Carl Gustav Jung
- Autore: Romano Màdera
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2016
La rivisitazione che Romano Màdera fa de “Il libro rosso” è oltremodo interessante e muove da un nucleo fondamentale: il farsi strada al di là dei conformismi e delle convinzioni. È questo il motivo centrale del percorso da intraprendere affinché ogni vita umana, spogliandosi di ciò che è nodo (lo smascherarsi di pirandelliana memoria), assuma fino in fondo il proprio essere che ancora le sfugge. L’idea di salvezza, di natura sapienziale, sta proprio nell’intraprendere un cammino personalissimo nell’ottica del ciclo di morte e di rinascita che è un andare al di là della forma estranea, una elaborazione, in sostanza, di quello che deve ancora venire. L’avventura, il futuro genuino di se stessi, l’anelito alla totalità.
“Carl Gustav Jung” si chiama il suo libro, il cui sottotitolo “L’opera in rosso” non appare direttamente nella copertina (Feltrinelli, 2016).
Il primo capitolo Vietato imitare è significativo: si pone nella stessa lunghezza d’onda del processo di individuazione che, sostiene Romano Màdera,
“non si può comunicare… o avviene per se stessi, o non può darsi, non c’è passaggio, è comprensibile solo per chi lo ha già in incubazione per suo conto. Per raccoglierne davvero l’eredità occorre, abbandonare la via dell’imitazione a favore di quella dell’individuazione”.
Sono “folgorazioni” quelle di Jung, fanno luce e allontanano le tenebre in cui facilmente si scivola quando si indossano i panni dell’imitazione e dei modelli esemplari. Questa monografia orienta a entrare nell’anima de “Il libro rosso” a partire dalla ben nota distinzione tra “lo spirito del tempo” e lo “spirito del profondo”. Carl Gustav Jung avverte il distacco dallo spirito del tempo, detto Zeitgeist: termine che, in lingua tedesca, indica, in un dato contesto, la tendenza culturale predominante, ovvero “la coscienza collettiva”, in grado di incidere sulla formazione della mente, della moralità e dei valori.
Manifestando fortissime tensioni, egli associa il momento storico al sapere scientifico, al senso dell’onnipotenza, nonché all’assolutismo razionalistico dell’utilità. Ha così imparato che è operante un altro spirito: quello del “profondo” che governa l’essenza dell’essere, cioè
“la profondità di ogni presente”.
Se il primo vuol sentire cose utili e che valgono; il secondo costringe invece a parlare di cose ingiustificate, inutili e senza senso. Lo spirito del profondo, che ha sottomesso ogni fierezza e ogni arroganza, gli ha tolto la fede nella scienza, lo ha distratto dagli ideali del tempo, costringendolo a calarsi nelle cose ultime, che sono le più semplici. Si delinea in tal modo il suo singolare viaggio pressoché dantesco, fatto di visioni e di miti provenienti da diverse culture, orientato al ritrovamento dell’anima. Siamo nella ricerca dell’antica saggezza, rileva Romano Màdera, e tutto questo appare possibile nell’ottica dell’intercultura che è dialogo laico delle diverse tradizioni del sacro. Riconoscerle nella dimensione storico-biografica è ormai ineludibile in modo che nessuno resti fuori
“dalla nera Ombra collettiva dell’umanità”.
Obiettivo ad ampio raggio, dunque.
E bisogna percorrere la propria via senza condizionamenti di sorta. Così Jung nel Prologo della sua labirintica opera, intitolato La via di quel che ha da venire:
“Quello che vi do, non è né una dottrina né un insegnamento. E da quale pulpito potrei indottrinarvi? Vi informo della via presa da quest’uomo, della sua via, ma non della vostra. La mia via non è la vostra via, dunque / non posso insegnarvi nulla. La via è in noi, ma non in dèi, né in dottrine, né in leggi. In noi è la via, la verità e la vita. Guai a coloro che vivono seguendo dei modelli! La vita non è con loro”.
Carl Gustav Jung
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