Anonimo veneziano
- Autore: Giuseppe Berto
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
“Anonimo veneziano” (Neri Pozza, 2018, collana Bloom, introduzione di Cesare De Michelis) di Giuseppe Berto (Mogliano Veneto, 27 dicembre 1914 - Roma, 1º novembre 1978), venne pubblicato la prima volta da Rizzoli nel 1971 con il titolo “Anonimo veneziano. Testo drammatico in due atti”. Cinque anni dopo, nel 1976, l’autore de “Il male oscuro” pubblica, sempre presso Rizzoli, nella collana economica BUR, un nuovo, e definitivo, “Anonimo veneziano”, sotto forma di romanzo breve
“Questo popolo per mille anni lottò coraggiosamente per la vita, poi per altri trecento anni non fece che invitare la morte”.
La frase tratta da “Le pietre di Venezia” di John Ruskin è il significativo esergo del libro, che descrive l’ultima occasione di un uomo e di una donna per stare insieme.
Nell’umida giornata di novembre, alla stazione di Venezia dal rapido delle ore dodici da Milano era scesa per ultima dalla vettura di coda una bella donna vestita con sobrietà ricercata. Un uomo appena più anziano di lei, sui quarant’anni, la stava aspettando lì, cioè in testa al marciapiede.
“Grazie che sei venuta”.
Lui, musicista geniale ma frustrato, sa che la sua esistenza è al capolinea affetto da un male incurabile, lei nonostante abbia un legame con un altro uomo, non lo ha mai dimenticato. Che cosa lega la coppia ancora regolarmente sposata oltre al figlio Giorgio di 11 anni? Basterà una giornata da trascorrere insieme nella città più bella del mondo per appianare i contrasti e le incomprensioni? In una intervista di Luigi De Simone su La Fiera Letteraria, datata 7 marzo 1971, Giuseppe Berto confessava:
“In me ci sono delle forti componenti romantiche: quando mi dicevano che sono un neorealista, io dicevo che sono un neoromantico. Il rapporto tra l’uomo e la donna di Anonimo veneziano è ricavato dalle mie esperienze personali”.
Una cosa è certa, la trama, il testo, i personaggi, i dialoghi, l’ambientazione, tutto concorre a catturare l’attenzione, il libro è come un’orchestra, della quale Giuseppe Berto è il valente direttore.
“Anonimo veneziano. Concerto in Re Minore per oboe ed archi. Secondo movimento: Adagio. Registrazione prova. Al cinque dal via, partenza. Via!”.
Nelle prime pagine del volume De Michelis spiega in maniera succinta la genesi del testo. Nel 1966 l’attore Enrico Maria Salerno voleva trarre da un proprio soggetto il suo primo film, chiamato appunto Anonimo veneziano. Giuseppe Berto, conquistato dall’idea, s’impegnò a scriverne i dialoghi durante un lungo soggiorno a Cortina d’Ampezzo. I mesi intensi della stesura durante l’inverno ’66-67 cementarono una solidale amicizia tra lo scrittore e l’attore-regista, quando, due o tre anni dopo, la produzione si mise in moto, l’idea originaria subì significative modifiche. I due protagonisti, un marito e una moglie da anni separati ringiovanirono,
“accendendo il loro dialogo di toni più appassionati”
tanto che lo scrittore rimise mano ai dialoghi per adattarli ai nuovi personaggi, interpretati da Florinda Bolkan e Tony Musante.
Il film, distribuito nelle sale nel 1970, fu un clamoroso successo, gli spettatori rimasero sedotti dalla fascinazione della colonna sonora, composta da uno Stelvio Cipriani in stato di grazia. Inoltre il brano diretto dal protagonista in chiusura, che nel film viene chiamato Concerto in Do minore per oboe, archi e basso continuo di Benedetto Marcello, in realtà è il Concerto in Re minore per oboe, archi e basso continuo di Alessandro Marcello, compositore settecentesco, fratello maggiore ma meno famoso di Benedetto. In particolare, si tratta del secondo di tre movimenti: l’Adagio, diventato celeberrimo anche grazie a questa pellicola. Giuseppe Berto rimase sempre affezionato al testo drammatico in due atti attribuendogli
“una sua autonomia artistica”
rispetto all’omonimo film com’era scritto nel risvolto della prima edizione a stampa. Nel frattempo “Anonimo veneziano”, veniva rappresentato nei teatri europei, dall’Odeon a Parigi nel 1976, a Londra, nel 1978 a Roma e in altre città italiane quali Arezzo, Venezia, interpretato da Ugo Pagliai e Lorenza Guerrieri, messo in scena dallo stesso Giuseppe Berto. Ora questo piccolo classico torna nelle mani del lettore che ritroverà o scoprirà incantato le atmosfere di una Venezia nebbiosa e onirica, dal fascino misteriosamente affascinante e decadente.
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