Non tutti conoscono la storica breve intervista che Pier Paolo Pasolini fece a Giuseppe Ungaretti, domandando cosa fosse la normalità sessuale all’interno del documentario "Comizi d’amore". Conoscete la risposta del poeta? Scopriamola insieme.
Come nasce “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini
Siamo nel 1964, Pasolini gira l’Italia per le riprese del suo nuovo film “Il vangelo secondo Matteo”, ma alla mente dell’intellettuale friulano basta poco per incuriosirsi, e ciò che gli preme sapere in quel momento è cosa pensano gli italiani, dal nord al sud, a proposito dei temi amorosi. Nasce così “Comizi d’amore”, che vedrà Pasolini intervistare il cittadino italiano in ogni forma gli si presenti, dall’uomo alla donna, dal vecchio al bambino, tra ogni strato sociale.
Il film è suddiviso in “ricerche” e queste differiscono per gli argomenti trattati e le zone d’Italia in cui si svolgono le interviste. Dopo una prima serie di incontri curiosi, fra chi approccia l’esperimento sociale con serietà, chi se ne fa beffa e chi ne rimane indifferente; finisce la prima ricerca e viene introdotta la seconda così:
"Appurato che gli Italiani, di fronte a delle domande generali, oppongono una serie di innocenti e un po’ balordi NO COMMENT, vediamo un po’ che cosa succede di fonte a una domanda precisa, brutale, bruciante, come per esempio, l’omosessualità.“
L’intervista di Pasolini a Giuseppe Ungaretti
Appare così di fronte agli spettatori l’autore e poeta Giuseppe Ungaretti. Si presenta nella sua unicità, questa volta non solo intellettuale, per l’abbigliamento formale in netto contrasto con l’ambiente circostante, una spiaggia assolata. Sprofondato nella sua sdraio, Ungaretti quasi ottantenne, viene quindi importunato dal protagonista di questo documentario, Pasolini, per rispondere alle domande curiose in materia di amore e sessualità.
“Ungaretti, secondo lei, esiste la normalità e l’anormalità sessuale?”
La risposta di Ungaretti è decorata, o alimentata, dalla coreografia di movimenti gestuali e fisiognomici tipici del poeta, che influiscono a permeare il discorso di importanza. Ogni uomo è in un certo senso anormale perché diverso nella sua struttura fisica e combinazione spirituale, ogni uomo è in contrasto con la natura, sin dal primo momento, in quanto la civiltà stessa è un atto contro natura, essendo un atto di prepotenza dell’uomo sulla natura.
Questa la risposta di Ungaretti, che sottolinea la sua lucidità mentale nell’abbracciare temi ancora tabù e posizionarsi in un pensiero progressista evoluto rispetto al contesto culturale in cui vive.
Il poeta smonta quindi l’argomentazione che condanna l’omosessualità come forma innaturale di orientamento sessuale, sottolineando la ridicola pretesa di rientrare in uno stato naturale delle cose, ridicolo proprio per la chiara distanza dell’uomo dalla natura, che si pone in opposizione a quest’ultima proprio nel primo atto umano, quello della civiltà, definita “prepotenza” dall’autore.
La seconda domanda, poi, vuole investigare sulla rottura con le norme attuata personalmente dall’intervistato, il quale rincara la dose di contenuto di spessore affermando che il ruolo stesso di poeta consiste nel “trasgredire tutte le leggi” facendo della poesia. Continua poi sottolineando la sua vecchiaia e quindi la necessità di rispettare le leggi di essa, che sono per il poeta, le leggi della morte.
Sono trascorsi esattamente sessant’anni da questa intervista e in questo lungo arco temporale la speranza di molti era che i concetti espressi da Ungaretti fossero ormai cristallizzati, introiettati e compresi. Ma il tema dell’omosessualità è ancora materia di dibattito, è ancora necessario ribadire la legittimità di queste forme d’amore, combattere per guadagnare dei diritti civili o per non perderli.
Guardare a figure come Ungaretti può infondere un po’ di speranza, come un monito per ricordare la validità di queste lotte, ricordarci che si può trasgredire anche con la poesia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Che cos’è la normalità sessuale? L’intervista di Pasolini a Ungaretti
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