Conversazioni con Ingmar Bergman
- Autore: Olivier Assayas e Stig Bjorkman
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Lindau
- Anno di pubblicazione: 2018
Il cinema di Ingmar Bergman è intrinseco a speculazioni universali - lo sgomento comune nei confronti della morte, il silenzio di Dio, le crasi ontologiche, il ricordo-rimpianto della fanciullezza – veicolate attraverso sceneggiature di caratura (di complessità) letteraria e un nitore formale rapportabile ai massimi autori della storia del cinema.
In estrema sintesi: Bergman è Bergman e i suoi film procedono per sottrazione soltanto apparente (dialoghi asciutti, silenzi, piani strettissimi sui volti); in realtà il suo specifico si connota come uno stratificato, inesausto, impietoso, acutissimo discorso sull’uomo, nel silenzio a-teleologico e a-teologico del cosmo.
I film di Ingmar Bergman sono sinonimo di autorialità: un continuo misurarsi con luci e ombre, un reiterato raccontare e trascendere se stessi, per approdare infine al paradigma, a una sottesa parabola sulla condizione umana. Una parabola che affascina, sgomenta, incanta e destabilizza al tempo stesso. Per rifarmi a quanto scrive Olivier Assayas nel suo “Conversazioni con Ingmar Bergman” (con Stig Bjorkman), da poco ripubblicato dalle edizioni Lindau:
Saltando gli anni e passando da un film all’altro, dall’abbagliante rivelazione dei capolavori al fascino più contorto di opere di transizione, di appunti, di schizzi, alcuni segnati dalla grazia, altri dal dolore, scoprivo non uno solo ma molti Bergman, una somma autobiografica, spesso autoanalitica, dove si incrociano volti, nomi, anche influenze, dove si sviluppano e si amplificano temi, ma anche dove domina la rottura, dove l’autore, uno stacco dopo l’altro, avanza sempre più lontano, sempre più in profondità, come se avesse a disposizione varie incarnazioni per giungere alla fine di se stesso, alla riconciliazione.
Il testo consta della pedissequa riproposizione dei tre incontri, avuti dai due autori con il regista svedese nella primavera del 1990. Un faccia a faccia lato sulla sostanza (e la poetica) dello scrivere, del dirigere e del filmare bergmaniano, tra teorie e prassi, influenze, teatro, film e donne della vita, Stindberg, capolavori, pause di transizione: il microcosmo-Bergman restituito alla luce tersa delle sue parole.
Abbiamo incontrato Bergman tre volte, il 14, 15 e 16 marzo dalle quattordici alle sedici; il rituale era sempre lo stesso: Bergman ci faceva da guida fra i meandri del teatro fino alla piccola anticamera del suo ufficio contrassegnata da una piccola targa in cuoio “Ingmar Bergman – Regissor. Qui, ci sedevamo intorno a un tavolo basso e chiacchieravamo di tutto un po’.
Il prossimo 14 luglio saranno cento anni esatti dalla nascita del regista: "Conversazioni con Ingmar Bergman" si impone come chiave di accesso privilegiata alla sua opera. In attesa di ulteriori pubblicazioni e/o celebrazioni che, auspico, seguiranno.
Conversazione con Ingmar Bergman
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