Asimmetria
- Autore: Lisa Halliday
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2018
Un nuovo esordio, una scrittrice americana, Lisa Halliday, un romanzo “come non ne avete mai letti”, si legge nell’edizione italiana di Federica Aceto che lo ha tradotto per Feltrinelli. Il libro, "Asimmetria", è composto da due vicende diverse, ed un‘intervista radiofonica finale che ci riporta al personaggio protagonista della prima storia.
Ecco allora Alice, una venticinquenne che lavora per una casa editrice di New York, vorrebbe scrivere un libro, forse, un giorno, è sola; seduta su una panchina in Central Park con un libro sulle ginocchia una domenica pomeriggio viene raggiunta da un uomo che si siede vicino a lei, le parla, le offre della cioccolata: lei lo ha immediatamente riconosciuto, è un grande romanziere molto noto, anziano, vincitore di numerosi premi tra cui un Pulitzer: è Ezra Blazer, in odore di Nobel mai ottenuto, ebreo, fascinoso e attraente agli occhi della giovane donna. Fra i due nasce una relazione che diventa amore, malgrado tanti anni li separino.
Al di là del racconto d’amore fra i due, è straordinaria la capacità della scrittrice di stare dentro la letteratura, di attraversare la storia letteraria con leggerezza, citando, riprendendo, alludendo ad una serie di libri e di autori americani e non con naturalezza, perché parte integrante del suo essere scrittrice. Mark Twain e Joyce, Dickens e Henry Miller, Jean Genet, Camus, Hannah Arendt, Gitta Sereny e Primo Levi si incontrano tra le pagine senza che vengano percepiti come citazioni ingombranti o erudite, così come decine di canzoni, poesie, che costituiscono una coinvolgente colonna sonora di un rapporto, quello tra due generazioni a confronto, fatto da tenerezza, interesse, curiosità, desiderio, silenzi, mancanza di prospettive di futuro.
Ezra Blazer è noto, ricco, riuscito, malato. Alice, Mary-Alice o Samantha, come lui l’ha soprannominata, è inesperta, solitaria, ingenua, desiderosa di stabilità, attratta inevitabilmente dallo scrittore famoso. Un cocktail insolito raccontato con una lingua agile ma molto densa, piena di sottotesti, di implicazioni psicologiche, di rimandi a pensieri più profondi, di scoperte, di musica.
Il titolo del racconto è "Follia", mentre alla seconda storia Lisa Halliday ha dato quello di "Pazzia". Perché? Me lo sono chiesto: un’ipotesi è che mentre la prima è una storia privata tra due persone che si mettono in gioco anche se con un progetto di coppia coraggioso, ma complesso per le condizioni anagrafiche e fisiche, per la loro “asimmetria”, al contrario il racconto della vicenda di Amar Jaafari ha a che fare con la pazzia della nostra società, dello scontro tra occidente e oriente, della paura della guerra e del terrorismo, della impossibilità di integrazione vera tra i popoli perché troppi ostacoli si frappongono ad un mondo di pace.
Una vicenda umana che ha risvolti sociologici, filosofici, geopolitici: Amar ha doppio passaporto, americano, vive ed ha studiato negli Usa divenendo economista esperto in bio etica, e passaporto iracheno, la terra martoriata dove è nato, e dove vive suo fratello Sami, medico, che lui vorrebbe incontrare ancora una volta. All’aeroporto londinese di Heathrow però viene fermato: il suo doppio passaporto, i suoi documenti, la sua biografia, il suo desiderio di fermarsi a Londra per incontrare un giornalista che ha conosciuto sui teatri di guerra del Medio Oriente lo rendono sospetto. Dopo una lunga permanenza in aeroporto, in una umiliante condizione di prigionia velata, viene finalmente lasciato ripartire, ma le tante ore di immobilità gli consentiranno di ripercorrere tanti episodi della sua vita alla ricerca di una vera identità. Un tema, quello delle molte patrie e delle molte appartenenze linguistiche, etniche, religiose, etiche, comportamentali, che in questo momento sembra essere il vero tema centrale intorno a cui dibattere e che la giovane esordiente scrittrice mostra di saper affrontare con maturità, consapevolezza e notevole forza narrativa. A cominciare dal titolo del libro, intelligente e creativo, al cui senso si allude in una delle pagine finali del libro, quando Amar afferma:
Tra le tante differenze, una era la lingua. Pur non avendo mai saputo l’etimologia che sta dietro a questa piccola, asimmetria, immagino che questa diversità rappresenti secoli di dissidenza culturale e ideologica.
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