Conversazioni letterarie
- Autore: AA. VV.
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2024
Mettendo in esergo la frase "a tutti i librai indipendenti del mondo", in Conversazioni letterarie (Neri Pozza, 2024, trad. di Massimo Ortelio, prefazione di Sylvia Whitman) Adam Biles ha intervistato i migliori scrittori e soprattutto scrittrici del nostro tempo.
Ne viene fuori un libro prezioso e umile al contempo, con interviste che hanno avuto per luogo un posto speciale, la libreria Shakespeare and Company, vicino alla cattedrale di Notre Dame.
Biles si fa prendere la mano e anche nell’edizione italiana gli scrittori e le scrittrici sono molti e potrebbe diventare difficile seguire le risposte se non si conoscono gli autori e soprattutto se non si è letto uno dei loro libri.
È impossibile nominare tutti gli scrittori e scrittrici intervistati e prendere delle frasi di ciascuno (n.d.r. tra cui figurano anche nomi noti come l’autrice di bestseller Madeline Miller, il premio Pulitzer Colson Whitehead e Karl Ove Knausgård). Chi scrive si limiterà a quelli/e di cui ci sono traduzioni in italiano che l’hanno colpito.
Tra gli intervistati troviamo Olivia Laing, autrice di Città sola (Il Saggiatore, 2018), un libro in cui si parla della cupezza e crudeltà del pittore Edward Hopper. Ebbene, si sposò tardi, a quaranta anni, la stessa età della moglie. Nonostante la solitudine dei personaggi nei quadri di Hopper e un pessimismo che cozza con i suoi colori così belli, Hopper si rese conto che Jo, la consorte, aveva un talento straordinario per la pittura, quasi più di lui. E non gli resta che togliere fiducia alla moglie giorno dopo giorno, dicendole che i suoi quadri sono di una dilettante. Le uccide i sogni, in una vita matrimoniale cupa, irrisolta, infelicissima, con rari momenti sereni. I libri come questo servono a capire il mondo immaginario e il mondo reale insieme (e scusate l’ovvia conclusione). Gli scrittori e le scrittrici che parlano della solitudine nel lavoro di scrittura fanno una semplice constatazione: non hanno nessun motivo per continuare che non sia un’esigenza personale, spesso anche superficiale.
Hari Kunzru ha scritto un libro che in italiano si intitola Lacrime bianche (Il Saggiatore, 2017). L’autore racconta che grazie a Internet può sentire la musica più strana del mondo senza grandi sforzi che non siano quelli che possono scaturire dall’essere online e capire come fare per arrivare a quella musica. Lo scrittore ha realizzato questo libro proprio nel momento migliore del Black Lives Matter e dell’integrazione razziale, con Obama come Presidente degli Stati Uniti. Poi non è stato mai più così. L’entusiasmo si è dissolto e gli Stati Uniti sono diventati come al solito un paese pratico, che si adatta ai cambiamenti peggiori sia per lo spirito comunitario sia per una forza di volontà che viene inculcata da piccoli, anche se ora si è molto allentata.
Tra gli intervistati ritroviamo anche George Saunders, autore di Lincoln nel Bardo, in cui l’autore narra le molte ore che il Presidente americano passò al cimitero per rivivere le poche cose che aveva fatto insieme al figlio di undici anni prima della sua prematura morte, di cui il padre non si fece mai una ragione.
Tra gli italiani, troviamo il nostro Carlo Rovelli, con domande solo sul libro L’ordine del tempo (2017), ma in ogni caso è tra le interviste la migliore. Mentre gli altri scrittori rispondono sui loro modi di percepire la scrittura e di come sviluppare un proprio stile, Rovelli, invece, dà più importanza a come la scienza può aiutarci:
"Penso che se vogliamo davvero fare uscire la scienza dagli antri dove è rintanata, dobbiamo affiancare alla sua visione quella letteraria, musicale e filosofica."
Non è poi una novità, continua Rovelli, tirando in ballo un libro che parla di scienze che è anche letteratura: L’uomo senza qualità di Robert Musil.
Di Rachel Cusk era già uscita la trilogia Resoconto, Transiti e Onori, tra il 2018 e il 2020.
Della scrittrice lascia allibiti tanta lucidità mentale, ma anche un pessimismo di base che forse nei suoi tre libri brevi non traspare per tutti i lettori. Cusk è d’accordo. L’autrice sostiene di togliere di mezzo l’idea del "libro" come oggetto sacro e confida di non sapere nemmeno perché scrivano bene di lei, non ha un lettore tipo, non trasmette messaggi al pianeta Terra. Ci dice che dobbiamo rassegnarci all’idea che la letteratura è importante per uno spicchio di popolazione irrisorio rispetto ai miliardi di uomini e donne.
Da segnalare anche una breve intervista a Annie Ernaux, che sembra ancora più breve ora che vorremmo sapere tutto di lei, dopo e prima dell’assegnazione del Nobel per la Letteratura 2022. Ernaux è un tipo schivo, non risponde in modo impetuoso. Racconta di come nel 2000 sia andata in pensione dopo l’insegnamento e abbia avuto più tempo per scrivere... e poco altro, ma era il 2018 e l’intervistatore desiste dopo aver chiesto altre cose che trovate in questo bellissimo libro.
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