Albion di Bianca Marconero

Dire che Albion (Limited Edition Books, 2013) sia un urban fantasy significherebbe sminuire il grande talento della sua autrice. Albion in realtà è un libro che contiene un intero mondo fatto di società, passioni, psicologia, letteratura, storia, scienza e paranormale. È indubbiamente una fiaba, ma così ben scritta che alla fine il lettore fatica a convincersi che la vicenda non sia realmente accaduta.

Marco Cinquedraghi è il rampollo secondogenito di un’antica famiglia nobile. Orfano di madre viene educato da un padre freddo, autoritario, legato solo ai falsi valori disumanizzati del suo ceto sociale.
Albion è una scuola in cui si entra solo per diritto di nascita e Marco questo diritto l’ha, suo malgrado, usurpato al fratello maggiore, morto in un incidente all’interno della scuola stessa. Il bagaglio che egli deve portare è pesantissimo e oltretutto Marco si accorgerà presto che il suo stemma di famiglia e la sua educazione non lo fanno essere, come invece credeva, in vantaggio sugli altri.

Fin qui la storia cattura il lettore grazie al forte coinvolgimento psicologico e allo spaccato molto realistico di un’alta società, che vuole trasmettere valori basati sulla potenza economica e sulla forma fine a se stessa. Marco si ritrova a tu per tu con se stesso e con lo spettro vivente di un padre che pretende di privarlo delle sue emozioni e della sua reale identità. Scoprirà che la vera nobiltà non risiede affatto dove gli era stato detto e dovrà fare un percorso fatto di coraggio, di umiltà e di allenamento ai semplici rapporti umani.

Quello che però affascina maggiormente in questa storia è che un messaggio attuale, profondo ed umano come questo viene trasmesso attraverso l’inserimento dei vari personaggi - così verosimili da sembrare reali - in un intreccio in cui la storia, i poemi cavallereschi e la scienza dell’occulto creano un equilibrio perfetto ed un contesto di una ricchezza che incanta. Alla fine ci si accorge che il filo conduttore del romanzo non è la storia di Marco Cinquedraghi, non è la tradizione della scuola Albion, non è l’amore fra gli adolescenti, né il mistero che i protagonisti tentano di svelare, né l’evidente passione dell’autrice per la fiaba cavalleresca. Il filo conduttore è la ricchezza della mente umana, che all’interno di tutto quello di buono e di cattivo che è in grado di costruire, trova una strada complessa e ben articolata per essere felice di esistere.

Un libro brillante e pieno di tutto, adatto a tutte le età dai dodici anni in su.