Al di qua del fiume
- Autore: Alessandra Selmi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2022
“Il sogno della famiglia Crespi” è il sottotitolo di Al di qua del fiume (Nord Editore 2022)) di Alessandra Selmi, un appassionante romanzo che vede protagonisti imprenditori visionari e coraggiosi e famiglie operaie.
“Eccoli, ci sono tutti, la famiglia al completo. Cristoforo è seduto a capotavola, è vero, ma più come imputato che come un padrone; alla sua destra c’è Benigno, poi Pasquale; a sinistra Carlo e infine Giuseppe”.
Milano, autunno 1877. Il loro padre Antonio Benigno, "Toni Tengitt" (tintore), Crespi stava in piedi all’altro capo del tavolo da dove dominava tutti: “La ditta Benigno Crespi è sua, che sia chiaro”. L’uomo stava parlando da più di un’ora dei lavori al cantiere di Canonica che, a causa del fiume sotterraneo, si stava portando via tempo e dané. Gli ingegneri non erano riusciti a trovare una soluzione mentre con il passare del tempo il capitale si assottigliava come le possibilità di vedere il cotonificio ultimato.
Il padre snocciolava numeri e previsioni consapevole di aver fatto la sua parte come imprenditore e come genitore. Però Cristoforo, quarantatré anni, era certo che ci voleva tempo e un po’ di fortuna anche se la famiglia si era esposta con le banche davanti a tutta la comunità. Non era solo una fabbrica asseriva Cristoforo. Infatti, l’ambizioso progetto comprendeva le case degli operai, la mescita, il lavatoio e la scuola molto importante perché serviva “per istruire gli operai di domani”.
I suoi fratelli non lo spalleggiavano, ma solo la moglie Pia, che stava ascoltando la discussione e aveva seguito la sua idea sin dall’inizio, poteva sapere che cosa stava provando il consorte e quanto ingiusta fosse la reprimenda. Per Cristoforo, quel triangolo di terra bergamasca incuneata tra il Brembo e l’Adda, era la sua visione della fabbrica del domani: un luogo dove il padrone e gli operai si sarebbero trovati alla pari consapevoli entrambi di avere come scopo il regolare funzionamento dell’azienda che avrebbe garantito il pane a tutti loro. Una piccola comunità coesa e autonoma, in cui i confini di vita familiare e di lavoro si fondono.
“Ringrazio mia nonna Piera, che è stata la prima, molti anni fa, a parlarmi di Crespi d’Adda, piantando il seme della storia”, svela l’autrice nelle pagine finali del volume, dedicato a “Alle mie radici dolorose e al rigoglioso giardino che hanno generato”.
Il villaggio operaio di Crespi d’Adda sorge nel comune di Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo su una superficie di oltre 85 ettari ed è annoverato nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO. È possibile visitare le case operaie destinate ai lavoratori della fabbrica tessile, una chiesa, la scuola, il cimitero, un piccolo ospedale, il dopolavoro, la centrale elettrica e la villa-castello appartenuta alla famiglia Crespi.
Cristoforo Benigno Crespi, uomo illuminato e dallo sguardo lungo aveva creato nel 1878 una piccola città ideale accanto alla fabbrica tessile, dove aveva introdotto i più moderni sistemi di filatura dell’epoca permettendo un’esistenza dignitosa e un domani migliore alle maestranze.
“Ma soprattutto questo posto sarà bello: gli edifici saranno ingentiliti da fregi con stelle a otto punte e rosoni in cotto, gli uomini saranno circondati dalla bellezza e saranno lieti di venire a lavorare qui”.
Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi
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