

Ci vediamo in agosto
- Autore: Gabriel Garcia Marquez
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2024
In contemporanea mondiale Mondadori edita Ci vediamo in agosto ( 2024, titolo originale En agosto nos vemos, a cura di Cristóbal Pera, traduzione di Bruno Arpaia) di Gabriel García Márquez (Aracataca, Colombia, 1927 – Città del Messico 2014), romanzo inedito e postumo dello scrittore colombiano, Premio Nobel per la Letteratura nel 1982, scritto dieci anni prima della sua scomparsa, il cui manoscritto è conservato nel Harry Ransom Center di Austin, nel Texas.
Centoventi pagine, un racconto lungo (Márquez aveva pubblicato alcuni estratti in vita su “El Pais” e su “The New Yorker”), che, per il gruppo editoriale Random House che pubblica l’inedito nei paesi di lingua inglese con il titolo Until August, rappresenta:
“Uno straordinario e profondo racconto di libertà e desiderio femminile”.
Al centro della narrazione una donna, Ana Magdalena Bach, quasi cinquantenne, dal volto di “madre autunnale”, unita in un affiatato matrimonio con un uomo, che ama riamata, la quale, ogni anno, il 16 agosto, raggiunge l’isola dei Caraibi dove da otto anni è sepolta sua madre in un piccolo cimitero. Il viaggio è un’occasione e un rituale imprescindibile per sfuggire alla routine quotidiana. Essere sé stessa per esplorare la libertà e l’amore.
Vivere per raccontare la vita con un linguaggio poetico inedito, con una straordinaria capacità di invenzione e con una narrazione accattivante.
È stata la scrittura la passione più autentica di Gabo, certamente uno degli scrittori più celebri e amati dai lettori del Pianeta, autore di Cent’anni di solitudine (1967), L’autunno del patriarca (1975), Cronaca di una morte annunciata (1981), L’amore al tempo del colera (1985), Il generale nel suo labirinto (1989), Dell’amore e di altri demoni (1994), Memoria delle mie puttane tristi (2004).
C’è chi ha iniziato ad amare la lettura proprio perdendosi tra le pagine dei romanzi di Márquez, pieni di quel realismo magico tipico della letteratura sudamericana, del quale l’autore è stato il massimo esponente.
E c’è chi ancora non dimentica quel fausto giorno, quando, preadolescente curiosa, scoprì nella libreria di casa un libro un po’ malridotto, dalla copertina rovinata, testimonianza di avide letture. Era Cent’anni di solitudine (Cien años de soledad), prima traduzione del capolavoro, a opera di Enrico Cicogna, edizione Feltrinelli 1968, considerato tra le opere più significative del Novecento, dal fulminante incipit:
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre l’aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Afflitto da demenza senile negli ultimi anni della sua vita, Gabo, aveva dichiarato ai figli Rodrigo e Gonzalo:
La memoria è allo stesso tempo la mia materia prima e il mio strumento. Senza di lei, non c’è nulla.
Ci vediamo in agosto è il frutto del suo ultimo sforzo di continuare a creare contro ogni circostanza avversa. Il processo di scrittura è stato una gara tra il perfezionismo dell’artista e il venir meno delle sue facoltà mentali. Lo scrittore avrebbe voluto distruggere il testo, i figli invece hanno deciso di conservarlo nella speranza che il tempo decidesse cosa farne.
Letto ancora una volta a quasi dieci anni dalla morte di Márquez, il romanzo aveva moltissimi meriti di cui poter usufruire. Ovviamente la cosa non ci stupisce.
Tornò sull’isola il venerdì sedici agosto con il traghetto delle tre del pomeriggio. Indossava un paio di jeans, una camicia scozzese a quadri, scarpe semplici con il tacco basso e senza calze, un parasole di raso, la borsa e, come unico bagaglio, una sacca da spiaggia. Alla fila dei taxi del molo andò dritta verso un vecchio modello roso dalla salsedine.

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Un ricovero in ospedale può essere un’occasione per leggere un libro. Se poi questo è l’ultimo libro di Márquez “Ci vediamo in Agosto” breve e facilmente leggibile, risulta ideale per chi è sofferente e cerca un po’ di ristoro.
Scopro che l’autore aveva l’intenzione di scrivere una serie di racconti sugli amori di donne cinquantenni per esplorarne la sensualità in un’età in cui la voglia di amare non si è spenta, anzi, sembra acuirsi e i sensi accendersi.
Il libro sembra aver avuto un percorso travagliato: l’autore, non più nel pieno delle sue forze, lo sottopose a parecchi rifacimenti e correzioni. Il personaggio di Ana Magdalena Bach si trasforma da amante occasionale a donna in attesa dell’amore della sua vita.
Lo schema narrativo è piuttosto semplice: una donna felicemente sposata da trent’anni coglie l’occasione, ogni anno in agosto, per visitare la sepoltura della madre su un’isola caraibica, portando con sé un mazzo di gladioli. È in quell’occasione che si scopre ringiovanita. Frequenta il bar dell’hotel dove alloggia, beve alcolici e si guarda intorno. Ed è lì che nota un uomo a cui dedica tutte le sue attenzioni.
La notte che segue è di passione: Ana Magdalena sembra volersi appropriare del corpo dell’uomo con tutta la sua forza sensuale ed emotiva. Ma al suo risveglio, una banconota di venti euro la precipita in una dolorosa consapevolezza: quell’uomo l’aveva trattata come una prostituta. L’illusione di un amore trovato svanisce e Ana Magdalena rimane con un’amara sensazione di solitudine.
Ritornerà sull’isola, ma nulla è più come prima. Decide allora di traslare il corpo della madre altrove, non avendo più alcun motivo per tornare in quel luogo.
Il libro è molto interessante anche perché, nella seconda parte, si racconta il lavoro dell’editor che, affezionato all’autore, ha cercato di interpretarne la volontà. Il lettore si immerge così nel processo di nascita del libro e partecipa alla creazione dell’opera, un’esperienza che ho vissuto con grande interesse e onore.