Canti d’amore e di battaglia
- Autore: Dalmazio Frau
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Canti d’amore e di battaglia (Ciampi Editore, Roma 2024, pp. 58), con prefazione di Mariù Safier, è un’originale raccolta di trentasette canti del pittore, scrittore e fine conferenziere Dalmazio Frau.
A prima vista sembrano delle poesie sulla tradizione della lirica provenzale, invece sono semplicemente dei canti, come li definisce l’Autore anche se non sa cantare.
Infatti una poesia ha dei versi, delle rime, rispetta una metrica.
Qui invece sembrano delle parole sparse e come dice l’Autore nell’introduzione [il poeta]:
“Non mette parole e poi va a capo a metà del rigo come faccio io”.
Sono canti dedicati “A colei che non lo sa”.
Sono canti che ricordano echi arcani di città perdute e terre lontane e misteriose, vascelli in fiamme e fortezze non conquistate.
Sono canti onirici, tipici dei sogni.
Sono surreali, fantastici, direi.
Sono canti che non vanno letti a Natale, come dice l’Autore, ma verso maggio, quando arriva la Primavera e soffia il tipico venticello. Quando sulle colline i contadini accendono i fuochi per il raccolto o anche al tempo della vendemmia, quando l’uva è colta dai tralci, e ciò evocando Dionisio e Demetra.
Ma nel leggere codesti canti, ho captato impressioni e pensieri molto sentiti, molto vissuti, ricchi di particolari, di stili e scelte di vita, che permettono al lettore anche di essere partecipe alle ansie e alle aspettative di Dalmazio Frau, che, anche se non lo si considera, qui gli prevedo un futuro di poeta, dopo diversi libri storici e di arte.
Infatti al di là delle considerazioni dell’Autore, si capta e bene che lo spirito poetico c’è tutto, ed è molto bene dimostrato.
Scrive la poetessa, scrittrice e giornalista Mariù Safier nella prefazione:
[…] L’incipit spinge il lettore incuriosito, a sfogliare subito le pagine del libro, per indagare sull’affermazione, tanto perentoria quanto falsa (che non sono poesie, n. d. a.). È vero, non basta spezzare una frase, cercare la rima, andare a capo, per definire una poesia, ma è altrettanto inoppugnabile che la cura, la scelta, l’invenzione dei termini […] è atto che compete certo allo scrittore, ancor più al poeta. Inutile dunque discettare: sono creazioni poetiche.
Siamo, come dicevo all’inizio, sulla scia dei Troubadour (i Trovatori) della tradizione provenzale.
I Canti, sono senza dubbio i Carmina latini e dove i Trovatori appunto erano compositori ed esecutori della poesia lirica occitana. Veniva utilizzata la “lingua d’oc”, parlata, con diversi dialetti, in tutta la Francia e al sud della Loira.
Ma qui lo stile è molto fluido e si leggono tutti d’un fiato.
Concludo ancora con le belle parole della Safier:
È riuscito nel suo intento, Dalmazio Frau? Perché questo è “un dono per te, per fartene mantello e corona/ e sedere ai tuoi piedi per sempre” (XVII). Solo lei saprà rispondere.
Ma forse lei ancora non sa?
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