Bibbia e cinema
- Autore: Peter Ciaccio
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Peter Ciaccio è un pastore metodista, teologo e cinefilo, attento studioso di tematiche teologiche e spirituali trattate in molti film, non solamente quelli specificatamente religiosi. Vero appassionato di cinema, ma non solo, ha scritto altre opere di interesse, prestando attenzione anche a tematiche diverse, come nel suo libro di maggiore successo Il Vangelo secondo i Beatles, con sottotitolo “Da Mosè ai giorni nostri passando per Liverpool”.
Secondo l’autore molti film della cinematografia “laica” hanno al loro interno temi di evidente spiritualità e si riscontra sovente come da parte di registi, autori e sceneggiatori dichiaratamente lontani da confessioni religiose vi sia una partecipazione emotiva, una sensibilità e un rispetto particolare nel raccontare specifici soggetti.
Nell’ambito della critica cinematografica non vi è un sufficiente approfondimento su queste tematiche: Bibbia e cinema (Claudiana, 2018) viene a colmare questa lacuna, arricchendo la lettura dei film con le colte e pertinenti annotazioni di una persona che unisce l’amore per il cinema a una attenta conoscenza dei testi biblici.
Peter Ciaccio rileva come molte persone, che mai entrerebbero in chiesa a sentir parlare della passione di Cristo, a un certo punto vadano al cinema e da un dialogo pieno di significati ricevano un messaggio che eleva. Il grande regista svedese Ingmar Bergman, ad esempio, non voleva convertire nessuno, ma nei suoi film racconta una storia oltre il racconto.
L’autore ha preso da questo lo spunto per verificare dove i film portino un’edificazione, un momento di elevazione, una possibilità di un incontro spirituale, accanto al momento di puro intrattenimento e divertimento.
Si affrontano rilevanti questioni senza essere strettamente legati al racconto del testo biblico e si riscontra come registi che di mestiere non sono certamente teologi di professione esprimano sentimenti di profonda spiritualità.
Bibbia e cinema è diviso in due parti, di cui la prima traccia un percorso di film tratti da storie bibliche e/o della vita di Gesù (cfr. Sansone e Dalila, I dieci comandamenti, Gesù di Nazareth, Noè…). Sono in generale pellicole che dai testi sacri hanno ricavato un soggetto per fare un film, utilizzando chiavi di lettura diverse prese dai generi cinematografici: l’horror per “Passion of the Christ” di Mel Gibson o il satirico per “Brian di Nazareth” dei Monty Phyton.
La visione del film al cinema è chiaramente più consigliabile. Si vive infatti un’esperienza comune, in un ambiente quasi imprigionato al buio. A un tratto si accende un fascio di luce che materializza una scena, una storia come avviene nel testo biblico. Si entra nel tempo di un altro e si soggiace a una diversa temporalità, entrando in una storia lontana nel tempo e nello spazio. Da un punto di vista teologico questo stato si chiama kairós. In un mondo dove è difficile concentrarsi, in ragione delle innumerevoli fonti di distrazione, il cinema rimane uno dei pochi luoghi dove è possibile avere un’esperienza “kairotica”.
Al cinema come in chiesa si riceve un messaggio, ma mentre in chiesa, questo è filtrato dall’officiante, al cinema il regista o l’autore si rivolgono direttamente allo spettatore passivo con una violenza che spesso non si è preparati a respingere. Una vicenda significativa al riguardo è quella del sorvegliante di una banca svizzera che denunciò che nei depositi della banca vi erano i soldi degli Ebrei sterminati dalla Shoah. Lo fece dopo avere visto “Schindler List” di Spielberg, avendo una sorte di conversione che gli venne a costare cara (subirà persino attentati alla sua persona).
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