Da poco più di un anno è entrato nel linguaggio corrente di giovani e adulti un nuovo termine, ciaone: qual è il significato e l’origine di questo neologismo diffusissimo nel 2017?
Per comprendere l’origine della parola ciaone dovremmo rivolgerci alle cronache di qualche tempo fa e capire in quale occasione è stato detto, a che proposito e da chi, ciò ci permetterà anche di cogliere il significato di questo termine che ormai fa parte dell’italiano a pieno titolo: anche i principali dizionari danno conto del significato di ciaone e, tra lo scorso anno e quello corrente, lo hanno inserito tra i neologismi della lingua italiana.
L’origine di ciaone: come nasce un neologismo
Il termine ciaone ha acquistato notorietà pressoché universale in Italia grazie a una dichiarazione che il deputato PD Ernesto Carbone affidò a Twitter nell’aprile 2016, in occasione del referendum sulle trivellazioni in mare.
In realtà, però, il termine già circolava da qualche tempo nel linguaggio comune e sui social network e le sue origini, per giunta, sono meno recenti di quanto si possa immaginare.
Come ha notato il dialettologo siciliano Sebastiano Rizza, il termine ciaone si riscontra nel dialetto trecchinese, il dialetto di Trecchina, una cittadina di poco più di duemila anime vicino a Potenza, in Basilicata, insieme al suo diminutivo ciaonieddro. Il mistero, in questo caso, rimane riguardo al significato, dal momento che neanche il dizionario dialettale della Basilicata di Rainer Bigalke (2009) riesce dipanare la matassa: si tratta, infatti di una parola senza etimo, utilizzata in rarissime occasioni con il significato di osso della zampa di bovino e di bambino, ragazzo.
Diverse forme e declinazioni della parola ciaone si ritrovano anche nei dialetti rom del Sud Italia, in particolare in Calabria, sempre con il significato di figlio, ragazzo, bambino.
Sebastiano Rizza nota comunque che il termine assume spesso anche accezioni non proprio positive come individuo di poco conto, oppure, nel siciliano gergale, fesso, scemo, zotico, spaccone, individuo sconclusionato. Il femminile sciavazza assume significati ancor più negativi dal momento che significa sgualdrina, donnaccia.
Il neologismo ciaone, infine, si ritrova anche nel lessico dei caminanti siciliani: sciauni starebbe qui a indicare il forestiero, chi non appartiene alla comunità.
Al di là delle curiosità lessicali sembra comunque poco probabile che il deputato PD Ernesto Carbone abbia fatto ricorso ad astrusi lessemi dialettali, mentre pare più probabile che si sia servito di un termine che già da qualche anno circolava nell’italiano parlato e sui social network.
Come si è diffusa la parola ciaone: il cinema, la TV e i social network
Il termine ciaone, prima che Ernesto Carbone lo usasse in un tweet, era già divenuto celebre nel 2014, grazie a una battuta del film Confusi e Felici di Massimiliano Bruno. In una scena la coppia protagonista del film si rivolge allo psicologo Claudio Bisio per porre fine ai suoi inconvenienti sessuali: Caterina Guzzanti pronuncia allora la frase:
“So’ du anni che c’ha lasciato, c’ha fatto proprio ciaone, ciaone proprio”
Il personaggio di Caterina Guzzanti si lamenta per un’attività sessuale inesistente, per un gioiello di famiglia latitante che non fa più il suo dovere.
Prima del film Confusi e felici il termine ciaone già circolava alla radio: lo speaker Ignazio Failla lo usava spesso nella sua trasmissione su Dimensione Suono Roma ma anche sui social, rendendolo un hashtag.
Anche una nota gelateria di Roma Nord, prima del film di Massimiliano Bruno, aveva scelto il termine ciaone per battezzare il gusto di un suo gelato.
Non dobbiamo poi dimenticare Emma Marrone che durante l’edizione 2014 di Amici usò la parola ciaone con tanto di mimica, un episodio così celebre e divertente da rendere necessaria una gif che, manco a dirlo, circolò a lungo sui social network.
Poste queste premesse è semplice comprendere come un deputato del PD giovane e rampante, a suo agio nella cultura pop e sui social network, ci abbia messo poco a usare il termine ciaone quando, in occasione del referendum sulle trivelle, sentì il bisogno di sbeffeggiare la fazione opposta.
Guardiamo, innanzitutto, al tweet:
“Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone”
Ernesto Carbone pubblicò questo tweet a urne a aperte, in occasione del referendum sulle trivelle: mentre i comitati promotori della consultazione chiedevano che, allo scadere delle concessioni alle compagnie petrolifere, l’attività delle piattaforme presenti nell’Adriatico venisse interrotta anche in presenza di gas e petrolio ancora da estrarre, il PD, decise di appoggiare grandi gruppi industriali come ENI, schierandosi a favore del rinnovamento delle concessioni che consentivano alle piattaforme petrolifere di continuare la loro attività e di continuare le trivellazioni in mare. Per questo invitò i votanti all’astensione.
Carbone, dunque, con questo tweet commentava i dati sull’affluenza alle urne, gioiva della scarsa partecipazione al voto e irrideva gli avversari con un hashtag che, per un parlamentare, risultò davvero provocatorio e infelice. Con una sola parola munita di cancelletto, infatti, sintetizzò l’arroganza che contraddistingue tanti renziani, che in mancanza di argomenti migliori, scadono in chiacchiere da bar e mutuano da anni atteggiamenti e modi propri della destra, sollevando ovviamente, un vespaio di polemiche.
Il referendum registrò una scarsa affluenza e il quorum non venne raggiunto; Ernesto Carbone, oltre a mostrare scarse capacità dialettiche, un risultato lo ottenne: decretò la validità del termine ciaone anche per i giudizi politici e la discussione sul tweet galeotto non fece altro che diffondere questa parola anche tra chi ancora non la conosceva.
Il significato di ciaone nella lingua italiana
Proprio la grande diffusione del termine nel linguaggio corrente determinò alcune importanti istituzioni culturali a inserire ciaone tra i principali neologismi: nel 2016 ciaone trova posto nel dizionario dei neologismi Treccani, in fase di aggiornamento dopo la prima edizione del 2008, e quest’anno molti altri dizionari hanno fatto la stessa scelta.
Ciaone viene definito come un’interiezione e un sostantivo maschile, accrescitivo del più comune ciao, utilizzato nella lingua colloquiale come forma di saluto che allo stesso tempo esprime scherno e ironia. La curatrice del dizionario Treccani, l’insigne linguista Valeria Della Valle, in una dichiarazione all’AGI, motivò così questa scelta:
“Ciaone è un accrescitivo di ’ciao’ ed è usato a fini scherzosi, in particolare tra i giovani, nel cinema, nella musica. Nel dizionario dei neologismi inseriamo quelle parole che prendono piede sui mass media, e sicuramente ’ciaone’ ormai è a pieno diritto tra queste”
Per far entrare a pieno titolo il neologismo ciaone nella lingua italiana però, sottolinea Della Valle
“Servono anni di uso comune (...) vedremo se ’ciaone’ avrà la stessa fortuna”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ciaone: significato e origine del neologismo
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In Sicilia, nella fattispecie a Catania, il termine sciauni,viene utilizzato per indicare una persona stupida,fesso, scemo, zotico, spaccone, individuo sconclusionato. Il neologismo CIAONE, recentemente utilizzato da qualche politico, etimologicamente affonda le radici, secondo il mio modesto parere, nella parola soprindicata:SCIAUNI
Secondo me è sbagliato parlare di "origine del termine" cercando parole con lo stesso suono in contesti e con significati molto lontani. La questione di "ciaone" è semplice: è un’interiezione che ha il significato di "ciao", semplicemente accresciuto in modo scherzoso. Anche "ciao" viene usato da moltissimo tempo con lo stesso identico significato, vale a dire quando è necessario esprimere la conclusione di una situazione. Significato molto simile a "..e tanti saluti" o "...e buonanotte!". L’accrescitivo "ciaone" in più ha solo una connotazione di scherno che altre locuzioni simili non hanno.
A proposito del termine "ciaone’", mi viene in mente che negli anni ’60-’70 si usava molto per definire i parenti oppure gli stessi turisti che dal Piemonte venivano in vacanza nelle località balneari venete. " Nel fine settimana arriveranno i ciaone’" con l’accento finale sulla lettera e.
L’espressione aveva un tono simpatico un po’ da presa in giro nei confronti dei vacanzieri, veniva usata anche per dire "ciao ciao" in maniera estremamente ironica.