Chi si rivede!
- Autore: William McIlvanney
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2018
Pensieri e parole così. Esatti, speleologici: muovono dalla scorza di stazioni quotidiane e affondano in voragini interiori. Binari di una prosa tintinnante seppure realista, una prosa fatta apposta per essere assaporata prima ancora che metabolizzata (Andare in buca, pag. 95-96):
Sin da subito si era rivelata una giornata dal lieve ma persistente malessere, nulla che Bert Watson potesse localizzare con esattezza – un’indisposizione allo squallore delle cose, una sorta di dispepsia emozionale. Il suo maglione da golf giallo preferito era in lavatrice. Il grasso del bacon a colazione non era croccante. Quando lo spostava sul bordo del piatto con il coltello, si arricciava come gomma da cancellare. Nella sua stanza, Robert aveva già iniziato ad ascoltare i suoi dischi. Pareva sempre la stessa incisione, un qualcosa di una sorprendente ripetitività, una produzione ritmata di tonfi, un’emicrania musicale. seduta all’altro ’apo del tavolo, ancora in vestaglia Marie leggeva il giornale e di tanto in tanto faceva ‘Oh!’. E lui si guardava bene dal chiedere delucidazioni. Eppure quello che sentiva non aveva a che fare con queste futili irritazioni. Semmai queste si limitavano a renderlo consapevole che quella sensazione esisteva e gli si muoveva dentro, indolente ma inesorabile. Erano come un’eruzione cutanea che denota un’allergia. Sentì di essere allergico alla propria vita.
Restituiti dalla luminosa traduzione di Clara Pezzuto, i racconti di “Chi si rivede!” (Edizioni PaginaUno, 2018) rimandano a un William McIlvanney al meglio della sua vena di narratore (r)esistenziale. Nell’immaginaria cittadina-mondo di Graithnock, ciascuno degli anti-eroi che ne abita i racconti deve vedersela con i pesi piccoli e grandi della vita (separazioni, età, dover essere, cicatrici, aspirazioni immolate a diktat sociali). Lo scacco esistenziale è il filo rosso. Qualcuno lo occhieggia a ciglia asciutte, qualcuno da assuefatto ai propri irrisolti, qualcuno ancorato ai sogni e a se stesso: il solo modo, quest’ultimo, per derogare la resa di un altro po’. Volendo rifarsi ad altre letterature: lo sguardo senza infingimenti di Philip Roth che sfocia nel ribellismo esistenziale dell’uomo in rivolta di Camus. Mi piace assumere i cinque racconti che compongono “Chi si rivede!” come capitoli-stazione di un unico romanzo. Un romanzo corale e senza enfasi, sviluppato per ritorni, rimandi interni, situazioni minime e simili, quanto paradigmatiche: le avvisaglie della crisi esistenziale che coglie Bert Watson in "Un saluto con la mano"; l’impietoso auto-bilancio di John Hannah in "Fuori dai giochi"; l’incontro inatteso di Eddie Cameron con un lontano amore in "Chi si rivede"(““Chi si rivede” disse, e non stava parlando soltanto a lei ma anche a quel che rimaneva del giovane che era stato”); la sottile rivelazione interiore di un Bert Watson (lo stesso Bert Watson di "Un saluto con la mano") alla resa dei conti ("Andare in buca"); il pensare poetico di Sammy Nelson come unico contraltare alla reificazione di uomini e aspirazioni, in "Sognare".
Ne discende un libro senza soluzione di continuità, una declinazione di solitudini, di snodi inapparenti, di ferite, di situazioni insolute, ma d’altro canto anche di auto-suture, ottiche divergenti, tenacie, di ri-acquisizioni possibili. Di quel minimo di umorismo che torna buono a salvarsi la vita e alla grande letteratura.
La capacità descrittiva di William McIlvanney è di nitidezza assoluta (Sognare, pag. 120):
Due anziani, un uomo e una donna, sedevano attorno a un tavolo in un angolo, senza dirsi nulla. Stavano meditando sulla natura dell’invecchiamento. Le loro menti ripercorrevano i versi di Byzantium di Yeats. Due giovani scarmigliati stavano parlando in prossimità del suo orecchio. Sammy dubitava che riuscissero a risolvere la questione della libertà di scelta in una società basata sulla disuguaglianza, ma ammirava l’intensità del loro impegno.
E in postfazione, riassume benissimo Clara Pezzuto (pag. 136):
Come i migliori, è impossibile ridurre a un genere letterario la sua opera. (l’opera di William McIlvanney, ndr) La si potrebbe piuttosto collocare a metà tra un realismo di denuncia e un esistenzialismo eroico, che celebra la resistenza dell’essere umano a dispetto delle condizioni schiaccianti della vita.
Se vi piace leggere della vita vera "Chi si rivede!" è il vostro libro, un libro da non perdere.
Chi si rivede!
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William Mcilvanney é stato una rivelazione e una bellissima scoperta. Nel mondo di oggi, dei 15 minuti di celebrità come profetizzava Warhol, dove si celebra il culto del bello, ricco e famoso, del tutto e subito e l’unica cosa che conta é l’apparire. La mediocrità che vige sovrana e incontrastata.
Mcilvanney con la sua poetica e inimitabile ironia ci riporta ai veri valori e ci invita al riappropriarci della nostra anima. Sicuramente uno tra i migliori scrittori del nostro secolo.
Grazie della bellissima recensione non vedo l’ora di avere anche questo volume del mitico Mcilvanney.