

La scrittura come un coltello
- Autore: Annie Ernaux
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Annie Ernaux non ha bisogno di presentazioni, se non che è una delle poche donne ad aver ottenuto il massimo riconoscimento delle Lettere, il Nobel nel 2022 con la seguente motivazione: “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui svela le radici, gli allontanamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”.
Quanto all’editore italiano dei testi più rappresentativi con l’ambizione dichiarata di portare a stampa l’intero catalogo è L’orma, nelle cui file c’è il traduttore nonché fondatore (insieme a Marco Federici Solari), ovvero Lorenzo Flabbi. La scrittura come un coltello è fra questi (titolo originale L’écriture comme un couteau) pubblicato nello scorso novembre, con un sottotitolo indicativo del contenuto: “Dialogo con Frédéric-Yves Jeannet”. Si tratta infatti di un’intervista realizzata dal docente e scrittore francese di letteratura per email, tra il 2001 e il 2002, mentre il primo si trovava a New York e Annie Ernaux a Parigi. Molto di più di un’intervista, che non è oltretutto definita così in copertina, un dialogo fra persone che si stimano pur trovandosi agli antipodi nelle esperienze o approcci umanistici (oltre che fisicamente nell’ubicazione) perché:
Quando siamo alla ricerca di un senso da dare al mondo, alla vita, e non sappiamo rassegnarci a trovare negli altri solo il nostro riflesso, a vivere e lavorare esclusivamente attraverso una serie di identificazioni, allora preferiamo il diverso al simile,
spiega Frédéric-Yves Jeannet nell’introduzione.
Per l’intervistata è invece “Un’esame di coscienza letteraria”.
Ciò che distingue Annie Ernaux e che ne ha fatto oggetto di critiche da una parte più reazionaria è il coraggio: “scrivo pericolosamente”, afferma. Ernaux non usa la scrittura come una forma di terapia e non per pregiudizio, s’intende, o disconoscimento della psicoanalisi come disciplina, quanto perché il suo desiderio è stare nel reale e il reale è inevitabilmente condizionato dal sociale.
“Siamo il prodotto della nostra storia”
sostiene. Persino il suo privato messo in scena con le opere – benché lei preferisca parlare di libri –, ponendosi al di fuori della finzione, è una categoria sociale. Affinché ci sia disvelamento, senza ricorrere a metafore e attraverso un linguaggio alla portata di tutti, occorre sezionare, affilare: Una scrittura come un coltello, appunto.
Lo fa non per liberarsi dei problemi della vita, semmai per stare dentro la vita e oltre le apparenze. Un lavoro non su di sé, ma oltre sé. E tutto questo si traduce in dono agli altri, che lo accettino o meno. Un procedimento molto rischioso, ma è la cifra stilistica di Annie Ernaux. Questo non significa che la scrittura non sia per lei una ricompensa, anzi, e lo specifica in maniera adamantina a una domanda sul senso di colpa spesso presente nei suoi libri per aver cambiato classe sociale, da una più umile della famiglia d’origine a quella borghese di quando è diventata insegnante:
Jean Genet ha scritto che «la colpa è un formidabile motore di scrittura», e non a caso ho scelto una sua frase come esergo de Il posto. Credo che questo senso di colpa sia definitivo, e se da una parte si situa alla base della mia scrittura, dall’altra è proprio la scrittura il più potente mezzo per liberarmene. L’immagine del «dono ricompensato» alla fine di Passione semplice è valida per tutto ciò che scrivo. Ho l’impressione che la scrittura sia quanto di meglio io possa fare, nella mia situazione di transfuga, come atto politico e, appunto, come «dono».
Atto politico, dunque, in sintonia con la poetica del nostro Cesare Pavese, che difatti menziona, ma anche fede, intesa come credenza assoluta nel suo percorso di artista, nonostante gli umani dubbi e le difficoltà.
Alle domande sul femminismo e sull’essere donna, le risposte di Annie Ernaux sono un ulteriore segno di concretezza e incisività. Le categorie di genere non le piacciono, non esiste scrittura femminile e maschile, bensì semplicemente scrittura:
Parlare di scrittura femminile significa, di fatto, attribuire alla differenza sessuale – e solo per le donne! – un ruolo determinante per quanto riguarda sia la creazione che la ricezione di un testo: una letteratura scritta da donne per le donne.
Sollecitata più volte dall’interlocutore, l’autrice confronta, mettendosi a nudo, i propri romanzi nelle differenze e similitudini, dall’ideazione alla stesura definitiva, pur ammettendo che alcune cose sono difficili da spiegare agli altri, perché rientrano nel mistero della creazione letteraria. Pertanto, La scrittura come un coltello si rivela anche un aiuto per illuminare zone d’ombra o scoramento per chi pratica quest’arte.
Annie Ernaux si congeda in un aggiornamento del 2011, dove tra l’altro affronta gli avvenuti cambiamenti sociali e politici che a lei tanto interessano, e il volume più significativo uscito dopo l’intervista, Gli anni, quello in cui più di tutti la memoria intima solca la Storia.
La postfazione di Lorenzo Flabbi, infine, spiega come l’insidia maggiore nella resa in italiano della scrittrice d’oltralpe si sia presentata in quella semplicità soltanto apparente della prosa, evidenziando in tal modo l’importanza e la complessità - che non andrebbe in generale mai dimenticata - del lavoro di un traduttore.

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