All’amico che non mi ha salvato la vita di Hervé Guibert

"All’amico che non mi ha salvato la vita" è la scioccante testimonianza della morte per Aids dello scrittore Hervé Guibert. Con una scrittura netta, senza pelle, ritroviamo la malattia con nome e cognome.

Diario intimo, confessione crudele di una vita che se ne va. Lo scrittore Hervé Guibert muore di Aids a trentasei anni, nel 1991. La morte che sconforta anche la letteratura qui diventa ironia, sacrilegio, anche gioia in momenti di allucinazione. Non ci viene risparmiato niente, non c’è tempo per la commiserazione. Lo scrittore sa che ha avuta una vita sessuale autodistruttiva e pesante.

"Ora ho paura della sessualità, al di là di tutti gli ostacoli legati al virus, come ho paura del vuoto e dell’abisso, della sofferenza, della vertigine. Continuo ad avere emozioni estetiche, o erotiche, per strada quando incontro dei ragazzi, ma l’eventualità della sessualità mi sembra impossibile o intollerabile. Ho paura di contagiare un ragazzo, e ho paura che un uomo mi uccida"

L’amico che non lo può aiutare è Michel Foucault, il filosofo di Francia, anch’egli quasi morto di Aids.
Lo scrittore nella realtà era di grandiosa bellezza, che nemmeno Alain Delon.
Guibert racconta le analisi che gli vengono fatte, a amori passati, ha questo modo di scrivere bellissimo ed intenso.
Lo scrittore Massimiliano Parente ne fa addirittura un peana in una sua recensione in cui scrive:

"Verità e finzione, senso del tragico e della comicità, capacità di condensare vicende e sublime humour in poche righe, altro che i nostri Nove e Culicchia e Scarpa, altro che i tardi epigoni pasoliniani e le innominabili diariste di blog che non sono neppure lesbiche".

Capisci che la bellezza maschile è inutile quando è intaccata da un dolore e da una malattia esiziale come l’Aids, mentre lo scrittore di giorno in giorno si trasforma in un uomo scheletrico.