hanno un ruolo cardine per la sua riuscita. Ne sono un esempio gli inuit che accompagnano il protagonista e che, proprio perché conoscono l’ambiente, sono importanti per la sopravvivenza e la presa di coscienza dei modi di vivere e della cultura di questo popolo artico discendente dai Thule e gli igloo, le casupole di ghiaccio dove, scoprirà il lettore, non solo ci si riparava dall’imperante gelo, ma ci si poteva anche scaldare.
Il diario di Rasmussen è la dimostrazione che pure lui, come molti esploratori, prese l’abitudine di scrivere dei resoconti sul viaggio per far conoscere al prossimo le sue scoperte. e fece degli scritti più dettagliati e tecnici per gli studiosi del settore, poi stese una versione di quell’avventurosa esperienza per tutti i lettori interessati e curiosi di scoprire cosa si nascondeva in quelle terre sconosciute e misteriose.
Allo stesso tempo il diario di Rasmussen si pone come un documento di grande valore etnografico, perché in esso sono riportate le storie della tradizione, i miti, le leggende fondative, i riti iniziatici e le tecniche di caccia e pesca messe a punto dagli inuit, comprese le istruzioni per rivestire le lamine da sci con la pelle di tricheco o le tecniche di taglio del ghiaccio per costruire un igloo. Quello che stupisce di queste pagine è l’arte di arrangiarsi dei protagonisti che, nel 1912, non avevano di certo le tecnologie odierne. Un fare che denota grande manualità e ingegno nell’utilizzo di quello che si aveva.
Quello che affascina in A Nord di Thule di Knud Rasmussen non sono solo l’abilità umana e la saggezza della tradizioni ataviche, ma è il voler testimoniare quel desiderio profondo di viaggiare per scoprire, è quel voler conoscere con la consapevolezza che sarà una lotta per la sopravvivenza pur di immergersi in un mondo del tutto nuovo sfidando, allo stesso tempo, se stessi e la Natura madre e, a volte, anche matrigna.

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