Bonaparte e Verona. Agli albori della grande ascesa: da giovane ufficiale a Napoleone
- Autore: Luca Gandini e Giancarlo Volpato
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Verona: il 1 giugno 1796 dodicimila soldati francesi si pararono davanti a Porta San Zeno, cannoni puntati e micce accese. Senza colpo ferire, ottennero la resa della guarnigione austriaca. Li comandava il generale Massena, non di poco più anziano del comandante in capo dell’Armée d’Italie, il corso Bonaparte. Due giorni dopo, il non ancora ventisettenne Napoleone fece ingresso in città, scortato da cinquecento cavalieri.
A 252 anni dalla morte dell’imperatore, l’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona ha ospitato il 5 maggio 2023 un convegno di studi, i cui atti sono proposti a cura del ricercatore storico veronese Luca Gandini e del docente dell’ateneo scaligero Giancarlo Volpato, nel volume Bonaparte e Verona. Agli albori della grande ascesa: da giovane ufficiale a Napoleone, pubblicato quest’anno dall’Editoriale mantovana Sometti (aprile 2024, 200 pagine). A corredo del testo numerose immagini, tantissime a colori.
L’edizione, realizzata con il contributo del Centro di Studi Rivoli e di vari istituti di credito locali, patrocinata dal Municipio, Provincia e Università di Verona, è stata fortemente voluta dal Comune di Rivoli Veronese. Le ragioni dello spiccato interesse della cittadina risiedono nella battaglia che vi si svolse nel gennaio 1797; una vittoria francese, celebrata tra l’altro con l’intitolazione di una strada nel centro di Parigi, Rue de Rivoli, e un rovescio per le truppe imperiali, che avevano cercato di marciare in soccorso del presidio di Mantova assediata. L’esito concorse a decidere la prima campagna d’Italia, spingendo Vienna a chiedere l’armistizio firmato a Campoformido.
Un primo combattimento si era verificato a Rivoli il 16 e 17 novembre 1796: forze austriache del generale Davidovich, nettamente superiori per numero, avevano superato i francesi del generale Vaubois, schierati a sbarramento dell’accesso alla Val d’Adige. La lentezza delle mosse successive aveva però pregiudicato il vantaggio, consentendo a Napoleone di contrattaccare gli imperiali, fermi a Castelnovo. Nei due mesi successivi, dopo aver strappato il successo ad Arcole, Bonaparte era tornato verso Rivoli Veronese, investendo il 13 e 14 gennaio 1797 le truppe austriache del maresciallo Alvinczy. Provenienti dal Tirolo e divise in sei colonne, cercavano di aprirsi un varco verso la pianura per liberare Mantova.
Dopo aver resistito a un’iniziativa avversaria impegnando le divisioni dei generali Massena e Joubert (costretto però a ripiegare su Rivoli), Bonaparte concentrò i suoi prima contro la colonna orientale agli ordini del generale Reuss e poi contro quella occidentale del generale Lusignan, sconfiggendole entrambe. Indifeso sui fianchi, il centro dello schieramento avversario venne costretto ad abbandonare il campo. Per la valorosa condotta in battaglia, Massena meritò il titolo di duca di Rivoli.
Gran parte del convegno si è focalizzata quindi sulle giornate di fuoco rivolesi e il testo segue l’impostazione, di conseguenza. Un contributo del generale dei Carabinieri Andrea Rispoli esalta il ruolo brillante del giovanissimo condottiero di Ajaccio, ritratto ad opera di Felix Philippoteaux, a pagina 31, nella divisa di tenente colonnello del 1° battaglione di Corsica , a 23 anni (1792).
Napoleone e l’arte del comando a Rivoli sono un tema affascinante e insieme complesso.
In quella battaglia Bonaparte dimostrò qualità “di eccelso tattico”, confermate nell’intera carriera di comando. Come quasi nessun altro, riusciva a cogliere sul campo l’opportunità vincente tra tante alternative. Con un colpo d’occhio magistrale individuava il punto debole dell’avversario e vi indirizzava ogni sforzo, agendo d’istinto più che per cognizioni dottrinali, e annullando in tal modo la capacità operativa delle truppe nemiche riusciva a strappare la vittoria risolutiva.
In precedenza, un saggio di Giacomo Girardi mette in evidenza il paradosso di un giovane generale raccomandato, sorprendentemente vincente una volta messo alla prova. Il corso, bullizzato dai compagni da giovane, poco apprezzato nella Scuola militare di Brienne, accolto con scetticismo quale comandante dell’armata nell’Italia settentrionale e sottovalutato prima delle imprese in Piemonte, Lombardia e Veneto, espresse in queste terre una inarrivabile capacità strategica e tanta straordinaria lungimiranza tattica, avviando proprio nel Veronese un’ascesa inarrestabile. Bonaparte venne messo da parte e sorse la stella di Napoleone.
Luca Gandini analizza compiutamente la battaglia cruenta nel plateau di Rivoli. Su quel pianoro, le truppe di due eserciti stranieri non si risparmiarono colpi e il futuro dell’Europa cominciò a cambiare. Da Verona e provincia, prese le mosse l’avventura di un giovane comandante, fino ad allora sconosciuto ai nemici, che avrebbe da allora modificato “l’ordine dei giorni e della politica” del continente.
Una curiosità è certamente il Bonaparte inedito, autore giovanile di racconti o piccoli romanzi, su cui si sofferma Giancarlo Volpato. “Quel giovane non era nessuno”, scrisse misconosciuto da tutti e, forse, anche da se stesso. Al di là delle superiori qualità militari, non dette nulla alla letteratura, ma spicca qui la sorpresa di un Napoleone ignoto, lontano da quello che la storia ci ha fatto conoscere. Un Napoleone scrittore dimenticato.
Altre curiosità? La storica dell’Università Orientale di Napoli Nicoletta Marini d’Armenia rilegge le memorie di vinti e vincitori. Il modellista Giorgio Frildini propone i suoi diorami, una ventina, realizzati dal 1990 e ispirati dalle vicende napoleoniche a Verona. Sono riprodotti a colori nel volume in modo eccellente.
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