Adagio per giardini. Passeggiate romane nel verde
- Autore: Marta Salimei, Ida Tonini
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
“La malia dei giardini romani sta nel modo in cui li accarezza la vivida luce dorata della città, nell’aria diversamente profumata che vi si respira in sintonia con le varie stagioni, nelle mille vibrazioni che solleticano l’udito, dal fruscio delle foglie al canto degli uccelli e al suono delle campane vicine e lontane”.
In quest’atmosfera affascinante e particolare in una città dalla “grande bellezza” che non finisce mai di stupire, le due autrici invitano i lettori a scoprire attraverso nove itinerari, giardini di delizia in luoghi celati alla vista e orti dentro antiche dimore. Come ricordano Marta Salimei e Ida Tonini quella dei giardini è una “realtà dinamica e cangiante” in perenne evoluzione. Infatti nella Città Eterna magnifiche porzioni di verde “languiscono nell’abbandono e nell’incuria, altre sono in via di restauro”.
Non tutti sanno che Roma vanta un patrimonio unico, ottantaduemila ettari di verde salvaguardati e protetti, comprendente aree agricole e riserve naturali, ville storiche, parchi e giardini pubblici. Come recita il titolo del libro concediamo al nostro spirito e alla nostra curiosità un “adagio, andando per giardini” in una città che “sappiamo caotica, maleducata e spocchiosa” ma che rivela anche al visitatore meno attento “momenti di dolcezza e di intimi piaceri”.
Il libro, corredato da belle fotografie, contiene tutte le informazioni riguardanti il luogo consigliato di visitare. “Alle avventuriere, dotate di una straordinaria curiosità intellettuale” come scrive Ena Marchi (editor della casa editrice Adelphi) nella quarta di copertina, il grande merito di offrire il risultato delle loro “sagaci e non casuali flaneries” in luoghi fatati scoprendo oasi di verde e d’incanto. Ecco una “amabile storia” del giardino romano, spesso invisibile ai distratti e indifferenti, dai primi horti campestri della Repubblica ai fasti della Domus Aurea di Nerone, senza dimenticare il Giardino del Belvedere realizzato nel 1503 dal Bramante in Vaticano o il Gianicolo chiamato il “Balcone di Roma”. I fasti rinascimentali ricreati dal Vignola per i Farnese e i giardini barocchi voluti dalle famiglie aristocratiche romane: Barberini, Borghese e Colonna, collezioniste non solo di opere d’arte inestimabili ma anche di agrumi, piante rare ed esotiche.
Inoltre l’estetica del giardino all’italiana ha influenzato tutta Europa, nel Seicento i paesaggi romani e campani, dipinti dai più celebri vedutisti, hanno ispirato teorici e artefici dei giardini inglesi. Se il giardino dell’Hotel de Russie sorprende per la sua struttura teatrale, scalee, balaustre, lecci e allori topiati, progettata all’inizio del XIX Secolo dal Valadier, il giardino barocco di Palazzo Barberini offre al visitatore “ogni piacere ed emozione possibile”. Per descrivere il parco di Villa Medici “turrita presenza severa ma armonica”, sede dell’Accademia di Francia, non resta che affidarsi alle parole dello scrittore americano Henry James contenute in “Ore italiane” (Garzanti 2006):
“26 gennaio. Con S. a villa Medici forse il luogo più incantevole di Roma. Che dolce soffondersi di toni teneri tra il verde e il grigio... Che mattinate e che pomeriggi si possono trascorrere qui, con il pennello in mano, senza preoccupazioni, senza tormenti, soddisfatti, oppure persuadendo se stessi che si dovrebbe far qualcosa, o ancora senza preoccuparsi se ciò accade”.
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