Black Tulips
- Autore: Vitaliano Trevisan
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Scrivere, per quanto atto privo di speranza, o forse proprio per questo, significa aver fede.
Questa bella citazione la troviamo nel libro postumo dello scrittore e drammaturgo Vitaliano Trevisan, dal titolo Black Tulips (Einaudi, 2022, 232 pp).
A pubblicarlo Einaudi, editore delle precedenti opere dell’autore, da I quindicimila passi a Works.
Un progetto quello di Black Tulips a cui Trevisan stava lavorando da tempo e che inviò all’editore poco prima di morire.
Appunti, resoconti, frammenti, numerose note che non sono delle note al testo ma “scorci su e nel testo, ovvero di figure: figure di parole, di corpi e anche di paesaggi”. Un quaderno personale di esperienze e sensazioni. Un viaggio fisico e mentale. Per dare un senso a ciò che un senso non ha.
Il titolo Black Tulips significa tulipani neri e, come tutti i fiori, comunica qualcosa. Il significato dei “tulipani neri” è la passione. Passione che rimane impressa in queste pagine, con la forza della verità che sa essere lucida e spietata insieme. Uno sguardo sul mondo senza sfumature.
Saltiamo a piè pari tutta la questione fisica, l’aria che ti avvolge, la sua consistenza quasi solida, gli odori eccetera; e via anche i colori e sopra tutti via il colore. Al soggetto si addice il Bianco e il Nero
L’incipit ci trasporta in Nigeria, dove egli si reca per andare a trovare un’amica del posto, Ade, conosciuta in Italia e rimpatriata per immigrazione clandestina.
Quando atterra, all’aereoporto di Lagos, gli altri bianchi indossano giacca e cravatta – uomini d’affari (perché turisti lì non ne arrivano) che subito corrono a rintanarsi negli hotel di lusso – mentre lo scrittore si immerge nell’ambiente da "avventuriero".
Trevisan non adotta la prospettiva di turista, bensì quella di osservatore attento, del resto perfettamente in linea col suo carattere. Non ha portato con sé la macchina fotografica e nemmeno il solito taccuino. Il taccuino di solito è meglio averlo “perché non si sa mai”, ma stavolta no.
Vitaliano Trevisan si affida alla memoria perché “la memoria è fantasia” afferma citando Vico. Tanto sa di doverne scrivere dopo. Di questo ne è certo.
Lo scrittore se è veramente tale, deve osservare, farsi da parte, per scrutare oltre e andare altrettanto oltre. Vedere quello che gli altri non vedono. Ed è proprio quello per cui viveva Trevisan. Quello che gli premeva fare. Si premura, tuttavia, di avvertire il lettore:
Tenendo sempre presente che a uno scrittore non bisogna mai credere.
Questa esperienza in un Paese tanto diverso dal suo per usi, costumi e tradizioni, diventa l’occasione ed espediente narrativo per ricordare le zone natie del vicentino.
In tal modo ritornano i temi tanto cari e già affrontati: del lavoro, della mentalità provinciale, dell’ipocrisia della società occidentale benestante e viziata, per poi parlare di tematiche sociali, qualcuna anche scomoda, come la prostituzione o i pregiudizi verso gli immigrati.
In Nigeria però è lui l’uomo bianco – oybo per i locali – e quindi a essere “diverso”, a volte additato o guardato in modo strano.
Inoltre sa, per averlo provato sulla sua pelle, cosa significa sentirsi diverso. Eppure durante il soggiorno africano ha dei comprensibili momenti di disagio e smarrimento. Un conto - dice Trevisan - è sentirsi diverso; un altro è esserlo oggettivamente. Meglio forse andarsene, fuggire, tornare a casa. In quelle zone del Veneto con le quali ha sempre avuto un rapporto di amore e odio. Oltretutto il fatto di spostarsi in compagnia di Ade e di altri amici di lei che fanno da scorta, perché uscire soli non è prudente, lo conforta ma al contempo lo indispettisce perché lui è comunque percepito sempre come un oybo. E come tale viene trattato. Ha infatti degli imprevisti – imprevisti da “oybo” potremmo dire – risolti da chi sa come muoversi perché indigeno.
Tutto viene descritto con spirito vivace e tagliente, senza mai tralasciare nulla.
Quello che emerge è un’ironica avventura/disavventura. Come la vita. Il bianco e il nero, per l’appunto, che ritornano. Come un destino. Sembra essere quasi un presagio Black Tulips. Un ultimo intenso viaggio di Vitaliano Trevisan.
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