Chi ha ucciso Edgar Allan Poe? Il mistero della morte dello scrittore in un libro

Una delle storie dalle sfumature più dark e orrorifiche di Edgar Allan Poe non viene dalla sua penna, ma dalla sua stessa vita.
Il mistero dei misteri, il grande racconto non scritto di Poe, è infatti la sua stessa morte sulla quale si allunga l’ombra di un enigma rimasto tuttora insoluto.

Un giornalista dell’Ohio ha cercato di far luce su quando accadde quel lontano giorno dell’ottobre 1849, quando lo scrittore americano morì in un letto d’ospedale di Baltimora tra deliri, tremori e allucinazioni. In seguito le terribili circostanze della sua dipartita alimentarono il mito del suo genio artistico: si parlò di complotto, di omicidio, persino di suicidio e di avvelenamento.
Secondo l’approfondita indagine di Mark Dawidziak la verità tuttavia è un’altra, come riporta nel suo libro A Mystery of Mysteries: The Death and Life of Edgar Allan Poe (St. Martin Press, 2023): lo scrittore invece sarebbe morto per circostanze non del tutto naturali.
Tra le pagine del suo libro Dawidziak ricostruisce l’intera biografia di Poe partendo proprio dall’episodio più misterioso, la sua morte, che lo colse improvvisamente a soli quarant’anni.

Scopriamo dunque la verità sulla morte di Edgar Allan Poe dalle parole di Mark Dawidziak che ha risolto il “mistero dei misteri”.

La misteriosa morte di Edgar Allan Poe

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Per analizzare la morte di Edgar Allan Poe, proprio come nei migliori racconti del mistero, bisogna iniziare dai sinistri fatti che l’hanno preceduta.

La notizia che precedette la morte di Poe fu infatti quella della sua scomparsa. Lo scrittore era sparito da più di una settimana: il 27 settembre era uscito dalla sua casa di Richmond per recarsi a Philadelphia, dove doveva svolgere alcune commissioni, ma non era mai giunto in città. Il 3 ottobre 1849 fu ritrovato mentre vagava per le strade di Baltimora come in preda a un delirio, secondo quanto riportano vari testimoni.

Era in grande difficoltà, e... bisognoso di immediata assistenza.

così raccontò Joseph W. Walker, l’uomo che lo avrebbe portato all’ospedale Washington College, dove Poe morì domenica 7 ottobre 1849 alle cinque del mattino.
Walker era il tipografo di un giornale locale Baltimore Sun e si trovava nei paraggi perché in quei giorni Baltimora era in fermento a causa della campagna elettorale.

L’uomo vide Poe sdraiato su un marciapiede proprio di fronte alla sede del Partito Repubblicano e le sue condizioni gli apparvero subito gravi. Lo scrittore era vestito con abiti laceri e sporchi e non era in grado di dire chi fosse né da dove venisse. Riuscì solo ad articolare il nome del suo editore “Joseph E. Snodgrass”, fatto che permise finalmente di indentificarlo.
Fu Snodgrass, con l’aiuto di un parente di Poe, a far ricoverare lo scrittore presso l’ospedale più prestigioso della città, il Washington College. Nessuno dei due era in grado di spiegare perché Edgar Allan Poe fosse scomparso e perché si trovasse a Baltimora, all’epoca la seconda cittadina più grande degli Stati Uniti, parecchio nota per le sue rivolte.
Quattro giorni dopo, il 7 ottobre 1849, Edgar Allan Poe moriva in un letto d’ospedale. Spirò alle cinque del mattino. Non si era mai ripreso dal suo delirio e stato di semi coscienza. I sintomi sul letto di morte erano febbre, tremori e deliri. Gli stessi della rabbia dissero alcuni, altri ipotizzarono la sifilide o l’alcolismo.
I medici scrissero sul certificato di morte congestione cerebrale e delirium tremens: ipotizzarono che fosse morto per le conseguenze drammatiche di una sbronza.

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I referti medici ufficiali tuttavia nel tempo andarono perduti e alimentarono le voci relative ad altre ipotesi, quali omicidio o un tentativo di suicidio.
Il corpo dello scrittore fu riesumato più volte e sono state svolte alcune analisi forensi che hanno smentito l’ipotesi di avvelenamento. Ma se non è stato l’avvelenamento la causa della morte, allora com’è morto Edgar Allan Poe?

La verità sulla morte di Edgar Allan Poe

Nel suo libro Mark Dawidziak prende in considerazione tutte le ipotesi e le scarta una ad una. Non si trattò certamente di un tentativo di suicidio, dice, in quanto Poe era molto felice e realizzato in quel periodo della sua vita, stava persino per fondare una rivista letteraria a cui teneva molto ed era in procinto di sposare la donna che amava, Sarah Elmira Royster.

Secondo l’ipotesi avanzata da Dawidziak le circostanze potrebbero essere state fatali a Poe: il giornalista parla proprio di un complotto legato alla frode elettorale.
Nel Maryland infatti nel periodo delle elezioni i criminali potevano uscire per strada e se trovavano qualcuno di vulnerabile e indigente lo colpivano alla testa, lo rinchiudevano in una stanza e lo nutrivano con alcol e - forse oppio - fino al momento del voto presentandolo come possibile candidato (non esisteva all’epoca un sistema di registrazione degli elettori, Ndr).
Considerato il ritrovamento di Poe, proprio davanti alla sede del seggio elettorale del Partito Repubblicano, questa teoria potrebbe essere verosimile. Certe limitazioni - e un trattamento barbaro - potrebbero dunque aver aggravato la salute fragile e precaria dello scrittore. Questa teoria in parte spiega le ragioni delle misere condizioni di Poe quel 3 ottobre 1849, il giorno del suo ritrovamento nel centro di Baltimora.

In conclusione, Mark Dawidziak imputa la causa della morte di Edgar Allan Poe a una malattia: la tubercolosi, che tolse la vita anche a sua moglie Virginia e in precedenza aveva ucciso i genitori e la madre adottiva dello scrittore.
I sintomi sul letto di morte non lasciano dubbi: febbre, deliri, tremori, sono tutti riconducibili alla tubercolosi, una spiegazione forse meno misteriosa o affascinante dell’omicidio, però vera.

Stando all’analisi di Mark Dawidziak pare che Poe soffrisse di una tubercolosi dormiente e sia morto di meningite tubercolare, che causa il rigonfiamento delle membrane intorno al cervello e provoca sintomi deliranti. Rimane aperto il mistero della sua scomparsa: cosa fece Edgar Allan Poe tra il 27 settembre e il 3 ottobre?
In quei giorni si apre un vuoto che nessuno sa come colmare. Chissà, forse la soluzione ci verrà data nel prossimo racconto del mistero.

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