Blizzard
- Autore: Marie Vingtras
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2023
L’Alaska è un territorio estremo alla fine del mondo: lo stato più esteso e meno popolato degli Stati Uniti d’America. Enormi spazi aperti, contornati da montagne e fitte foreste. Abitare in Alaska non è giocoforza cosa da poco, è una terra da duri di cuore, prima ancora che duri di testa e di braccia. In questa sorta di grado zero geografico (ed esistenziale) Marie Vingtras colloca Blizzard, il suo romanzo d’esordio, tradotto in italiano da Fabrizio Di Majo per le Edizioni Clichy.
Un romanzo di vissuti al limite in un contesto-limite, ostaggio della natura. La tempesta di neve da cui discende il titolo, emblematizza meta-significativamente l’incidenza dell’ambiente primigenio sulla tempra di chi vive in quelle parti del pianeta. Per rendere sinteticamente l’idea: il blizzard è un vento polare superiore ai 40 km/h. Le sue raffiche impetuose rendono la visibilità minore al chilometro, e fanno precipitare la temperatura percepita sotto −25 °C. Il blizzard è un vento che uccide.
Immaginate ora una donna e un bambino prigionieri di questo inferno bianco. Immaginateli fuori. Sferzati dalla tempesta, schiaffeggiati dalla neve. Disorientati. Affannati. Gelati. Spauriti. Poi immaginate la donna e attorno null’altro di chiaramente visibile: si china un attimo a rinsaldare le stringhe dei suoi scarponi e quando si rialza il bambino non c’è più. Scomparso. Inghiottito dal nulla, quasi sicuramente il blizzard l’ha catturato. Nel minuscolo villaggio vicino, la ricerca del piccolo origina una lotta contro il tempo e la natura impietosa: ciascuno aiuta come può, per fini più o meno reconditi. Benedict è rude ma tiene al bambino come a nessun altro al mondo. Cole è dedito alla bottiglia e a pensieri cattivi, ma ha contribuito alla dura “formazione alaskiana” di Benedict e non può esimersi dall’aiutarlo nelle ricerche. Freeman è un anziano reduce del Vietnam, è nuovo del villaggio dove si è trasferito per motivi che tiene per sè. E Bess, Bess è la donna che ha perduto il bambino, come una volta ha perduto la sorellina che le era stata affidata… Attorno a ognuno e in ognuno di loro, gli spettri traumatici di passati che non passano, esacerbati dal vento polare e dalla terribile circostanza.
Con il taglio del thriller e la capacità di scavo del romanzo senza aggettivi, Marie Vingtras, regge le redini di un intreccio corale, in cui il blizzard scompagina paesaggio, certezze, e anime dei personaggi.
Il dramma della sparizione del bambino si parcellizza così in drammi ulteriori, restituiti dalla fluidissima penna dell’autrice attraverso l’insistito spostamento dei punti di osservazione (diversi io-narranti) che se da un lato consentono di alimentare la tensione, dall’altro richiamano al conscio la metà oscura di ogni personaggio.
Nessuno sceglie di restare in Alaska senza un motivo. In Alaska di solito ci finisce chi fugge. Da pulsioni omicide, da una storia ingombrante, o da sé stesso. Il finale è irrivelabile, e non delude.
Blizzard
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