Bella del Signore di Albert Cohen

Bella del Signore di Albert Cohen. 800 pagine! Serve davvero tanto tempo per mandar giù 800 pagine. Che cos’è questo libro? E’ un romanzo che è diventato un classico della letteratura francese, soprattutto per i francesi. Il suo autore è un uomo molto carismatico, bizzarro, basta vedere su YouTube un’intervista che rilasciò in pigiama, a casa sua.

In Bella del Signore ritroviamo la vecchia e sempreverde storia d’amore tra una donna sposata bella, giovane e molto annoiata, e un seduttore incallito, giovane, torbido, intelligente e sexy. Una storia che hanno già raccontato in tanti e che quando si crede che sia morta ecco che arriva uno che la riesuma. In questo genere di imprese, la grandezza di uno scrittore sta giusto nell’affrontare nel proprio originalissimo modo una delle cose più importanti nella vita di ogni essere umano. Dunque, Cohen vs Amore.

In cosa sta l’originalità di Cohen? Innanzitutto nel coraggio di riuscire a fare di un romanzo un romanzo. Avete presente il “quanto la fai lunga quando sei innamorato”? Ebbene, Cohen la fa letteralmente lunga. Ci sono pagine senza interruzioni di paragrafo. Roba virginiana, joyciana, che sì, annoiano un po’, ma quando Cohen ritorna nel ruolo che gli è - a mio parere- più adatto, ossia, il narratore scatenatissimo, che ha una voce - eccome se ce l’ha- che guida il lettore, che legge già per lui un po’ la storia - questo può piacere o no- che rompe gli schemi, che è misogino, schopenhaueriano, egocentrico, cattivissimo con i suoi personaggi, che li distrugge certo, ma dopo che li ha osservati da vicino con una minuzia, un’acutezza fuori dal comune, beh, non ci ha fatto davvero perdere tempo, anzi.
Le sue descrizioni ravvicinatissime della psicologia sia maschile e femminile sono crudelmente sincere. Li spoglia e ci spoglia, perché ciò che descrive e che mette a nudo attraverso gli strumenti della letteratura è l’essere umano in senso universale. Cohen è un uomo colto, nelle sue storie c’è molto del suo mondo e della sua esperienza di vita: l’essere ebreo, l’amore per le donne, il suo lavoro, l’ambiente altolocato della Società delle Nazioni. Cohen non fa sconti a nessuno, se la prende con le meschinità, le ipocrisie, le cattiverie e le piccole e atroci stupidità di tutti, soprattutto dei ricchi, dei privilegiati come i personaggi di questo fluviale romanzo. E’ impietoso, ma se si leggono la maggior parte dei dialoghi tra la bella Arianne e Solal, a parte la ricchezza, la bellezza del linguaggio, la naturalezza del talento letterario, la sensualità delle sue descrizioni, dietro alla rabbia, allo sfogo, c’è una finissima, profonda e tenera riflessione sul senso della vita che rimarrà dentro al cuore del lettore per sempre.
E se a tutto questo si aggiunge che l’uomo si diverte quando scrive, che ha scritto perché ne aveva voglia…