Applausi e sputi. Le due vite di Enzo Tortora di Vittorio Pezzuto

Quel 17 Giugno 1983 in cui il telegiornale annunciò la clamorosa notizia dell’arresto di Enzo Tortora, accusato nientemeno che di fare parte della camorra quale corriere della droga, io non avevo ancora 17 anni. Ricordo bene la meraviglia dei miei familiari e ricordo anche quale fu il mio primo pensiero.”Facile”, mi dissi, “per chi non ha niente da perdere, ma solo da guadagnare uno sconto di pena, accusare un personaggio pubblico, qualcuno che ogni giorno incontra decine di persone, stringe le loro mani e si fa fotografare con loro, senza neppure sapere il loro nome. Basta che sia passato casualmente accanto alla persona sbagliata...” Il pensiero ingenuo di una ragazzina ignara del mondo e dispiaciuta per il conduttore del suo programma preferito? Forse. Ma forse, invece, con questa riflessione semplice e magari anche un poco superficiale si era insinuata in me una domanda: siamo sicuri che questi famosi “pentiti” siano veramente così affidabili? E’ giusto creder loro sulla parola, affidare alle loro affermazioni le sorti di un processo e di tante vite umane?

Leggendo, 28 anni dopo, questo libro che ripercorre la vicenda giudiziaria di Tortora, giornalista, amato e popolare presentatore di fortunati programmi come “Portobello”, poi diventato “nemico pubblico numero uno” per effetto delle accuse di personaggi quantomeno discutibili, ho l’impressione che la realtà abbia ampiamente superato la mia piccola tesi che, al momento, poteva apparire ridicola. “Se i magistrati hanno ordinato il suo arresto, qualcosa ci sarà”. Quante volte sentiamo ancora ripetere frasi di questo tipo? Ma una semplice accusa, per fortuna, non costituisce ancora evidenza di reato. Piuttosto, spesso si ha la netta impressione che l’opinione pubblica sia alla ricerca di un “capro espiatorio” per essere rassicurata, per credere nella giustizia. Purtroppo succede che anche questa giustizia commetta clamorosi errori: il caso Tortora ne è un esempio lampante.
In questo saggio, Vittorio Pezzuto ripercorre in pratica tutta la vita del presentatore, lasciando ovviamente la parte principale alla sua vicenda giudiziaria, dall’arresto “spettacolarizzato” ai due gradi di giudizio, alla sua elezione a europarlamentare e al suo rinunciare alla carica per affrontare il processo, fino alla sua assoluzione e alla sua purtroppo prematura scomparsa. Lo fa con abbondanza di citazioni e riferimenti e senza fare sconti a nessuno, neppure allo stesso Tortora che viene descritto anche come un uomo dal carattere non facile e non propriamente simpatico. Certamente, anche per effetto dell’appartenenza di Pezzuto allo stesso partito di cui Tortora fu presidente (il partito Radicale), il saggio prende le parti del presentatore. Questo appare evidente in ogni passaggio. Ma , al di là della “partigianeria”, ci si chiede, andando avanti nella non facile ma interessante lettura, come l’accusa abbia potuto costruire un tale castello di carte su reati che, in pratica, non esistevano e basandosi su testimonianze di pregiudicati, senza alcuna prova concreta. Cieca fede nei pentiti? Manie di grandezza? Paura di ammettere uno sbaglio clamoroso? Il lettore si faccia la sua propria idea su tutta la vicenda. Ma attenzione: non si tratta di un attacco alla magistratura (lo stesso autore prende le distanze da certe strumentalizzazioni politiche); solo della volontà di approfondire una pagina indubbiamente oscura e controversa della storia di tutti noi.