Autobiografia di un picchiatore fascista
- Autore: Giulio Salierno
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: minimum fax
"Autobiografia di un picchiatore fascista" (prima ed. Einaudi 1976; ultima edizione Minimum Fax 2008) è il diario onesto e coraggioso di una conversione politica, maturata nell’angusto spazio della cella di un carcere. Giulio Salierno, giovane militante del MSI, convinto fascista, viene condannato nel 1953 a trent’anni di reclusione, per l’omicidio a scopo di rapina di un giovane. Entrato in prigione a soli diciotto anni, ne esce nel 1968, graziato per i suoi meriti di studioso. Durante gli anni del carcere, infatti, ha modo di studiare e di maturare una nuova visione del mondo e della società, in antitesi con quel pensiero giovanile che lo aveva condotto nel baratro della violenza e del delitto. Negli anni successivi alla fuoriuscita dal carcere incentra la sua attenzione di studioso sulla sociologia carceraria (importante il saggio-inchiesta Il carcere in Italia del 1971, scritto in collaborazione con Aldo Ricci), ottenendo persino la cattedra universitaria honoris causa.
Questa autobiografia è un’opera che ha il ritmo e la struttura di un romanzo. Si tratta di una lettura coinvolgente, a tratti dura e violenta, che proietta il lettore nella Roma dei primi anni Cinquanta, squassata dalle lotte tra fascisti e comunisti, lacerata dalle contrapposizioni che la guerra civile, da poco conclusa, ha esasperato, infiammata dai quotidiani scontri con la polizia del nuovo Stato democratico. Nella sezione missina di Colle Oppio, nei bar e nelle trattorie della periferia e nei vicoli stretti del centro si muovono il protagonista e gli altri "camerati", che sognano di far rinascere la RSI. Il protagonista viene affascinato dai vecchi reduci della RSI e dalla figura severa e mistica di Julius Evola, mentre è profondamente deluso per la politica, a suo avviso debole e rinunciataria, dei dirigenti del suo partito. Il desiderio di rivincita, assieme al culto per le armi e la violenza, portano il giovane Salierno a maturare un pensiero sempre più eversivo, che lo porterà all’omicidio e all’arresto, descritti dall’autore-protagonista in maniera onesta e senza indulgere nell’autocommiserazione o nelle facili giustificazioni.
E proprio dietro le sbarre Salierno avrà modo di rievocare i propri anni giovanili, condannandone con fermezza gli errori. In carcere, poi, l’autore avrà modo di sperimentare un altro tipo di violenza: quella dell’istituzione contro i ribelli e gli emarginati, violenza legalizzata nelle istituzioni totali, quali la prigione e il manicomio. Sebbene, come l’autore ricorda, la sua giovinezza ha determinato la morte di un uomo, questa gli è servita per esorcizzare definitivamente la violenza, e per comprendere che l’unica lotta che merita di essere combattuta è quella della liberazione dell’uomo dalla sopraffazione degli altri uomini.
Autobiografia di un picchiatore fascista
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