La camera di sangue
- Autore: Jane Nickerson
- Genere: Horror e Gotico
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2013
La camera di sangue (Mondadori, 2013), romanzo d’esordio di Jane Nickerson, riprende una delle favole più famose ed inquietanti della letteratura per l’infanzia, ossia la storia di Barbablù. Tutti conosciamo la vita e i misfatti del temibile personaggio di Perrault, uomo ricco, vedovo ed estremamente affascinante. Ricordiamo la storia della sua casa, piena di lusso e di porte chiuse il cui accesso è assolutamente vietato a chiunque. L’autrice riprende fedelmente tutti questi aspetti ripresentandoli in chiave romanzata all’interno del suo libro, attribuendogli però un’atmosfera molto più romantica e gotica.
L’ambientazione è il periodo coloniale americano: sullo sfondo di lotte schiaviste e di impressionanti rappresentazioni di lusso e sfarzo nel quale i personaggi sono immersi, la protagonista diciassettenne di nome Sophia si trasferisce a casa del suo tutore legale, Bernard De Cressac, uomo strano e taciturno che inizialmente l’attrae e poi dopo la infastidisce. Come nella fiaba più antica, anche qui Sophia si troverà a vivere in una tenuta che è simbolo di ricchezza e arroganza, coccolata dai modi gentili del suo tutore che sembra nutrire un interesse molto più profondo per lei.
Inizialmente Sophia arriverà al punto di credere di essersi innamorata di lui perché sa trattarla in modo dolce e comprensivo, dimostra spesso di avere bisogno di lei e la cerca in continuazione a tal punto da essere sfacciatamente geloso. Ma quando la donna scopre che dentro quella casa si celano numerosi misteri irrisolti comincia ad avere paura e tenta di andarsene. L’uomo, attraverso una velata minaccia, le intima che lei non può lasciarlo e deve stare per sempre con lui. Così Sophia, presa dalla disperazione e dall’inquietudine, decide di scoprire cosa quell’uomo realmente nasconda. Quando scopre i quattro bauli che contengono gli effetti personali delle quattro mogli decedute di Bernard e che tutte loro avevano i capelli rossi esattamente come lei, comprende che le loro morti sono avvenute in circostanze misteriose e, nonostante ponga in continuazione domande per capire, nessuno sembra darle retta. Tutti sono chiusi nel silenzio e lei non riesce ad avere contatti con nessuno a causa dell’attaccamento morboso di lui.
Molti sono i personaggi che popolano questo romanzo: alcuni fanno da contorno, altri entrano maggiormente sulla scena ma sembra che per tutti ci sia una nota stonata ed è la mancanza di introspezione psicologia dei loro caratteri.
L’idea di partenza dell’autrice, di riproporre una fiaba tanto amata quanto spaventosa è buona, la copertina che raffigura la protagonista allude ad un romanzo carico di echi e di aspettative che però non vengono rispettate, almeno non del tutto. Insomma, guardando la copertina e leggendo la trama, ci si aspetta molto di più. La sinossi promette bene, ma poi durante la lettura molte cose non trovano il loro posto, altre rimangono sospese ed altre ancora si perdono nel nulla. Bernard è un uomo chiaramente cattivo, è uno che ha ucciso quattro mogli e forse si accinge ad uccidere anche quella che potrebbe essere la quinta, ma è rappresentato come un dannato, come il bello e cattivo, senza alcun fondamento che ne esalti la vera natura. In altre parole il suo personaggio viene semplicemente etichettato come tale senza dare una reale spiegazione ai suoi atti e alle sue scelte. Lo stesso anche per il personaggio di Sophia, che appare inconsistente, frivola, superficiale e soprattutto, per alcuni tratti, inverosimile. Ciò si evidenzia maggiormente quando comincia a vedere i fantasmi delle quattro mogli di Bernard. Questo dovrebbe crearle spavento, dovrebbe farle credere di essere pazza o quantomeno farla riflettere sull’assurdità di quelle visioni e invece lei sembra prenderle con una naturalezza tale da conviverci tranquillamente per tutto il tempo.
Un romanzo, dunque, che nonostante le premesse gotiche e paranormal, non approfondisce assolutamente questi aspetti, lasciando in sospeso molte domande che chi ha letto il libro si pone.
Anche il titolo stesso Camera di sangue allude a qualcosa di più consistente, di più spaventoso o quantomeno macchinoso ma tutto invece sembra scivolare nella superficialità e nel già detto. Ci si rammarica, una volta chiuso il libro, che questa idea molto accattivante non sia stata sfruttata come si deve sia a livello tematico sia a livello di linguaggio che rimane inverosimilmente legato alla contemporaneità senza tener conto che l’ambientazione del testo è a metà 800.
Dunque dov’è il mistero? L’inquietudine? La paura che una storia del genere dovrebbe provocare? Una volta dismessi gli abiti della fiaba, la storia di Barbablù poteva davvero essere grandiosa e intrigare al punto giusto e invece tutto si riduce alla favola, semplice e lineare trasposizione di ciò che già sapevamo e conoscevamo a memoria.
La camera di sangue
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Consiglio di cercare l’altra ’Camera di sangue’ quella di Angela Carter ;)