A spasso nel tempo. Dizionario storico e toponomastico di Palermo
- Autore: Santi Gnoffo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Si tratta di toponomastica cittadina, uno strumento indispensabile senza il quale non si conosce veramente la storia dei luoghi ove si vive quotidianamente. Santi Gnoffo ha scritto un libro di agevole e scorrevole lettura, che ha notevoli pregi assolvendo il compito di favorire una conoscenza della Storia sempre più diffusa.
Il titolo, “A spasso nel tempo”, rimanda al viaggio che il lettore compie nelle strade della città, alcune delle quali, seppur menzionate, non esistono più ma continuano a far parte della memoria collettiva. Molti storici si sono occupati della materia che l’autore, in ultimo, cita come fonte delle sue ricerche e approfondimenti ma il libro di Santi Gnoffo si distingue per la sua facile lettura e per la capacità di fornire chiari e semplici elementi per individuare le strade cittadine.
La classificazione delle strade è stata effettuata non per tutto il territorio urbano ma facendo riferimento ai Mandamenti che dividono e compongono la città.
Ferdinand Gregorovius, storico tedesco asseriva che:
“i nomi antichi delle strade sono come titoli dei capitoli della storia della città e vanno perciò rispettati quali monumenti storici e salvaguardati a prescindere dal gusto artistico dominante”.
Spesso accade che il nome delle strade è legato a monumenti che, per vicende diverse, non esistono più, per cui rimane ancor più valido il criterio di mantenere l’antica ed originaria denominazione per perpetuarne il ricordo.
Per quanto riguarda le strade di Palermo, furono i Normanni i primi che cercarono di dare un ordinamento, dividendo le vie in vario modo. Le vie comuni venivano denominate “Rua”o “Ruga” e l’unica restante con il nome primigenio è la “Rua formaggi” ubicata nei pressi di via Ponticello.
Al termine, che etimologicamente discende dal francese “Rue”, si aggiungeva il nome della via in latino, arabo o in lingua volgare. La strada più importante, quella per eccellenza era la “Platea” alla stregua dell’odierna via Vittorio Emanuele, l’antico Cassaro e prima ancora via Marmorea. Un’altra tipologia di strade che si trovava nel perimetro della città prendeva il nome arabo di “Zucac” o “Sucac” a cui si aggiungeva il nome della piazzetta più vicina. Le mura della città, che affiancavano la via marmorea, erano percorribili e le relative strade prendevano il nome di “Shera” “Sera” “Schera” o “Xera” a cui veniva unito sempre il nome della zona vicina per individuarla esattamente. Per esempio vi era la “Shera Cancellarii”, che era un tratto percorribile a piedi sopra le mura, vicino al vicolo Cancellieri nei pressi di piazza Bologna.
Nel 1802 si dette inizio alla prima attribuzione di una toponomastica ufficiale di Palermo con re Ferdinando I che, con ordinanze regie, mise in atto un’operazione quanto più precisa. Fu stabilito a quale altezza dovevano essere poste le targhe, dai nove ai dodici palmi da terra, e venne definito il loro materiale unicamente di marmo bianco. Venne determinata anche la misura della scritta che doveva essere incisa a piombo, anche nei particolari, ma la cosa principale che accadde a Palermo in quegli anni fu l’istituzione dei numeri civici. Era per quei tempi un fatto rivoluzionario e valeva sia per i palazzi nobiliari che per le semplici case o botteghe. Per quanto riguardava invece i vicoli, si usarono gli stessi criteri con l’eccezione del materiale utilizzato, non marmo ma semplici mattoni verniciati.
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