A Vinirazioni di Sammastianu
- Autore: Giovanni Grasso
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2016
Originale l’operetta di Giovanni Grasso A Vinirazioni di Sammstianu, puema Didicatu a lu Gloriosu Bimartiri (versi in dialetto siciliano) (Edizioni Biesse, Tipografia TM – Santa Venerina, Catania, 2016). Il suo è uno studio sul folclore religioso in Sicilia, dedicato a San Sebastiano. Ha utilizzato le migliori fonti attinte da studiosi o da altri mezzi di informazione (Internet, per esempio). Fa viaggiare in modo sorprendente i lettori da una località all’altra dell’Isola e, traducendo in versi l’esito delle indagini etnoantropologiche, rivela il possesso della lingua siciliana che non necessita d’una traduzione.
A differenza dei poeti popolari del Settecento e dell’Ottocento che inneggiavano ai Santi del luogo utilizzando il vernacolo, egli è riuscito a svincolarsi dalla lingua parlata di un ristretto territorio, utilizzando una Koinè letteraria di facile accessibilità anche a chi siciliano non è. Sono i suoi versi a precedere i dati informativi in lingua italiana. E sono versi che incantano per una affabulazione avvincente: ci consegnano monografia incentrata sul senso di appartenenza attorno alla festa del “Santo” in cui tutti si riconoscono.
La tessitura è in primo luogo agiografica, tant’è che il “Proemio” (“Pruemiu”) verte sulla presentazione del personaggio: Sebastiano, il cui nome, che deriva dal greco, significa “venerabile”. E il giovinetto, si racconta, legato a un tronco d’albero divenne bersaglio di frecce per il coraggio mostrato nel testimoniare la fede cristiana al tempo di Diocleziano. Bimartire è più volte detto. La prima volta sopravvissuto miracolosamente, benché trafitto da tantissimi dardi; la seconda volta, fustigato e annegato per avere gridato con voce giovannea contro il malcostume dell’imperatore. Era il 20 gennaio dell’anno 304 d.C.
Il cantastorie Giovanni Grasso racconta e sa raccontare con grande passione, fa luce sui nuclei dell’accaduto e offre le tappe esistenziali di Sebastiano, difensore della fede cristiana, con il più rigoroso rispetto delle fonti richiamate da apposite note inserite nel corso del suo poetare. Così egli ha saputo costruire un edificio saggistico-poetico con la scrupolosità del ricercatore e con la presentazione di un’atmosfera ammaliante: quella di una ancestrale parola sostenuta dalla magia della comunicazione che sollecitava all’ascolto partecipato.
Il viaggio si snoda lungo 15 tappe, dove ogni cittadina di cui parla, ha il suo culto per San Sebastiano. È bravo Giovanni Grasso nel fare entrare il lettore in contatto con una ritualità dal felice connubio con i miti e con i riti della Grecia antica. Non solo. La festa religiosa in Sicilia fa pensare al gioioso ritorno nella sognata Itaca. Sognano i partecipanti, e sognano anche i lettori in un viaggio surreale. Le pagine difatti dischiudono spazi di un immaginario che trasmette la conoscenza del luogo, del misterioso luogo, bellissimo e affascinante che conduce alla gioia del vivere.
Diamo un rapido sguardo alla festa di Melilli, cittadina del siracusano. Partivano da diverse località i “Nudi”, e ci fu un tempo in cui essi erano davvero così, volendo imitare il santo da loro venerato. Recavano un mazzo di fiori in mano; avevano il capo avvolto in un fazzoletto di seta e una fascia rossa che attraversava il petto; un’altra che cingeva i fianchi, nastri che stringono le braccia. Partivano e correvano fino a Melilli; festosi entrano in chiesa e con loro entravano anche gli animali. Ecco che il nostro poeta si fa interprete di una sacralità bacchica, recuperando come fece l’antropologo Antonino Uccello reperti di preziosa rarità. E come il pittore Piero Guccione, egli vi ritrova la sua luce: la luce del luogo ritrovato, ovvero il luogo della poesia e della speranza nella riappropriazione di un’energia vitale, produttrice dell’umano nell’uomo.
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